S’indaghi a fondo sulla morte di Imane Fadil

Inquietante provvedimento del gip sulla morte della testimone chiave del caso Ruby.

GP

Il gip di Milano Alessandra Cecchelli, in accoglimento delle richieste dei legali della famiglia della giovane vittima ha respinto l’istanza di archiviazione avanzata dalla pubblica accusa.

Per il gip servono ulteriori e più approfondite indagini, anche attraverso perizie, sulla morte della modella marocchina Imane Fadil, tra i testimoni chiave del caso Ruby. Imane Fadil è deceduta il primo marzo 2019 all’Humanitas di Rozzano, nel milanese. Ad avviso del gip le indagini sono carenti nella valutazione di eventuale nesso di casualità tra la morte ed i comportamenti dei medici. Indispensabile accertare se la malattia poteva essere diagnosticata prima e conseguentemente essere curata con esiti differenti.

Non è la prima volta che la morte della modella marocchina si tinge di giallo. Poco dopo il decesso, secondo gli inquirenti dovuto ad una malattia rara accertata solo tre giorni prima del decesso alcune analisi avevano destato non poco allarme e si era parlato di possibile avvelenamento con sostanze radioattive o metalli pesanti. L’ipotesi sembrava avere un’autorevole conferma nella dichiarazione della giovane al suo legale dell’epoca: “Volevano farmi fuori”.

La Procura dopo le indagini svolte aveva concluso chiedendo di archiviare l’inchiesta per omicidio volontario, escludendo anche responsabilità mediche. Di diverso avviso i legali della famiglia Mirko Mazzali e Nicola Quatrano, le cui richieste di nuove “valutazioni peritali”, anche sulle presunte responsabilità dei medici nelle terapie sbagliate e sulla diagnosi non tempestiva, hanno trovato il gip del medesimo avviso. Il gip ha quindi fissato un termine di 6 mesi per le nuove indagini restituendo gli atti ai pm.

Certo il caso non è di quelli da poco, gli interessi attorno allo svolgimento del processo sono tanti e complessi. Anche se avessimo “letto le carte” sarebbe complesso formarsi ed esprimere un parere motivato in una vicenda che vede contrapposte tesi difensive talmente differenti. Resta il fatto che per il gip servono “ulteriori approfondimenti attraverso specifica valutazione peritale” per verificare se “fosse prevedibile ed evitabile la emorragia gastroesofagea che ha determinato la morte di Imane Fadil“, se fosse “possibile un accertamento più tempestivo della diagnosi della malattia” e se dunque si “poteva evitare il decesso” con “le cure del caso“.

All’esito di questi nuovi elementi potrà essere valutata dal gip anzitutto se si può del tutto escludere l’ipotesi di omicidio volontario, poi se qualche responsabilità per omissioni colpose non siano da ascrivere ai medici che si occuparono della giovane. Un giallo con tutti i requisiti, dunque.

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