Dove vuole arrivare Putin

Le parole del vice comandante delle forze del distretto militare della Russia centrale,

La redazione

Ovviamente stiamo parlando di obiettivi di Putin a breve termine, perché su quelli a lungo termine, sempre che campi abbastanza, ci ha chiarito le idee Dmitrij Medvedev spiegandoci: “L‘obiettivo è il bene della pace delle future generazioni di ucraini stessi e l’opportunità di costruire finalmente un’Eurasia aperta, da Lisbona a Vladivostok”.

La “denazificazione” e la “smilitarizzazione” dell’Ucraina, obiettivi dichiarati il 24 febbraio, data d’inizio dell’invasione del Paese confinante da tre direzioni (Russia, Bielorussia e dal mare), che Putin definisce “operazione speciale militare” -con annessa legge che condanna fino a 15 anni di reclusione chi la definisse diversamente, cioè guerra o invasione, cosa che effettivamente è- in realtà prevedeva la conquista di Kiev, l’arresto o la “sventurata” esecuzione, durante la cattura di Volodimyr Zelenskiy e l’insediamento a Kiev di un pupazzo agli ordini dello zar, molto probabilmente Viktor Janukovyč, un Lukashenko in versione ucraina.

La guerra lampo (doveva durare da tre a cinque giorni) con l’Armata rossa che entrava trionfalmente nelle città “liberate”, acclamata da ali di folla di ucraini che sventolavano le bandierine della Russia; non è andata affatto cosi. La resistenza di un popolo, contro un invasore, che da fratello assume le sembianze di Caino, è risoluta, feroce, irriducibile e più i russi avanzano, distruggono, massacrano e deportano civili, violentano ed impiccano giovani ucraine, pìù gli ucraini resistono pronti a morire per la propria terra ed a ricacciare indietro l’invasore. La strategia del terrore, l’unica che Putin conosca, quello che ne fa il dittatore assoluto della Russia, che Putin, il bugiardo seriale, ordina ai propri generali, gli si ritorce contro. Gli ucraini sono determinati a non perdere, l’occidente sulla cui neutralità Putin contava, come già accaduto in Cecenia, in Crimea, non c’è due senza tre, avrà pensato, questa volta non si verifica, L’occidente parteggia apertamente per l’Ucraina, fornisce armi sempre più sofisticate a Kiev, bombarda la Russia, Putin ed i suoi oligarchi di sanzioni economiche sempre crescenti e più dure e, dopo quasi due mesi dall’inizio dell’invasione, Putin si ritrova con una Russia sull’orlo del default, oltre ventimila soldati morti o dispersi, tra cui otto generali, un occidente determinato a liberarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia e quindi, in procinto di veder bloccate da dighe insormontabili quei fiumi di euro che sostenevano l’economia di un Paese ricco di materie prime, ma industrialmente inesistente. Un disastro. Per sovrappiù condanna della Russia a larghissima maggioranza dall’Onu ed una quarantina di Paesi, compreso tutto il G7 che chiede siano processati i militari russi, a cominciare dal loro capo supremo Putin, per crimini di guerra e, molto probabilmente, per genocidio.

Putin ridimensiona gli obiettivi, ha sempre ai suoi ordini l’Armata rossa, le milizie cecene, i mercenari siriani e quelli del gruppo Wagner per combattere gli ucraini che, per quanto determinati, sono in notevole inferiorità numerica.

Ed eccoli gli obiettivi ridimensionati, cortesemente serviti su un piatto d’argento dal generale Rustam Minnekayev, vice comandante delle forze del distretto militare della Russia centrale. Lui parla ovviamente alle agenzie russe, vere e proprie veline del Cremlino, ma sa come tutti che le notizie arriveranno in occidente assai prima che nelle case dei russi.

Ebbene per Minnekayev; ” Dall’inizio della seconda fase dell’operazione speciale, iniziata due giorni fa, uno degli obiettivi dell’esercito russo è stato quello di stabilire il pieno controllo del Donbass e dell’Ucraina meridionale. Ciò garantirà un corridoio terrestre verso la Crimea, oltre a pesare sulle infrastrutture vitali dell’economia ucraina, i porti del Mar Nero attraverso i quali vengono effettuate le consegne di prodotti agricoli e metallurgici”. E conclude: “Il controllo dell’Ucraina meridionale è anche un corridoio per la Transnistria, dove ci sono anche casi di oppressione della popolazione di lingua russa”. Stessa scusa del Donbass.

La Russia vuole dunque il Donbass nella sua integrità, dove la popolazione è in netta maggioranza ucraina, e punta anche alla conquista Mariupol e di Odessa, il grande porto ucraino e terza città del Paese.

Dichiarazioni da prendere con le pinze, ovvero con beneficio d’inventario. Non credo che nessuno abbia dimenticato che Putin, fino a tutto il 23 febbraio scorso, giurava su quanto di più sacro, tanto a tutti i leader occidentali, che al mondo urbi et orbi, che non avrebbe mai invaso l’Ucraina e che le truppe ammassate al confine erano solo per esercitazioni militari di routine. Il giorno dopo partiva alla grande l’invasione.

Minnekayev parla per conto suo. Non sono un complottista, ma neanche tanto fesso da credere che in Russia un generale possa aprire bocca con la stampa senza l’approvazione o, meglio, l’istigazione o l’ordine del Cremlino. I gradi non lo tutelano, è di ieri sera la notizia del capo della marina arrestato per l‘affondamento della nave ammiraglia della flotta del Mar Nero, l’incrociatore lancia missili Moskva.

E se Putin fa dire a Minnekayev queste cose e vuole farcele sapere, e su questo non ci piove, due sono le ipotesi: o ha piani differenti e, come al solito, prova a depistarci, o manda un messaggio di distensione, non tanto all’Ucraina, quanto all’occidente, mostrandosi disponibile a ridurre al minimo le sue pretese, secondo la sua distorta visione del mondo, per cui la terra russa è sacra ed inviolabile e tutto il resto terra da invadere e conquistare. Ormai da tempo mi chiedo se nel suo dna o nella sua mente malata non ci siano i geni di Gengis Can.

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