Ercolano e Pompei 24 ottobre 79 d.C

Tra la notte del 23 e la serata del 25 ottobre dell’anno 79 d.C. le due fiorenti città di Pompei ed Ercolano venivano sepolte dalla lava del Vesuvio. In copertina la vasta area degli scavi di Pompei.

Maria Catalano Fiore

Una eruzione di proporzioni assurde, colata lavica, lapilli proiettati, scosse telluriche, una vera apocalisse quella che nel 79 d.C. ha seppellito completamente due fiorenti e popolose città dell’impero romano: Ercolano e Pompei.

Documenti e fonti non mancano a partire dal dettagliato resoconto scritto da Plinio il Giovane (n. 61d.C.), avvocato, scrittore e magistrato romano, che vive, personalmente, questa drammatica vicenda.

Tanta la letteratura, ed i film, prodotti su questo evento.

Una delle pubblicazioni/documentarie di Alberto Angela ispirata dal padre Piero

Evento che ha cambiato il corso della storia, mutato la cartina geografica e persino la configurazione geologica di una vasta zona campana.

La storica locandina di uno dei tanti film sull’evento

Due delle più ricche e popolose città a sud di Roma, Ercolano e Pompei, spazzate via in poco tempo, superstiti pochi, la violenta eruzione del Vesuvio non lascia scampo. Tanta la gente, di ogni tipo e lignaggio, ritrovata secoli dopo, in atto di fuga dalla città.

Abitanti in fuga in una ricostruzione grafica.

Per parlare della grandezza e prosperità ed evoluzione sociale raggiunta da queste due città ci vorrebbe un tempo incredibile.

Città molto estese,” Castrum” dotate di tantissimi edifici pubblici, grandi o piccoli, esercizi commerciali ed ogni tipo di abitazione.

Veduta della vasta area degli Scavi di Pompei

Ovviamente, già dopo l’eruzione l’Imperatore romano Alessandro Severo (regno dal 222 al 225, anno della sua morte) da ordine di scavare nella zona, ma lo strato di ceneri e lapilli è ancora caldo e l’operazione viene sospesa.

Nel 1553 il conte di Sarno, Muzio Tuttavilla, acquista il feudo di Torre Annunziata e, per poter alimentare i suoi mulini decide di far costruire un canale sfruttando le acque del fiume Sarno. I lavori, eseguiti dall’Architetto Domenico Fontana,(1543-1607), molto attivo nella corte romana di Papa Sisto V (1521-1590), progettista dell’intero palazzo del Laterano e del Palazzo Reale di Napoli, si svolgono tra il 1594 ed il 1600, con importanti rinvenimenti di monete e resti di edifici, ma dopo il violento terremoto del 1631 tutto viene nuovamente abbandonato.

Ricostruzione in 3D di come si presentava la città di Pompei al momento dell’eruzione.

Città condannate all’oblio sino al 1748 quando Carlo III di Borbone (1716-1788) re di Napoli e poi di Spagna, da vita ad una vera campagna di scavi convocando l’ingegnere ed archeologo spagnolo Roque Joaquin de Alcubierre (1702-1780) per dirigere i lavori. Il suo intento è quello di accrescere il prestigio della dinastia borbonica e di arricchire la vasta collezione di opere d’arte che si sta formando sia presso la Reggia di Portici, sia presso il Real Museo di Napoli. Suo figlio Ferdinando I (1741-1825) e sua moglie Maria Carolina d’Asburgo (1752-1814), figlia dell’Imperatrice Maria Teresa e sorella di Maria Antonietta, nel periodo tra il 1759 e 1799 fanno riportare alla luce una vasta area delle antiche città.

Con i bonapartisti, insediati a Napoli nel 1806, si forma una vera squadra di ben 500 addetti agli scavi, coordinati da vere direttive e disposizioni. Con Gioacchino Murat (1767-1815), e soprattutto con sua moglie Carolina Bonaparte (1782-1839) sorella di Napoleone, che gli addetti agli scavi superano i 1.500 uomini con funzioni diverse incombenze e ricompense.

Con la restaurazione borbonica, prima un periodo di studi, poi la ripresa degli scavi, presto scemata. Viene allestito un museo per ospitare i referti più importanti, museo meta di papi, nobili ed intellettuali europei coinvolti nel famoso Gran Tour in Italia. L’inaugurazione della prima linea ferroviaria italiana la Napoli-Portici, ne agevola il percorso. Si scattano le prime foto, vengono editate le prime pubblicazioni. L’architetto e fotografo francese Alfred Nicolas Normand (1822-1909) pubblica sue foto e considerazioni, poi delle vere tavole artistiche, stupende, che accrescono la fama di Pompei nel mondo.

Con l’unità d’Italia, la direzione degli scavi è affidata all’archeologo e numismatico Giuseppe Fiorelli (1823-1896) che riordinò materiali e stabilì un nuovo e più aggiornato criterio di scavo. Ideatore della tecnica dei calchi dei cadaveri di Pompei. Tra il 1870 ed il 1885 si crea una prima vera mappa della vasta area soggetta ad indagine.

Alceste: stampa di fine 800 – rovine di Pompei con turisti

Nel 1929 tutto viene affidato al nuovo Ministero dell’Educazione Nazionale coordinato da Giuseppe Bottai (1895-1959) per confluire poi nel 1972 nel Ministero per i Beni Culturali. Il resto è cronaca.

Una campagna di scavo colossale ed ancora in corso, che in oltre due secoli ha permesso di riportare alla luce oltre alle città di Pompei ed Ercolano, anche Stabiae ed Oplontis.

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