Il caffè con il lettore

Possono esserci dubbi legittimi su quanto accaduto ad Acca Laurentia (in copertina) alla luce della Cassazione a Sezioni Unite?

Gianvito Pugliese

Carissime/i ospiti del caffè …, ieri mattina una pausa, richiestami da diversi frequentatori abituali del nostro “cenacolo”, occupati in una gita mordi e fuggi. Oggi, infatti, sono qui: bentornati! Ho usato un nome altisonante per i nostri ragionamenti per dichiarare pubblicamente che nella mia vita sono stato estremamente fortunato ad aver avuto, nei settori importanti dei miei variegati lavori, docenti straordinari, davvero il top nei vari campi.

Così il mio prof. d’italiano del liceo classico Michele D’Erasmo, l’icona del prestigioso liceo Quinto Orazio Flacco. L’uomo che ha formato, mezzo secolo fa, larga parte della classe dirigente barese e pugliese e che, da Presidente del Liceo Musicale Piccinni fece venire a Bari a dirigerlo un, all’epoca poco noto, compositore, tale Nino Rota. E da quest’ultimo. ma più che da lui, da mio padre Filippo, succedutogli alla Direzione artistica della Fondazione Piccinni, ho appreso i rudimenti, e non solo, dell’organizzazione musicale. Per quanto attiene il giornalismo, lo sapete a memoria, ho avuto la fortuna di essere allievo di Michele Campione, quanto di meglio sia mai esistito in questa mia terra. Resta il diritto. Quando m’iscrissi alla facoltà di giurisprudenza e cominciai a frequentare, l’Ateneo barese vantava una delle migliori scuole del paese. Con Nicolò Lipari, docente di privato e sociologia del diritto, Carlo Pace di economia, Renato Dell’Andro, l’erede morale di Aldo Moro, al penale, ne cito tre, ma potrei estendere almeno ad una trentina di giuristi immensi, l’Ateneo barese, che diverrà poi Ateneo Moro, attraeva studenti di giurisprudenza da ogni parte del Paese. Molti di loro pochi anni dopo andarono a rafforzare la Sapienza di Roma, riportandola ai passati splendori.

Ebbene, alla prima lezione di istituzioni di diritto privato il prof. Lipari cominciava con: “Signori studenti, sentirete dire che medicina, ingegneria, chimica sono studi difficili, giurisprudenza, volgarmente detta “legge”, facile. E’ vero l’esatto contrario”. E motivava l’affermazione: “Il medico ha il corpo umano, le ossa, i tessuti con cui confrontarsi e verificare le sue diagnosi e terapie, l’ingegnere il frutto della sua progettazione, un ponte, un palazzo, un fabbricato industriale ed un chimico le sue misture dall’efficacia commisurabile. Voi non avrete altro che l’interpretazione della legge per andare avanti. Nulla di più incerto, discutibile e troppo spesso contraddittorio“. Poi spiegava le tre forme d’interpretazione: l’autentica, per mano dello stesso legislatore, dottrinaria, i libri e gli articoli dei giuristi, e giudiziaria, le sentenze e le ordinanze dei magistrati.

Mi sono ricordato delle parole profetiche di Lipari a proposito della sentenza della Suprema Corte di Cassazione a sezioni Unite sul saluto romano. Premesso che le sezioni unite intervengono solo quando ci sono sentenze contraddittorie anche della stessa Cassazione e la sua decisione è “legge” e non si discute, siccome siamo nel Paese di Pulcinella anche la decisione delle Sezioni unite, chiarissima, è diventata per ciascuna delle due parti opposte una conferma della loro tesi. Follia allo stato puro. Menzogne allo stato purissimo.

Eccola qui la sentenza:

Leggetela Voi. Non occorre essere giuristi, salvo che per alcuni passaggi tecnici aggiuntivi, per capirne il contenuto e la portata.

Anzitutto, il cosiddetto “saluto romano” come, prima ancora, la risposta alla “chiamata del presente” sono qualificati, dalla Suprema Corte a Sezioni Unite, è bene ribadirlo, visto che c’è chi non vuol capire, “rituali evocativi della gestualità propria del disciolto partito fascista” ed integrano il reato previsto dall’ art. 5 della Legge 645/1952, se dalle circostanze risultano idonei al fine di riorganizzare il partito fascista.

Le Sezioni Unite della Cassazione poi si pronunciamo dichiarando compatibile col reato sopra previsto anche quello indicato dall’art.2 legge 205/1993, che ha convertito in legge il decreto legge 26 aprile 1983. Quest’ultimo in sintesi è il divieto dell’apologia del fascismo, dichiarato compatibile con il reato di tentativo di ricostituzione…

Come parole così chiare possano essere strumentalizzate per sostenere che i dubbi sul reato permangono è semplicemente aberrante.

Un ultima cosa credo sia opportuna. La pubblicazione, qui di seguito, del citato art 5 che prevede il reato principale esaminato per primo.

Art. 5 legge 645/1952

(Manifestazioni fasciste)

((Chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da duecentomila a cinquecentomila lire.
Il giudice, nel pronunciare la condanna, può disporre la privazione dei diritti previsti nell’articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale per un periodo di cinque anni)).

Noi, care/i amiche/i abbiamo scritto una parola di chiarezza, ma è triste ribadirlo: le pulcinellate sembrano essere nel dna di questo Paese, con la differenza che quelle della maschera napoletana risultavano gradevoli e spiritose, quelle di certa stampa e certi politicanti, stucchevoli e disgustose.

A domani.

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