Papa Francesco a Lesbo coi migranti

“Chiusure e nazionalismi – la storia lo insegna – portano a conseguenze disastrose”.

La redazione

Valgono in questa pagina che ci accingiamo a scrivere tutte le considerazioni svolte su Papa Bergoglio nell’articolo della sua visita ad Atene.

Il tema dei migranti era stato tra quelli più significativi delle considerazioni svolte nella capitale culla della cultura greca, ma in occasione della visita a Lesbo ha assunto la veste del protagonista assoluto, quello che non teme confronti.

Ed a Lesbo l’incontro coi migranti, le pecorelle più amate dal Santo Padre in quanto “ultimi nel mondo”, spesso “invisibili”, esposti ai pregiudizi, al vergognoso astio di una società opulenta, quando non all’indifferenza dei più. Martin Luther King usava ripetere: ” Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni”. Ed i migranti incarnano perfettamente questa eterna verità.

Sorelle, fratelli, sono nuovamente qui per incontrarvi. Sono qui per dirvi che vi sono vicino, con il cuore. Sono qui per vedere i vostri volti, per guardarvi negli occhi. Occhi carichi di paura e di attesa, occhi che hanno visto violenza e povertà, occhi solcati da troppe lacrime”. Sono le parole con cui il Sommo Pontefice ha aperto l’incontro con i rifugiati a Lesbo.

È un’illusione pensare che basti salvaguardare se stessi, difendendosi dai più deboli che bussano alla porta. Il futuro ci metterà ancora più a contatto gli uni con gli altri. Per volgerlo al bene non servono azioni unilaterali, ma politiche di ampio respiro. La storia lo insegna ma non lo abbiamo ancora imparato. Non si voltino le spalle alla realtà, finisca il continuo rimbalzo di responsabilità, non si deleghi sempre ad altri la questione migratoria, come se a nessuno importasse e fosse solo un inutile peso.

E’ triste sentir proporre, come soluzioni, l’impiego di fondi comuni per costruire muri, dei fili spinati. Siamo nell’epoca dei muri, dei fili spinati”, ha aggiunto il Papa. “Si comprendono timori e insicurezze, difficoltà e pericoli. Si avvertono stanchezza e frustrazione, acuite dalle crisi economica e pandemica, ma non è alzando barriere che si risolvono i problemi e si migliora la convivenza. E’ invece unendo le forze per prendersi cura degli altri secondo le reali possibilità di ciascuno e nel rispetto della legalità, sempre mettendo al primo posto il valore insopprimibile della vita di ogni uomo”.

È facile trascinare l’opinione pubblica instillando la paura dell’altro; perché invece, con lo stesso piglio, non si parla dello sfruttamento dei poveri, delle guerre dimenticate e spesso lautamente finanziate, degli accordi economici fatti sulla pelle della gente, delle manovre occulte per trafficare armi e farne proliferare il commercio? Vanno affrontate le cause remote, non le povere persone che ne pagano le conseguenze, venendo pure usate per propaganda politica! Per rimuovere le cause profonde, non si possono solo tamponare le emergenze. Occorrono azioni concertate e grandezza di visione”.

Ed ha concluso: “Non scappiamo via frettolosamente dalle crude immagini dei piccoli corpi di bambini stesi inerti sulle spiagge. Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi. Questo grande bacino d’acqua, culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte. Non lasciamo che il ‘mare nostrum’ si tramuti in un desolante ‘mare mortuum’, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro! Non permettiamo che questo ‘mare dei ricordi’ si trasformi nel ‘mare della dimenticanza’. Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà!”.

Papa Francesco si era diretto subito nella Reception and Identification Centre di Mytilene, a Lesbo, camminando a piedi per intrattenendosi nel percorso con i profughi in attesa, accarezzando in particolare i tanti bambini, i più molto piccoli, stringendo mani, confortandoli con un sorriso e parole d’incoraggiamento. Ma Bergoglio sa bene che dagli ultimi si traggono insegnamenti preziosi e si ferma ad ascoltare le storie, le preghiere d’aiuto di alcuni rifugiati, estremamente eterogenei: dall’Asia, al Medio Oriente, all’Africa. Al termine della cerimonia ufficiale, presente la presidente della Repubblica Ekaterini Sakellaropoulou, Francesco tornerà ad intrattenersi con alcuni rifugiati e visiterà le loro abitazioni.

Secondo noi uno dei momenti finora più belli e significativi di un viaggio del Papa, improvvisamente trasformato dall’umanità di Bergoglio in pellegrinaggio apostolico.

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