Per il Vaticano il ddl Zan “viola il concordato”

Chieste al governo modifiche al ddl pe rispettare il concordato.

La redazione

La Segreteria per i rapporti con gli Stati del Vaticano ha chiesto formalmente al governo italiano di modificare il ddl Zan, il disegno di legge contro l’omofobia. Secondo il Vaticano violerebbe “l’accordo di revisione del Concordato”.

Un’iniziativa che desta non poche perplessità a cominciare dalla forma. Destinatario della richiesta il governo italiano. Solo che negli stati democratici il potere legislativo non appartiene al governo, salvo per la decretazione d’urgenza, soggetta comunque all’esame del Parlamento entro il termine di sessanta giorni. Certo i Patti Lateranensi hanno una struttura che risale al ventennio, ad un’epoca che attribuiva di fatto al governo ogni potere. Ma il tempo e passato e le cose sono cambiate.

Certo nessuno impedisce al presidente del Consiglio, e non certo al governo nella sua interezza, cioè al Consiglio dei Ministri, di avviare incontri con i partiti (a cominciare da quelli della maggioranza che lo sostengono) in merito ad un disegno di legge all’esame del Parlamento. Ma qui si ferma ciò che legittimamente può essere fatto. La funzione legislativa appartiene al Parlamento. Il ddl Zan sull’omofobia è stato, peraltro, già approvato alla Camera dei deputati ed è all’esame del Senato della Repubblica.

Una iniziativa decisamente forte e senza precedenti. E’ vero che i Patti lateranensi prevedono la facoltà per il Vaticano d’intervenire nell’iter di approvazione di una legge italiana, ma il Vaticano non era mai andato oltre l’uso della ‘moral suasion’ adoperata in caso di leggi controverse che in qualche modo incidevano sui cattolici.

Entrando nel merito delle osservazioni, forti più per l’autorevolezza ed il potere di chi le propone che per la forma utilizzata, il Vaticano non gradisce che le scuole cattoliche non sarebbero esentate dall’organizzazione della futura Giornata nazionale contro l’omofobia, ma esprime timori anche per la libertà di pensiero dei cattolici e per le conseguenze giudiziarie nell’espressione delle proprie idee.

Vorremmo ricordare al Vaticano che le libertà di pensiero e di parola, o espressione che dir si voglia, è garantita dalla nostra Carta costituzionale, solo che la libertà di ciascuno finisce laddove inizia quella dell’altro, Esseri liberi di pensare e esprimersi, non può significare essere liberi di offendere, ingiuriare ed ancor meno aizzare a spedizioni punitive.

Non so quali effetti concreti possa sortire l’iniziativa del Vaticano, ma è certo che ha sollevato il polverone in una maggioranza di governo che la parola coesione non sa proprio cosa sia.

Da un lato Salvini inneggia all’iniziativa Vaticana che difende -a suo avviso- la libertà di espressione e di pensiero, dall’altro Letta, al cui partito appartiene il promotore della legge, si dichiara disponibile a qualche modifica che tuteli il Vaticano senza che vengano meno le finalità del ddl che ritiene esecrabile l’omofobia.

Una domanda sorge spontanea. Ma al Vaticano leggono attentamente la cronaca? Non si sono accorti delle sempre più frequenti aggressioni e violenze fisiche che subiscono gli omosessuali? E tanto non turba le loro coscienze?

Le chiese, alla domenica, sono sempre più vuote e non per effetto del Covid ma per un rapporto coi fedeli in caduta libera. Non credo che questa discutibile iniziativa produrrà ulteriore consenso.

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