Il caffè con il lettore

Se si vuol guardare il mondo dal lato giusto, con un poco di ottimismo, ovvero il bicchiere mezzo pieno, occorre ricordarsi che col concime crescono fiori meravigliosi

Gianvito Pugliese

Difficile di questi tempi trovare qualcosa di positivo da raccontare. Ci avviciniamo a tre anni dall’esplosione della pandemia in Italia e sentire parlare, ancora oggi, della sanità d’eccellenza in Lombardia, fa rizzare qui pochi capelli che mi sono rimasti in testa.

A prescindere dallo scandalo dei camici, che ha coinvolto il Presidente della Giunta regionale, Attilio Fontana, e portato allo scoperto il suo conto corrente in Svizzera; ne parlo dal punto di vista politico e mediatico, quello giudiziario, francamente, non m’interessa, è emersa la mancanza di terapie intensive nella sanità pubblica in numero minimamente sufficiente da rispondere ad una situazione pandemica.

La risposta è stata, inizialmente, quella che poteva dare una sanità pubblica da anni penalizzata, per esaltare quella privata, che ovviamente continuava, mentre a Brescia e Bergamo fila impressionanti di camion militari portavano ai forni crematori i morti di Covid-19, a fare gli “affari” propri, non certo supportando l’assistenza pubblica o facendosi carico di un sol malato di Coronavirus, salvo trattarsi di malato “eccellente” e magnificamente pagante. Sono le regole del mercato di una certa imprenditoria.

E stendiamo un velo pietoso sul sistema lombardo delle Rsa e dell’assistenza agli anziani. Ma non è che il resto del Paese fosse poi tanto meglio, intendiamoci. Colpisce una sbandierata eccellenza, all’epoca ed ancora ora, che eccellenza ha abbondantemente dimostrato di non essere.

Premessa lunga, qualcuno direbbe logorroica, dimenticando o ignorando, che la logorrea è un vizio prettamente verbale, inapplicabile alla scrittura, dove si può parlare di prolissità… ma non di logorrea.

Andiamo al dunque. C’era un amico di scuola del liceo che sottolineava spesso, che nella vita basta guardare la parte mezza piena del bicchiere ed ignorare quella mezza vuota, per vivere molto meglio.

E’ così, e stamane mi sono scoperto a leggere la nostra rubrica #daisocial e, a prescindere dalla valanga d’insulti di lettori all’indirizzo di Putin e della coppia FrancescoMosca e RestoFerma, fermarmi a pensare che, alla fine, l’eccessiva durata di questo conflitto, che nelle intenzioni e previsioni di Putin doveva risolversi in 5/7 giorni e fra 27 giorni supera l’anno intero ha finanche il suo lato positivo.

Intendiamoci ogni giorno che passa ha mille connotati negativi per il popolo ucraino, che sta subendo le peggiori atrocità che si possano immaginare. Ieri abbiamo celebrato il Giorno della Memoria e ricordato quegli orrori, perché non si ripetano. Ma si stanno ripetendo e non solo in Ucraina, e bastano ed avanzano per emulare quelli del nazifascismo. In Iran, nella striscia di Gaza, nel Myanmar, in Libia, in tanti Paesi africani e sud americani, totalmente ignorati, vengono consumate analoghe atrocità nell’indifferenza dei cosiddetti paesi civili e delle “brave persone” che si voltano dall’altra parte per non vedere. Quando nei talk show sento mentecatti da Oscar ed egocentrici da Nobel, Colleghi giornalisti in primis, parlare dei nostri sacrifici insopportabili per questa guerra, e pacifisti farlocchi affermare che dobbiamo imporre all’Ucraina di subire le condizioni di Putin, faccio fatica a controllare l’ira. Non sarà professionale, ma lo confesso ai miei lettori, come ho sempre fatto.

A cosa mi riferisco quando dico: qualcosa di positivo? Al fatto che la buffonata del Cremlino (cioè di Putin) di chiamare l’invasione dell’Ucraina e la guerra portata a quel Paese “operazione speciale militare al fine di denazificare e smilitarizzare l’Ucraina” è diventata finalmente per tutti o quasi una “guerra al un Paese confinante”, una guerra sporca e criminale (negata con una faccia tosta da guinness dei primati), volta a colpire e terrorizzare la popolazione civile. Putin non conosce altra lingua. La scuola del Kgb non perdona. Kirill, il patriarca della chiesa ortodossa russa, viene dalla medesima scuola ed è identico al suo compare.

La Duma, ossequiente allo zar del terzo millennio ha subito coniato il reato di chiamare l’invasione o la guerra col loro proprio nome. Chi avesse osato non dire e scrivere “operazione speciale … bla bla bla”, anche se giornalista straniero, come pure scrivere o trasmettere qualcosa di diverso dal bollettino ufficiale del Cremlino sarebbe stato giudicato da un tribunale russo e avrebbe rischiato fino a 15 anni di reclusione.

Ma siamo in Russia dove c’è una legge per il popolo ed una per i potenti. Medvedev e Lavrov, come pure i portavoce Peskov e Zakarova, la violano senza conseguenze dal primo giorno. Ma sono gli unici a cui è concessa la deroga. Ora ne parlano tutti. La norma non è stata abrogata, ma messa in un cassetto.

Ora Putin, Lavrov, Medvedev, Zakarova, Peskov e tutti i giornalisti russi parlano di guerra per accusare l’Occidente di volerla prolungare e distruggere la Santa Madre Russia.

Discorso vero fino ad un certo punto, se considerate che ieri Putin si è “concesso” nel suo studio al microfono di un noto giornalista televisivo della tv russa di Stato. Ha precisato che la Russia sta combattendo, come già nel passato, contro i nazisti, questa volta ucraini e che li sconfiggerà come sempre nella storia dei conflitti trascorsi.

Almeno un’ipocrisia sembra essere venuta meno. E mi chiedo, a proposito d’ipocrisie, quando l’occidente si deciderà a mandare i Samp7t ed i Patriot? Non è ancora né noto né prevedibile, ma se è vero che sono il solo mezzo per abbattere quasi tutti i missili iperbarici e ci è rimasto almeno un briciolo d’umanità, qualcuno cominciasse a muoversi.

E sugli F16 per liberare Donbas e Crimea? Temete l’escalation minacciata da Putin e compari? Perché quella che sta facendo cos’è? E quando mai Putin ha detto una sola parola che rispondesse a verità? E non solo dal 20 febbraio dello scorso anno.

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