La storia del gatto che regala stelle

Una favola di Chiara Maggi su un gatto che regala desideri ai bambini

Rocco Michele Renna

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in questa favola di Chiara Maggi, soprannominata sui social “Chiara la sognatrice”, mi è piaciuta molto, forse perché son un gattaro, ed ho voluto condividerla con voi, spero sia di vostro gradimento in queste fredde sere prenatalizie.

Chiara Maggi nasce a Lavagna, una cittadina in provincia di Genova. ci dice che fin da bambina ha sentito il bisogno di scrivere: “La ragazza dei fiori” è il suo primo romanzo, attualmente fa la fiorista. Spero di poterla incontrare per poterla intervistare e perché no, poter scrivere altre belle favole per i nostri lettori e lettrici, grandi e piccoli, magari ce le scriverà lei stessa…

Chiara Maggi

Eccovi la storia del gatto che regalava le stelle:

Siamo a fine ottobre, il nonno di Biagio si è seduto sulla sponda del letto e racconta.

Gli occhi colmi di curiosità del nipote lo inducono a continuare.

“Dunque, questo gatto non è un gatto qualunque, è fatato e regala stelle ai più meritevoli; qui inizia il bello, ogni stella vale un desiderio. Puoi chiedere tutto quello che vuoi!”

“Davvero?”
Il bambino si mise a sedere appoggiando la schiena al cuscino.
“Ora devi dormire, è tardi. Buonanotte.”

L’uomo chiuse la porta, ma la sua raccomandazione non servì a niente, Biagio pensava e ripensava a quel gatto, forse per questo si alzò e andò alla finestra.

Quante stelle ci sono – si domandò – almeno una potrebbe toccare a me. E cosa ci avrebbe fatto con una stella? Solo un desiderio …poteva chiedere una bicicletta nuova o addirittura un negozio di biciclette, o ancora meglio una casa più grande …oppure.

Ci pensò su ma alla fine capì che era difficile scegliere. C’erano tante cose che desiderava, ma nessuna veramente importante. Tornò a letto e si addormentò.

Passarono due settimane, arrivò il freddo. Biagio aveva preso la tosse e anche il nonno non stava bene; da qualche giorno era chiuso nella sua stanza e la mamma diceva che era meglio farlo riposare. Ma il bambino tornava e ritornava davanti alla porta.Gli mancava la buonanotte del nonno.

Passarono altri giorni e a fine novembre arrivò un’ambulanza. Due barellieri e un dottore si presentarono alla porta. Biagio fissava in silenzio, sapeva che il nonno era peggiorato, lo aveva visto disteso nel letto, dalle coperte spuntava solo la testa canuta, il respiro era affannato. Allora si era avvicinato in punta di piedi: “Nonno, nonno…pensi che succederà? Verrà a cercarmi il gatto che regala le stelle?”

L’uomo con la poca forza che aveva tirò fuori una mano e l’allungò fino a toccare la fronte del nipote. “Sono convinto che verrà …tu aspettalo, lui va dai bambini buoni.”

Cercò gli occhi del nipote, quasi come fossero due luci. Il buio lo avvolgeva, ma in quel momento sorrise. Un sorriso stanco che lo fece tremare.

“Biagio …non disturbare il nonno!”
La mamma lo fece uscire dalla stanza.
Ora lo stavano sollevando e portando via. Lo vide percorrere i metri del corridoio in barella. Dormiva il nonno, Biagio aveva l’impressione che stesse sognando, l’espressione era serena.

Cominciò l’attesa. La mamma sempre all’ospedale, il papà tornava prima da lavoro. Biagio alla finestra. Il vento, la pioggia, l’otto di dicembre, l’albero lasciato in soffitta, la paura e la nostalgia.

Biagio al caldo nel suo letto aveva gli occhi sbarrati. Poiché il tempo scorreva e il nonno non tornava, ogni tanto ripensava alle storie che gli raccontava, allo stupore che provava ogni volta che lo ascoltava.

Il dieci di dicembre la mamma gli disse che il nonno era volato in cielo. E aggiunse: “Nel poco tempo che ha avuto mi ha chiesto di farti una carezza e …ha detto che avrai la tua stella.”

Biagio abbassò gli occhi, non aveva potuto salutare il nonno e questo pensiero lo faceva soffrire ancora di più.

“Non devi sentirti in colpa, il nonno sapeva che non potevi entrare all’ospedale. Lui sarà sempre vicino a te.”

Dopo il funerale la mamma decise di addobbare l’albero pensando che a Biagio facesse piacere. Ma il bambino restò muto in un angolo con le braccia strette alle ginocchia. Si era levato un forte vento. La terra del giardino volava ovunque. Sembrava una tempesta.

“Non badare al vento, vieni ad aiutarmi, appendi questa pallina rossa.”

Biagio alzò alle spalle e si diresse verso la finestra, con un dito tracciò alcune linee sul vetro appannato, restò a guardare con la bocca aperta. Nel giardino accanto a un cespuglio c’era un gatto tigrato e i suoi occhi brillavano come stelle. Cercava riparo …di lì a poco dal cielo sarebbe sceso un diluvio.

“Mamma… C’è il gatto che regala stelle.”
Lei gli andò accanto e sospirò: “Non vedo nessun gatto.” – disse.
“E vero… Non c’è più!”
“Avanti tesoro, vieni accanto a me, ci sono ancora un sacco di decorazioni da appendere.”

Biagio restò in attesa. Il gatto c’era e aspettava il momento giusto per apparire. Quando i genitori andarono a dormire lui sgattaiolò fuori dalla sua stanza e, senza fare rumore, aprì la porta di casa. Era avvolto in una coperta che il vento faceva svolazzare, e con le ciabatte lasciava impronte in giardino, nella terra molle, umida.

“Dove sei gatto?”

Continuò a girare in tondo, poi ad un tratto sentì un miagolio. Il mistero si rivelava più grande di quanto avesse immaginato, camminò con il petto al vento, non aveva paura, il nonno sarebbe stato fiero di lui.

Il tigrato si era infilato dietro a un vecchio barile, spuntava solo il muso, mentre due scaglie d’oro brillavano in mezzo.

“Ciao, mi saluti?” – disse Biagio.
“Scusa non voglio spaventarti.” Sedette poco distante fasciandosi nella coperta.
“Io so cosa fai …”
Il tigrato balzò fuori arcuando un poco la schiena.

Perché non parla …si chiese Biagio, forse aspetta che sia io a farlo.

“Ciao, mi chiamo Biagio, volevo ringraziarti…aspettavo la tua visita. Se mi regalerai la stella, esprimerò il desiderio.”

Il gatto all’improvviso cominciò a miagolare, e questo sembrava un segno.

In quel momento Biagio era pronto: “Vorrei rivedere mio nonno. Questo è il mio desiderio.”

L’aria fredda gli sferzava le guance, ma il dolore che gli pungeva il petto era niente a confronto. Scosso da brividi disse: “Mi darai una stella?”

Era smanioso, non si rendeva conto che il vento era sempre più forte, ma il suo desiderio lo portava a restare lì seduto, non avrebbe mai voluto andarsene, a meno che suo nonno non fosse tornato.

Poi qualcosa lo colpì alla testa, senza rendersene conto si allungò a terra, chiuse gli occhi, il buio.

Biagio non era più in giardino, ma da un’altra parte, di certo non aveva mai visto quel posto. Forse pensava davvero di essersi perso. “Aiuto…” – disse ad alta voce.

Per qualche minuto restò solo, dopo di che vide un’ombra che aveva qualcosa di familiare.

“Ciao Biagio.”
“Nonno!”

Si trattava di una luce, una luce accecante; il bambino sorrise e l’uomo ricambiò.

“Sono venuto a salutarti.” – disse.

Le rughe del nonno erano scomparse, adesso il suo volto era leggero, d’istinto Biagio lo abbracciò. “Abbracciami nonno. Non lasciarmi ti prego.”

“Biagio … Qualcosa mi chiama, devo andare, ma tu sei un bambino forte, buono, coraggioso. Hai visto il gatto: ti ha scelto. Almeno abbiamo potuto vederci un’ultima volta, io sto bene, e tu devi stare bene. Vedi mi manca la voce …devo andare. Grazie per aver espresso questo desiderio …potevi avere qualunque cosa.”

“L’unica cosa che desideravo era rivederti nonno …”

“Racconta le mie storie, non dimenticarle, fammi vivere nelle tue parole, non avere fretta di crescere, guarda la vita e sorridi.”

Restarono abbracciati per qualche secondo.

Poi Biagio si svegliò nel suo letto, mamma e papà lo scrutavano con sguardo preoccupato. “Tesoro… Ti abbiamo trovato in giardino. Eri svenuto! Il dottore ti ha visitato e ha detto che probabilmente sei inciampato e hai battuto la testa.”
“Un tigrato grosso, gigantesco, con gli occhi luccicanti.”

“Ora riposa …”

“Mi ha dato una stella.”

La mamma si rese conto solo in quell’istante che il bambino aveva gli occhi lucidi…

“Allora hai espresso un desiderio” …continuò.”

Biagio spalancò la bocca.

“Anche tu conosci la storia?”

“Certo tuo nonno raccontava favole anche a me ogni sera, prima della buonanotte.”

Il suo sorriso emanava dolcezza e nostalgia, sapeva …immaginava …non voleva intristire Biagio, voleva che fosse sereno.

“Il nonno mi ha abbracciato!”

Lei annuì.

“Sì, penso che sia stato un bellissimo abbraccio. Ora riposa …”

Chiuse la porta, si asciugò una lacrima, andò alla finestra…

Cosa sono i desideri se non sogni …

Poi guardò il giardino e vide l’ombra di un gatto svanire in un raggio di luna.

Ringrazio ancora la Scrittrice Maggi per questa bella favola e la dedico a tutti quei bambini che in questo momento stanno negli ospedali o stanno soffrendo nonché ai loro genitori che soffrono con loro, affinché anche a loro un gattino regali una stella

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