Il caffè con il lettore

Il Superbonus edilizio della Meloni: riforma che lo riserva ai soli ricchi!

Gianvito Pugliese

Mi sarebbe piaciuto scriverne solo dopo aver visto un testo definitivo del nuovo bonus ristrutturazioni, ma con il governo della trasparenza i testi sono rari e accessibili a pochi e si sa solo quanto dichiarato da ministri o dai parlamentari della maggioranza o dell’opposizione. Ieri il bonus è stato al centro delle dichiarazioni della Meloni nel suo filmato quotidiano #gliappuntidiGiorgia. Ai suoi fans è piaciuto. In realtà ha glissato, abilmente, su chi ne trae beneficio e chi no.

Riassumiamo. Che i conti pubblici fossero in pericolo (il bonus originario è costato, secondo Giorgetti, 120miliardi) è vero, che il superbonus 110% abbia registrato diverse “presunte” truffe per 9 miliardi è anche vero. Il garantismo del destra-centro qui se n’è andato a remengo: “presunte” è mio non del Governo -dal Presidente all’ultimo sottosegretario- o della maggioranza. E che i crediti fossero incagliati (lo sono almeno 15miliardi), avendo le banche saturato la quantità di imposte e tasse da pagare all’erario nei prossimi cinque anni, è altrettanto vero.

Dunque, una revisione dello stesso era indubbiamente necessaria. Il problema non è 110% o 90%. Dare più del costo (110%), ponendo a carico dello stato, forfettariamente, anche il lo sconto del credito fiscale presso banche, finanziarie ed altre forme di credito, era ed è probabilmente eccessivo. Corretto, e secondo me anche abile, è elevare da 5 a 10 anni la compensazione fiscale. Le banche, così, potrebbero ora disincagliare i 15miliardi bloccati.

Quello che è meno corretto, è che la Meloni, Giorgetti e compagnia cantante, omettono di dire agli italiani -parola quest’ultima che è l’intercalare stabile in ogni discorso- è che, vietando la cessione del credito fiscale, il nuovo bonus 90%, di fatto, diventa esclusivamente un bonus per i ricchi ed una grossa fregatura per i meno abbienti, con le cui magre tasse ed imposte si dovrà coprire anche quel costo. Ed in questa materia gioco in casa.

Se non posso cedere il credito fiscale, posso accedere al beneficio solo se ho una carico fiscale “presumibile” (ovvero dovrò versare al fisco) nel prossimo quinquennio almeno pari, se non superiore, all’importo del bonus del 90% che mi viene concesso. Ora, a prescindere dal fatto che un ricco o un benestante può permettersi di anticipare e recuperare in cinque-dieci anni la maggior parte della spesa anticipata (il 90% della stessa), mentre uno che ha difficoltà economiche, e sono tantissimi “gli italiani” in queste tristi condizioni, non se lo può certo permettere, il fatto più importante è il seguente.

Per scontare con imposte e tasse il bonus, devo avere un importo cospicuo di imposte da pagare. Un esempio. La ristrutturazione costa centomila euro. Il bonus potrà arrivare a novantamila che diviso per cinque anni (periodo di recupero che forse arriverà a dieci) da diciottomila euro all’anno. Se si estende a 10 anni sono sempre 9mila euro di tasse all’anno. Certo non le paga un impiegato o un pensionato (esclusi i privilegiati, ovviamente).

Se abbiamo una topaia scassatissima e la ristrutturazione costa anche la metà io che non ho imposte da pagare da dove li vado a prendere?

Conclusione: se non hai grossi redditi e non hai grosse tasse da pagare la ristrutturazione te la fai a spese tue o meglio non te la fai e continuerai a pagare bollette esorbitanti date le dispersioni che continuerai ad avere e costose riparazioni-rattoppo a ripetizione.

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