Carlo III e il clima

Una sfida culturale per il neo monarca britannico (in copertina con sua madre)

Gianvito Pugliese

Ha dell’incredibile: la stampa (o meglio i media) di casa nostra -peraltro calati in piena campagna elettorale per le politiche del 25 settembre- punta i riflettori su Carlo III ed i suoi primi passi da monarca. A differenza, nella stampa anglosassone che più conta al mondo, tanto quella inglese, che quella americana, Carlo III è appena defilato rispetto al primo piano, riservato alla controffensiva ucraina, che sembra segnare una svolta irreversibile sul conflitto russo-ucraino.

Così i titoli di testa (due non a caso): da Londra “La presa russa sul nord-est dell’Ucraina crolla dopo che Kiev ha interrotto la linea di rifornimento”; New York “La Russia annuncia il ritiro delle truppe dall’area ucraina di Kharkiv“. Scusate una nostra botta di orgoglio. Oggi, all’oscure delle decisioni altrui, abbiamo aperto il nostro quotidiano con un’analisi dettagliata della situazione strategica e tattica in Ucraina, per mano del nostro esperto (il Col. Orio Giorgio Stirpe) dal titolo “Giorno 199”, quanti sono i giorni trascorsi dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina e la guerra ibrida all’Occidente.

Chiusa la premessa, ragioniamo piuttosto sul settantatreenne neo sindaco Carlo III d’Inghilterra. Ci fa da esperta guida un Collega, Ferdinando Cotugno, al quale l’agenzia di stampa nazionale Askanews ha affidato l’arduo compito di districarsi nel dedalo dei rapporti stretti tra ambientalismo ed il neo Sovrano.

Cotugno, chiarisce che Carlo “è stato uno dei primi esponenti della politica internazionale a parlare di istanze ambientaliste e climatiche al più alto livello globale e nel 2020 ha sostenuto che il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità sono “la più grande minaccia mai affrontata dall’umanità”.

Diventato re, Carlo III è guardato dal mondo ambientalista come un “climate king” (ndr. re del clima), “una potenziale figura di riferimento e di prestigio per le posizioni ambientaliste. Nel primo discorso ufficiale da sovrano, però, Carlo non ha fato alcun accenno al clima o all’emergenza ambientale e, dalla Gran Bretagna, qualcuno ha ipotizzato una sorta di “passo indietro.”
Questo silenzio è molto legato al momento in cui è stato pronunciato il discorso e al carattere della persona. Quello era il momento di rassicurare la nazione, non poteva già sovrapporre la propria azione alla figura della regina appena scomparsa. Uno stile prudente era inevitabile, anche perché si rivolgeva per la prima volta a un popolo che in larga parte non ha conosciuto alcun sovrano all’infuori di Elisabetta”. Dichiarazione ad Askanews di Ferdinando Cotugno, il cui ultimo libro sul climate change sta per essere dato alle stampe.

E su questi passi iniziali di Carlo III l’analisi del giornalista e scrittore italiano è perfetta: “Da re ha al tempo stesso meno e più possibilità di incidere. Certamente deve essere molto più neutrale da re: lui come principe di Galles è stato uno dei primi leader mondiali ad avere visto il tema; parla di ambiente dal 1970, di clima dal 1990. È intervenuto a tutti i grandi eventi, alla COP 26 disse che dovevamo trattare i cambiamenti climatici come una guerra, e ha addirittura espresso comprensione anche per un movimento estremo come Extinction Rebellion, dicendo che la loro frustrazione era anche la sua”.

Non tutti guardano all’ambientalismo di Carlo in modo positivo. Le consorterie degli estrattori di carbone -in particolare- in America, come le società petrolifere, che hanno sempre impedito al mondo di portare avanti adeguati studi sulle energie rinnovabili -discorso apparentemente banale, ma non poi tanto- come sull’utilizzo dell’elettricità o dell’acqua distillare per alimentare nuovi motori della trazione su gomma (e non solo), assai meno inquinanti. Compagnie che negli anni hanno organizzato una difesa comune contro l’ambientalismo che va da schiere di legali, tra i più “gettonati” a giornali (o media in genere) al alto consumo popolare. Così
dall’americana Fox News viene additato come un “falco climatico” che vuole distruggere l’industria del petrolio, è in sostanza “un’azione di soft power nel Regno Unito, che peraltro a livello ambientale dopo avere preso misure all’avanguardia con Boris Johnson ora sta andando indietro in seguito alla crisi energetica e la guerra.

Ma il mondo dell’ambientalismo guarda comunque a Carlo III come ad un faro “perché sempre più persone prendano sul serio l’argomento: se di questo argomento parla il re allora può diventare davvero un tema. Le decisioni politiche non spettano al sovrano, ma Carlo potrà usare la moral suasion. È più una sfida culturale che ambientale, è anche una grande occasione per la monarchia: se il tema diventa centrale può garantire anche un futuro all’istituzione monarchica britannica”.

Oggi in Gran Bretagna, alle prese -come tutta l’Europa con una crisi energetica senza precedenti, molti parlano di un ritorno ai combustibili fossili. C’è chi già chiede alla Truss, d’istituire un segretario all’Energia e di affidarlo a Jacob Rees-Mogg, che i movimenti per il clima classificano come un negazionista.

Cotugno, conclude ricordando “le distanze enormi tra l’ambientalismo di Re Carlo III e quello dei movimenti. A Clarence House si presta molta attenzione alla conservazione, all’agricoltura biologica, alla difesa degli animali. Ma l’ambientalismo contemoporaneo, nei gruppi più avanzati, è indissolubilmente legato alla lotta alle diseguaglianze, in nome della giustizia sociale e su questo Carlo non può essere allineato. Oggi è come se ci fossero due visioni opposte: la prima prevede di risolvere la crisi climatica con gli strumenti che l’hanno creata, ossia il capitalismo avanzato contemporaneo; la seconda invece prevede una riforma radicale per cambiare i modelli economici della società.

Il dibattito è stato avviato, ed è possibili che domini buona parte del regno del figlio primogenito di Elisabetta II. Al momento Carlo deve necessariamente tenere un basso profil,o che gli permetta di convincere il popolo inglese e quello del Commonwealth con i suoi quindici reami, che saprà essere saggio e discreto seguendo l’esempio e gli insegnamenti impartitigli dall’augusta genitrice.

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