Usa, legge sull’aborto sotto attacco

In Oklahoma approvato un disegno di legge che vieta l’aborto

Giovanna Sellaroli

L’oscurantismo avanza.

E lo stigma contro l’aborto rimane ancora una grande battaglia.

Manca solo la firma del Governatore e poi in Oklahoma, lo Stato nella zona sud est degli Stati Uniti, l’aborto è fuori legge.

La Camera dei rappresentanti dell’Oklahoma ha approvato un disegno di legge che vieta l’aborto in ogni momento della gravidanza, unica eccezione solo si dovesse presentare la circostanza di dover salvare la vita della madre.

Il provvedimento è stato possibile grazie alla grande maggioranza di cui gode il Partito Repubblicano alla camera bassa del Sooner State. Se il governatore repubblicano Kevin Stitt firmerà il provvedimento,  per il quale si è già detto ampiamente favorevole, la legge anti-aborto entrerà in vigore a partire dal prossimo 26 agosto.

L’aborto diventerà reato per tutti gli operatori sanitari che potranno essere punibili persino con il carcere, fino a 10 anni di reclusione, e 100mila dollari di multa.

Insomma, un bel ritorno al medioevo negli Stati Uniti, dove il diritto all’aborto è sotto attacco già da tempo.

Il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, negli Usa è stato reso possibile nel 1973 con una storica sentenza della Corte Suprema, conosciuta coma la “Roe v. Wade”, un verdetto che rese legale il diritto all’aborto per la donna come libera scelta personale, e che condizionò la legislazione di 46 Stati su 50.

Il tutto ebbe inizio con la storia difficile di Norma Leah McCorvey, cittadina del Texas, chiamata con il soprannome di Jane Roe per tutelarne la privacy, durante tutto il processo, che a 16 anni si sposò con un uomo violento con cui ebbe due figlie. Quando rimase incinta del terzo figlio, i suoi amici la convinsero ad andare in tribunale e chiedere di poter abortire per essere stata stuprata. Ma le venne chiesto di mentire sulle violenze e sullo stupro subito. La legislazione del Texas infatti, all’epoca ammetteva l’aborto in caso di stupro e incesto, ma non essendoci nessun rapporto della polizia locale sul caso, la sua richiesta venne respinta.


Mondo Internazionale
La storia del processo Roe v. Wade 

Norma non si arrese e decise di presentare ricorso alla Corte Distrettuale del Texas, a sostegno di una causa generale: la sua libera scelta di voler abortire.

La Corte Distrettuale diede ragione a Norma Leah McCorvey (Jane Roe), basandosi sull’interpretazione del XIX Emendamento della Costituzione, in cui si dichiara che l’elenco dei diritti individuali può essere integrato da altri diritti, non specificamente menzionati nella Costituzione.

Sebbene rimanga sempre valido il principio stabilito dalla Corte Suprema nel 1973, l’aborto non è stato legalizzato in assoluto. Tornando ai nostri giorni, attualmente, con la maggioranza repubblica nella Corte Suprema, molti altri Stati potrebbero seguire l’esempio dell’Oklahoma.

Arkansas, Idaho, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, North e South Dakota, Tennessee, Texas, Utah e Wyoming hanno infatti approvato le cosiddette “trigger laws abortion” (leggi non applicabili, ma che possono ottenere un’applicabilità), che renderebbero automaticamente ineffettiva la Roe nel caso di una pronuncia sfavorevole della Corte.

Insomma, il rischio di vedere annullate una delle più importanti conquiste per la tutela dei diritti delle donne, per l’autodeterminazione e il diritto di scelta, un diritto che sembrava non più opinabile, è dietro l’angolo.

E non solo negli Stati Uniti.

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