Da domani porti italiani chiusi alle navi russe

Reso esecutivo il regolamento Ue dell’8 aprile scorso

La redazione

Porti italiani chiusi alle navi russe. Da domani, secondo una circolare del Comando generale delle Capitanerie, i natanti russi ancorati negli scali di casa nostra potranno restare solo fino al completamento delle proprie attività commerciali.

Di fatto è stato recepito il regolamento Ue dell’8 aprile scorso che prevede misure restrittive nei confronti della Russia.
Nel provvedimento “è stato inserito l’articolo 3 sexies bis che vieta l’accesso ai porti nazionali alle navi di bandiera Russa, dopo il 16 Aprile 2022; tale misura si applica anche nei confronti delle navi che abbiano cambiato la propria bandiera, da russa a qualsiasi altra nazionalità, dopo il 24 Febbraio 2022”.

Le navi russe attualmente ancorate nei porti italiani “alla luce dei chiarimenti ricevuti dalla Commissione Europea, potranno permanere in porto fino al completamento delle proprie attività commerciali, momento in cui dovranno lasciare lo stesso”.

Si soprassiede sul divieto “nel caso di una nave che necessita di assistenza alla ricerca di riparo, di uno scalo di emergenza in un porto per motivi di sicurezza marittima, o per salvare vite in mare”. Le autorità portuali, comunque, possono autorizzare una nave ad accedere a un porto, “alle condizioni che ritengono appropriate”, se necessario per “l’acquisto, l’importazione o il trasporto nell’Unione di gas naturale e petrolio, compresi i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, titanio, alluminio, rame, nichel, palladio, minerali di ferro, nonché taluni prodotti chimici e ferrosi elencati”.
Il divieto per “l’acquisto, l’importazione o il trasporto di prodotti farmaceutici, medici, agricoli e alimentari, compreso il frumento e i fertilizzanti la cui importazione, il cui acquisto e il cui trasporto sono consentiti ai sensi della presente decisione” per “scopi umanitari”.

Il trasporto di combustibile nucleare e altri beni strettamente necessari al funzionamento delle capacità nucleari civili” e “l’acquisto, l’importazione o il trasporto nell’Unione di carbone e altri combustibili fossili solidi”.

Porti italiani off-limits per le navi russe. A partire da domani, secondo una circolare del Comando generale delle Capitanerie, i mezzi ancorati negli scali di casa nostra potranno restare solo fino al completamento delle proprie attività commerciali. Di fatto – si spiega – è stato recepito il regolamento Ue dell’8 aprile scorso riguardo le misure restrittive nei confronti della Russia.
Nel provvedimento “è stato inserito l’articolo 3 sexies bis che vieta l’accesso ai porti nazionali alle navi di bandiera Russa, dopo il 16 Aprile 2022; tale misura si applica anche nei confronti delle navi che abbiano cambiato la propria bandiera, da russa a qualsiasi altra nazionalità, dopo il 24 Febbraio 2022”. E quindi le navi russe ad oggi ancorate nei porti italiani “alla luce dei chiarimenti ricevuti dalla Commissione Europea, potranno permanere in porto fino al completamento delle proprie attività commerciali, momento in cui dovranno lasciare lo stesso”.

Il divieto non si applica “nel caso di una nave che necessita di assistenza alla ricerca di riparo, di uno scalo di emergenza in un porto per motivi di sicurezza marittima, o per salvare vite in mare”. Poi le autorità possono autorizzare una nave ad accedere a un porto, “alle condizioni che ritengono appropriate”, se questo è necessario per “l’acquisto, l’importazione o il trasporto nell’Unione di gas naturale e petrolio, compresi i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, titanio, alluminio, rame, nichel, palladio, minerali di ferro, nonché taluni prodotti chimici e ferrosi elencati”.
Il divieto per “l’acquisto, l’importazione o il trasporto di prodotti farmaceutici, medici, agricoli e alimentari, compreso il frumento e i fertilizzanti la cui importazione, il cui acquisto e il cui trasporto sono consentiti ai sensi della presente decisione”, e ancora “scopi umanitari”, “il trasporto di combustibile nucleare e altri beni strettamente necessari al funzionamento delle capacità nucleari civili” o “l’acquisto, l’importazione o il trasporto nell’Unione di carbone e altri combustibili fossili solidi”.

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