Il caffè con il lettore

Le politiche di espansione territoriale russo-cinese e l’Europa politica.

Gianvito Pugliese

Care/i ospiti del caffè… oggi qualcosa di innovativo. Ci spostiamo dalla nostra Europa, dove dovremmo non tergiversare ulteriormente a divenire una unione di Stati, su base volontaria di adesione, o una federazione. Le due forme hanno conseguenze notevoli nei rapporti tra lo stato centrale e gli stati membri.

Ci serve, anzitutto, per una difesa comune, in particolare nel momento in cui Russia e Cina, la prima spudoratamente, la seconda con qualche tentativo diplomatico di attenuare, sono orientate verso una espansione territoriale da attuare anche “manu militari” (espressione del diritto romano che indica l’attuazione con la forza delle armi).

A Putin è bastato smettere, almeno in apparenza, di incassare sconfitte e perdite territoriali in Ucraina, per rialzare la testa e far dire al suo ventriloquo idiota, alias Dmitrij Anatol’evič  Medvedev, che l’Ucraina non ha diritto di esistere, è terra russa e, dunque, l’Ucraina va cancellata. Per ora… perché poi toccherà a qualcun altro.

La Cina, dall’altro lato, prova ad abituarci alle continue schermaglie aeree o navali con Taiwan, pronta a far scattare, quando le farà comodo, il “casus belli” (l’occasione per scatenare la guerra), ed intanto ieri nel mar Cinese Meridionale ha insidiato con la sua guardia costiera la navigazione delle navi filippine e si è verificata una collisione tra due navigli dei rispettivi Paesi.

Ciò che sembra si sia parzialmente calmata è la politica colonialista dei due Paesi in Africa, ma per ragioni contingenti. La Russia, che l’attuava attraverso la Wagner che provocava disordini e guerre, costringendo il governo locale a chiedere a Putin l’aiuto militare, si ritrova con un battaglione Wagner in Africa semidistrutto dalle perdite in Ucraina e decapitato della catena di comando, avendo Putin assassinato il padre-padrone della Wagner, Evgenij Prigožin e con lui i comandanti di peso, facendo abbattere con un missile l’aereo in cui viaggiavano. Quanto ad aiuti militari, li cerca e non può certo offrirli ad altri. La Cina, che si espandeva con generosi prestiti ai Paesi africani, entrando così di forza nelle loro economie, ha visto la sua fiorente economia interna degli ultimi anni affrontare una recessione senza precedenti, frutto di scelte sbagliare non affidate agli economisti, ma ai politici di vertice di Pechino. Dovendo salvare il salvabile in casa, ovvio che scarseggi di mezzi economici da investire il Africa.

Ma la federazione o l’unione di stati europei. è ineludibile, oltre che per avere una espressione univoca nella politica estera, anche e soprattutto per permettere alla sua economia di rafforzarsi e poter affrontare, quanto meno da pari a pari, se non da economia dominante, le sfide del mondo globale.

Non mi soffermo ulteriormente, non credo sia necessario ricordare a noi stessi che l’Europa nel suo insieme vanta un patrimonio culturale, artistico e monumentale assolutamente unico e non paragonabile con altri continenti.

Cosa ci ferma? L’assenza di autentici statisti. Anche a livello europeo abbondano in politica più le mezze calzette che autentici leader capaci di traghettarci verso un futuro grandioso. Ma non va neanche sottovalutata la potenza frenante dei politicanti dei Paesi membri, poco disponibili a mollare allo stato centrale parte del malloppo e dei connessi appalti, con tutto ciò che ad essi è legato, dal potere elettorale, al denaro che rimane appiccicato alle mani dell’amministratore.

Quello che non si può tacere è il rischio che un Trump qualsiasi, insediatosi alla White House, attui quella politica autocratica che molti americani, insulsamente, sognano. Sono patologici ignoranti. Chi ha chiesto ed ottenuto l’applicazione dell’art. 5 dello statuto della Nato sono stati esclusivamente gli States in occasione dei fatti dell’11 settembre 2021. Ma come ricordava saggiamente Gramsci “la storia insegna, ma non ha scolari“.

E visto che siamo negli States andrebbe attentamente esaminata e discussa la sentenza della Corte Suprema americana che all’unanimità ha annullato la sentenza della Corte Suprema del Colorado che imponeva l’ineleggibilità di Trump, indicando come unica via possibile il pronunciamento del Congresso Usa.

Mi sembra però un argomento troppo delicato e complesso per poterlo trattare in coda ad altri argomenti. Appuntamento a domani con l’eleggibilità o meno di Trump, comunque a rischio per i quattro capi d’accusa penali che gli pendono sul capo.

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