Esplorare ciò che non può essere visto tra pensiero critico e I.A.

A pochi giorni dalla pubblicazione del volume Umano, poco umano, edito Piemme, scritto da M. Crippa e G. Girgenti, alcune riflessioni inerenti una tematica di stringente attualità.

Antonio Pasquale

Alla sapienza degli antichi – dicono Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti – dobbiamo attingere per affrontare non la sostituzione etica, ma la perdita di abilità degli umani in favore di tecnologie, algoritmi e reti neurali”.

Alla luce dell’avanzare di un apporto tecnologico ipersviluppato, comunicato e percepito spesso in modo invasivo, è opportuno porsi l’interrogativo di quanto la riflessione, il pensiero critico e il recupero intelligente del patrimonio classico, possano rappresentare un buon viatico di sopravvivenza.

Questo volume nasce dalla penna di due autori differenti per punti di vista e formazione; Crippa è un dirigente d’azienda esperto di comunicazione, mentre Girgenti, docente universitario e storico di filosofia antica. Mossi dalla convinzione che ci sia la possibilità di non smarrirsi oggi in un eccesso di digitalizzazione, si concentrano sul principio di costruzione di un nuovo possibile paradigma di riflessione.

I classici ci conducono fondamentalmente a due istanze da cui partire; la conoscenza di sè stessi e la capacità di mettere il proprio Io in relazione con l’Altro. Tale presupposto ci porta  a concentrarci sulle umane connessioni a discapito di quelle digitali, se invasive, mal dirette e sostitute dell’umano in molte funzioni quotidiane.

Questi ultimi aspetti si presentano come una minaccia effettiva, se gestiti impropriamente, riducendo i tempi di attenzione, bandendo gli approfondimenti e disincentivando la sana curiosità e la motivazione propositiva, con una prevalenza di immagini sui testi e della gestione rapida e istantanea di ogni impulso, non rielaborato e meditato in modo strutturato.

Quando il mondo classico diventa un patrimonio vivo e attivo e non un sistema retrivo da pura contemplazione, si recupera l’atteggiamento critico di affrontare sè stessi, le relazioni e i contesti in modo costruttivo, con prospettive di crescita, che sappiano trarre i vantaggi dell’Intelligenza artificiale e delle sue declinazioni, coniugandoli con una mente attiva e consapevole, che si ponga il dubbio e sia in grado di scegliere consciamente.

L’impostazione dell’argomentazione si presenta incoraggiante e stimolante, perché fa convergere il dibattito su un tema specifico, quello dell’I.A e delle sue implicazioni, alimentando il dialogo e il confronto.

Ritengo che l’evidenza del progresso sia oggettiva e vada accolta e studiata, con un approccio integrato umanistico-scientifico, valorizzando l’aspetto della conoscenza e della logica, per avere maggiore contezza dei pregi e dei difetti di un mondo iperconnesso e in magmatica evoluzione.

Non è una sfida semplice, ma può essere il discrimine tra la passiva accettazione di ogni cambiamento e la capacità di valutarne volta per volta le implicazioni e saperle integrare a vantaggio delle infinite possibilità e versatilità della mente umana, concedendo al pensiero dei classici, reso vivo e attivo, l’opportunità di rappresentare le coordinate del futuro.

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