Differenze fra la gestione dei terremoti nel regno delle Due Sicilie ed nel regno d’Italia

Dalle “case baraccate” al primo sismografo, sviluppi tecnologici e architettonici per la sicurezza sismica, differenze fra la gestione sismica nelle Due Sicilie e la gestione del terremoto di Messina del 1908

Rocco Michele Renna

Nel corso del XVIII e XIX secolo, il Regno delle Due Sicilie si è distinto per l’adozione di approcci innovativi nella gestione dei terremoti, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’ingegneria sismica. Questo articolo esplora due delle più significative innovazioni di quel periodo: la casa con tetto baraccato come soluzione abitativa antisismica e la creazione del primo sismografo a Napoli.

Dopo il devastante terremoto che colpì la Calabria e Messina nel 1783, che distrusse intere città tra Sicilia e Calabria e causò circa 50mila vittime, il re Ferdinando IV di Borbone inviò i migliori ingegneri del regno per studiare e proporre soluzioni costruttive capaci di resistere a future scosse sismiche, istituendo il regolamento antisismico europeo del 1785. Fu così che nacque il concetto della casa baraccata, una struttura che integrava un doppio telaio in legno all’interno di pannelli murari, combinando flessibilità e resistenza.

La casa baraccata a confronto con l’edilizia moderna

Il sistema baraccato prevedeva l’utilizzo di una intelaiatura in legno inserita all’interno della muratura, in grado di assorbire e dissipare l’energia sismica, riducendo così il rischio di crolli. Questa tecnologia costruttiva, sebbene antica, è stata riscoperta e valutata per le sue eccellenti proprietà antisismiche, dimostrando l’avanguardia del Regno delle Due Sicilie nell’ingegneria civile.

L’Osservatorio Vesuviano di Ercolano, fondato nel 1841, è stato il primo osservatorio vulcanologico del mondo e ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale per lo studio dei fenomeni sismici. Qui, Luigi Palmieri, nel 1856, realizzò il primo sismografo elettromagnetico, uno strumento capace di registrare le vibrazioni del terreno causate dai terremoti.

Il Sismografo di Luigi Palmieri

Questo dispositivo ha permesso di correlare per la prima volta i processi vulcanici con l’attività sismica, fornendo una comprensione più profonda dei meccanismi alla base dei terremoti. La costruzione di questo sismografo ha segnato l’inizio di una nuova era nella sismologia, permettendo agli scienziati di monitorare e studiare i terremoti con una precisione senza precedenti.

Le innovazioni introdotte nel Regno delle Due Sicilie hanno gettato le basi per lo sviluppo di tecnologie e metodologie che sono ancora oggi parte integrante della gestione del rischio sismico. La casa baraccata e il primo sismografo di Napoli sono esempi lampanti di come la scienza e l’ingegneria possano convergere per migliorare la sicurezza e la resilienza delle società di fronte ai capricci della natura.

Il terremoto di Messina del 1908, uno dei più catastrofici eventi sismici del XX secolo, ha messo in luce le carenze nella gestione dei disastri naturali da parte del neonato Regno d’Italia. Confrontando questo evento con le misure adottate precedentemente nel Regno delle Due Sicilie, emergono differenze significative nell’approccio alla sicurezza e alla prevenzione sismica.

terremoto Messina

Il Regno delle Due Sicilie aveva implementato soluzioni innovative come le case baraccate e il primo sismografo a Napoli, dimostrando una notevole attenzione alla prevenzione e alla gestione dei terremoti. Queste misure riflettevano un approccio proattivo e tecnologicamente avanzato per l’epoca.

Al contrario, la gestione del terremoto di Messina del 1908 da parte del Regno d’Italia è stata caratterizzata da una serie di criticità. La scossa di magnitudo 7.2 ha colpito la Sicilia orientale e la Calabria meridionale, distruggendo quasi completamente le città di Messina e Reggio Calabria e provocando circa 80mila vittime. I danni furono aggravati dalla scarsa resistenza dei terreni di fondazione e dalla qualità scadente delle costruzioni, criteri che non rispettavano gli ordinamenti borbonici. Le vie di comunicazione risultarono impraticabili, e le infrastrutture di soccorso, come le linee telegrafiche e telefoniche, furono interrotte.

Tralasciando il bombardamento delle rovine da parte delle navi italiane e il presunto saccheggio degli stessi militari, i primi a portare soccorso alla popolazione furono i marinai russi. Le critiche alla gestione dell’emergenza si concentrarono sulla lentezza dei soccorsi e sulla mancanza di un piano di azione efficace. Nonostante la creazione di un Comitato centrale di soccorso, le polemiche riguardarono la disorganizzazione e l’insufficienza delle misure adottate. Inoltre, la ricostruzione fu oggetto di controversie, con accuse di corruzione e inefficienza.

In conclusione, l’analisi comparativa delle strategie di gestione sismica tra il Regno delle Due Sicilie e il successivo Regno d’Italia mette in risalto la cruciale necessità di preparazione e di infrastrutture capaci di resistere agli eventi tellurici. Il Regno delle Due Sicilie si distinse per le sue innovazioni significative, mentre il Regno d’Italia si trovò a dover gestire le ripercussioni di un approccio meno proattivo e organizzato. Questa situazione ha innescato una riflessione nazionale sull’importanza vitale della prevenzione e della sicurezza sismica.

Una riflessione che, purtroppo, ha trovato conferma negli eventi sismici più recenti. Si auspica che, grazie all’istituzione della protezione civile in seguito al tragico terremoto dell’Irpinia nel 1980, l’Italia possa proseguire nel suo cammino verso un sistema di gestione sismica del territorio nazionale sempre più efficace e all’avanguardia.

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