Il caffè con il lettore

Un anno di governo. La Meloni si autocelebra, Ma come è andata al Paese?

Gianvito Pugliese

Prima di qualunque commento, ascoltiamo il discorso celebrativo di Giorgia Meloni in occasione di un anno del suo governo. Ricordo che tutti hanno il diritto di parlare (la libertà di parola, e non solo quella, è garantita dalla nostra magnifica Carta Costituzionale) e noi abbiamo per contraltare il dovere di ascoltare. E chi più del Presidente del Consiglio in carica ha quel diritto? Poi, analizzerò parole e fatti e non farò sconti a lei, come non li ho fatti ai suoi predecessori. Non ci piace? Poco importa: abituiamoci ad ascoltare anche una voce diversa da quella che amiamo sentire. Ci si informa correttamente solo ascoltando le due e più campane.

Un piccolo appunto formale prima di passare all’ascolto. Dal Presidente del consiglio del mio Paese mi sarei aspettato di reperire un video col marchio di Palazzo Chigi. Lei, o chi per lei, ha preferito farlo postare da Fratelli d’Italia e questo la dice già lunga sulla capacità e qualità istituzionale del Capo del Governo. Sono partigiano e mi contraddico con questa premessa? Certo che no, è solo che la forma è anche sostanza e se la forma è questa temo che la sostanza porti lo stesso marchio.

Avrei fatto meglio a risparmiarmi quell’ascolto: non perché mi ferisca o mi colpisca, o anche solo mi sfiori. Quello che avevo temuto cedendo sul discorso il marchio di Fratelli d’Italia, è puntualmente avvenuto in un comizio elettorale (tale è) di una leader di partito storicamente estremista, incapace di interpretare correttamente anche solo per un attimo il ruolo super partes di Presidente del Consiglio.

Già in partenza una gaffe che si sarebbe meritata una bordata di fischi e qualche “pernacchio”, quello mirabilmente spiegato e “suonato” dall’indimenticabile Edoardo De Filippo. Sintetizzo: “Sono al Cairo per una conferenza sulla difficile crisi in medio oriente… in cui l’Italia… doveva essere rappresentata al massimo livello. Gentile Presidente del Consiglio “il massimo livello, non si chiama Giorgia Meloni, ma Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica e I carica dello Stato. Poi vengono nell’ordine il Presidente del Senato e della Camera ed il Presidente del Consiglio dei Ministri, cioè lei, è solo la IV carica dello Stato. Il protocollo e le gerarchie istituzionali dovrebbero esserle note. Le ignora o si trattava di millantato credito? Come definire diversamente quell’auto esaltazione non rispondente al vero?

Ma è nel merito del discorso che vien fuori tutta la pochezza che lo connota. Unico vanto, tutto esibito in superficiale apparenza, nulla da eccepire, la compattezza della maggioranza. Chi segue la politica nazionale sa bene che non è così granitica come si vuol far credere alla base perchè la base di destra la invoca e l’anela. Tra Meloni e Salvini volano spesso gli strali e gli stracci. Salvini vuole arrivare a fare il bis del Conte I, questa volta riuscendo nell’intento e sedere a palazzo Chigi, dove una donna, per un maschilista Alfa come lui, stona e non poco. La Meloni non vuol concederglielo costi quel che costi. La buonanima di Berlusconi fece riprendere in Senato un foglio corposo di suoi appunti manoscritti, tutti gravemente offensivi nei confronti di Giorgia Meloni. Evviva la compattezza.

Si tocca il top del nulla quando accenna ai risultati, ma non ne cita neanche uno, aggiungendo “lo faranno i Ministri”, dove? Alla festa di Fratelli d’Italia per un anno al governo. Non per fare il guasta feste ma spiegheranno anche che il debito pubblico in un anno è cresciuto di oltre cento miliardi di euro? E quale grande realizzazione lo giustifica: le mancette elettorali? E meno male che le chiamano mancette, se erano mance facevamo debito per mille miliardi?

Ma ciò che è davvero mortificante e che avvicinandosi alla conclusione il discorsi assume sempre più i toni del comizio elettorale, con tanto di accuse alla sinistra apodittiche ma puntualmente elencate.

Ma dove la Meloni si supera è il finale, dopo aver urlato il suo grido di dolore per il fango che le gettano addosso, un vittimismo a cui fanno subito seguito minacce di “ottenere giustizia” ed istigazione all’odio.

Questo ho notato, mi ha suggerito l’ascolto attento ed ho il dovere, prima che il diritto, di trasmettervi queste sensazioni, care lettrici e gentili lettori. Poi Voi, ovviamente come sempre, liberi di dissentire e pensarla diversamente. Sempre Vostro…

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