Lavrov e il vizietto dell’antisemitismo

Nella giornata internazionale della libertà di stampa le fake news del regime di Putin

Giovanna Sellaroli

Giorno 69 della guerra, la Russia, all’attacco del Donbass, bombarda pesantemente  Zaporizhzhia, come riferiscono le autorità ucraine al Kyiv Independent, proprio dove arrivano i primi evacuati. Piovono missili anche su Odessa, dove sarebbero morti molti civili. E nella martoriata Mariupol, mentre proseguono le evacuazioni dei rifugiati nelle acciaierie Azovstal, non si sa che fine hanno fatto 11 bus con gli sfollati;  “gli autobus si perdono in questi centri di filtraggio, purtroppo, gli occupanti rapiscono i nostri residenti, e oggi questo sta succedendo”, ha riferito il sindaco Vadym Boichenko della città del mondo di sotto, Mariupol, dove in queste ore, i bombardamenti si stanno facendo sempre più incessanti.

E mentre sul campo la guerra non cessa, e la pace è solo una chimera, proprio oggi si celebra la giornata mondiale della libertà di stampa, istituita dall’Onu.

L’edizione 2022 del World Press Freedom Index mette in evidenza gli effetti disastrosi delle notizie e in particolar modo di uno spazio informativo online globalizzato e non regolamentato che incoraggia le fake news e la propaganda.

«Le forze russe trattengono, sequestrano o addirittura rapiscono e perseguitano giornalisti e attori della società civile per impedire al mondo di sentire la verità. Esortiamo con fermezza la Federazione russa a porre immediatamente fine a simili attacchi e pratiche», sono state  le parole di Borrell, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, che ricorda anche i 10 operatori dei media ucraini e internazionali rimasti uccisi dall’inizio del conflitto.

Una giornata che irrompe nel pieno della bufera scatenatasi dopo l’intervista rilasciata dal Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov a Rete4. Praticamente senza contraddittorio, è stata ripresa da molte testate estere, dopo che nelle settimane scorse, la televisione italiana è stata al centro di dibattiti sull’opportunità di ospitare opinionisti filorussi nei suoi talk show.

Era opportuno intervistarlo, senza contraddittorio e lasciargli completamente la scena?

Ovviamente la politica italiana si è divisa sull’opportunità o meno di intervistare Lavrov, e come da copione sono partite immediatamente le strumentalizzazioni.

Una polemica che francamente lascia il tempo che trova. Piuttosto, per usare una metafora calcistica, io noto quanto sia stato interessante assistere all’autogol di Lavrov, non un opinionista qualunque, bensì un uomo potentissimo, una figura istituzionale, di grande spessore politico.

Ingessato, ma rassicurato dall’essere il protagonista, ha allentato i freni inibitori e ha pronunciato parole deliranti, chiarendo, a chi ancora non lo avesse capito (perché temo che siano molti a non averlo compreso), che l’antisemitismo è una componente reale nella società russa.

La Russia è una società profondamente razzista e antisemita” ha detto Ian Garner, storico e traduttore della propaganda di guerra russa, che a proposito della guerra di Putin all’Ucraina, ha recentemente detto che, per la Russia, il ricordo della “Grande guerra Patriottica”, come la chiamano tutti i russi, fornisce una giustificazione all’aggressione dell’Ucraina, alimentata dal culto della grande guerra patriottica.

www.igarner.net
Ian Garner | Russian History & Translation

E ancora, riferendosi al conduttore televisivo e giornalista russo, recentemente apparso sugli schermi italiani, Vladimir Solovyev, definito la voce di Putin, il propagandista che ha tirato fuori la sua identità ebraica per accusare l’Unione europea di antisemitismo (quando l’Unione l’ha messo nella sua lista di sanzioni a febbraio), Ian Garner afferma: “Quello che possiamo dire con certezza è che i media russi strumentalizzano l’altro etnico per i loro scopi propagandistici

Le parole di Lavrov hanno fatto il giro del mondo, il ministero degli Esteri israeliano ha convocato l’ambasciatore russo a Tel Aviv. Il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha definito «menzogne» le sue parole, mentre il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid le ha definite «imperdonabili».

La narrazione di Sergej Lavrov, il portavoce della denazificazione, si è allineata al cavallo di battaglia, al manifesto della propaganda russa su questa sporca guerra, ossia  che, quella intrapresa dalla Russia in Ucraina, in realtà è una campagna di denazificazione. 

La nazificazione esiste. I militari del battaglione Azov hanno simboli nazisti sul loro corpo. Quando dicono ‘Che nazificazione può esserci se siamo ebrei?’ … Secondo me, anche Hitler aveva origini ebraiche”.

Parole false, deliranti e pericolose le ha definite Dani Dayan, il Direttore di Yad Vashem, il Museo della Shoah.

E non proprio così distanti dal concetto di denazificazione espresse da altri rappresentanti della stampa di regime russa.

L’ucronazismo rappresenta una minaccia molto più grande per il mondo e la Russia che la versione hitleriana del nazismo tedesco.” È un’altra frase insensata di Timofei Sergeitsev, giornalista, diventato famoso recentemente per un lungo editoriale su Ria Novosti, “Cosa dovrebbe fare la Russia all’Ucraina”,  3 aprile 2022.

In breve, scrive che agli ucraini serve una rieducazione ideologica da mettere in atto attraverso la repressione in tutti gli ambiti: politici, culturali, scolastici (la manipolazione dei testi di storia per esempio); e continua: “in questo senso un paese denazificato non può essere sovrano … l’Ucraina, e gli ucraini, quindi, devono cessare di esistere”.

Insomma un vero delirio di matrice antisemita, un tema sul quale ci sarebbe molto da dire e che annovera molte fake news, bugie su un complotto ebraico e capitalista per prendere il potere nel mondo.  

Il pregiudizio antiebraico risale persino ai primi anni del 1700 con l’impero degli zar, dove Caterina la grande creò i primi, veri e propri ghetti; all’inizio del 1900, Lenin (che aveva un nonno ebreo), promosse una dura campagna contro tutte le religioni, compreso l’ebraismo.

E poi Stalin che inventò addirittura il complotto dei medici, nel 1953, in cui escogitò ad arte un complotto contro un gruppo di medici prevalentemente ebrei, accusandoli di aver assassinato alcuni suoi collaboratori. E procedette a una lunga serie di arresti di ebrei accusati di crimini economici.

Il pregiudizio antiebraico però non si esaurì con Stalin, oggi sembra proprio essere risorto con Putin, col il suo regime nazionalista cristiano. La sua fede è strumentale alla nazionalizzazione delle masse e passa per il perfido Kirill, il patriarca della chiesa ortodossa russa, il fondamentalista religioso di matrice cristiana, che giustifica la guerra di aggressione contro il peccato; in Ucraina si combatte dunque per fermare “la negazione di Dio e della sua verità sulle persone”.

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