Il conflitto tra Israele e i Palestinesi

Dalle promesse di Yalta alla minaccia di un conflitto mondiale. Riflessioni.

Rocco Michele Renna

“Le guerre sono combattute da individui che uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono.” Questa citazione di Pablo Neruda riflette perfettamente la complessità e la tragedia dei conflitti armati nel mondo. Uno di questi conflitti è il conflitto tra Israele e i Palestinesi, che affonda le sue radici in un passato storico travagliato.

Nonostante la Conferenza di Yalta, che avrebbe dovuto garantire la creazione di due stati sovrani – Israele e Palestina – le tensioni e le dispute territoriali hanno continuato a persistere. Il conflitto è iniziato ben prima della fondazione dello stato di Israele nel 1948, alimentato da differenze territoriali, religiose e nazionalistiche. Questa discordia ha portato a scontri armati e violenze, tra cui la guerra dello Yom Kippur nel 1973, che ha minacciato la stabilità dell’intera regione del Medio Oriente.

Nonostante gli sforzi della comunità internazionale per negoziare la pace dopo la guerra dello Yom Kippur, le ferite e le tensioni sono ancora aperte. Le dinamiche instabili nel Medio Oriente, con il coinvolgimento della Russia in Ucraina, potrebbero portare ad una potenziale escalation del conflitto israelo-palestinese, con gravi conseguenze a livello globale.

La minaccia di un coinvolgimento mondiale in questo conflitto è estremamente reale. L’Iran, alleato della Russia, è spesso accusato di sostenere gruppi come Hamas e Hezbollah, che utilizzano l’alibi della “guerra santa” per perseguire i propri interessi politici e di potere. La pace di Abramo, che avrebbe potuto portare alla creazione di uno stato palestinese indipendente, è stata ostacolata da organizzazioni estremiste che traggono vantaggio dalla perpetuazione della violenza.

Come ha detto George McGovern, “Sono stufo di vecchi che progettano guerre in cui mandano a morire i giovani!“. George Stanley McGovern nacque il 19 luglio 1922, ad Avon nel Dakota del Sud, Stati Uniti e morì il 21 ottobre 2012, in Sioux Falls nel Dakota del Sud, Stati Uniti. È stato un politico e storico statunitense, membro del Partito Democratico. Candidato del Partito Democratico alle elezioni presidenziali del 1972, fu sconfitto con largo margine dal Presidente uscente Richard Nixon. Si ripresentò alle primarie in anni successivi, ma non ottenne la candidatura. Fu impegnato tutta la vita, dopo aver partecipato alla seconda guerra mondiale, nella propaganda pacifista e contro le armi nucleari.

Questo conflitto, come molti altri, vede gli innocenti pagare il prezzo più alto. Questi innocenti sono persone che uccidono senza nemmeno conoscersi da un lato e giovani che vengono sacrificati per gli interessi dei potenti dall’altro. Questo è un assurdo che deve essere fermato.

Secondo me “Se solo insegnassero a riflettere ai soldati, invece di insegnar loro solo a uccidere e odiare, probabilmente non ci sarebbero più guerre”. La comunità internazionale deve affrontare questa situazione con la massima attenzione e urgenza. La diplomazia e il dialogo sono essenziali per raggiungere una soluzione pacifica e duratura. Tutte le parti interessate devono essere coinvolte per avanzare verso una riconciliazione basata sul rispetto reciproco e sulla volontà di porre fine alle sofferenze.

Solo rompendo il ciclo di odio e violenza si potrà sperare di porre fine a questa tragica contesa e consentire al popolo israeliano e palestinese di raggiungere una pace duratura e giusta. Solo allora l’innocenza potrà essere preservata e le speranze di una convivenza pacifica essere realizzate.

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