A Kiev “La Pace di Canova”

Niente di sconvolgente. l’opera è di proprietà russo-ucraina sin dai tempi napoleonici. In questo periodo l’originale in marmo, è protetto a Kiev, una copia in gesso esposta a Firenze.

Maria Catalano Fiore

Sfogliando curiose notizie su riviste di gossip si scoprono “cosette”, “inciuci” come direbbero a Napoli.

Il pettegolezzo è ormai scivolato via, tra varie notizie di cronaca rosa e nera: Silvio Berlusconi è convolato a nuove nozze con la sua amica convivente e assistente. Auguri, libero di sposarsi quante volte vuole, ma in altra rivista il pettegolezzo si arricchisce: la cerimonia civile molto privata si è svolta a Possagno, luogo natale di Antonio Canova (1757-1822) dove c’è anche un bellissimo museo/tempio da lui disegnato, che contiene oltre alla sua tomba, la riproduzione in gesso di tutte le sue opere.

Possagno: Museo/Tempio Antonio Canova

Si, ma cosa ha a che fare Berlusconi con Canova, con il massimo esponente del neoclassicismo italiano, soprannominato addirittura ai suoi tempi “Il nuovo Fidia”?

Silvio Berlusconi, i gossippari lo sanno, non abita più ad Arcore con la sua numerosa ed eterogenea progenie, ma si è trasferito con la nuova compagna a “Villa Gernetto”.

Nel 2007 ha, infatti, acquistato una villa neoclassica a Lesmo. Tale struttura originariamente di proprietà del conte Mellerio che aveva intrattenuto una amicizia con Canova a Roma e che gli commissionò delle stele commemorative per lo zio Giambattista e sua moglie Elisabetta Castelbarco da realizzare per la cappella della villa e non solo. Questa cappella, come la villa. ha subito numerose depredazioni, ma fortunosamente parte delle stele e la pala d’altare trafugate, attraverso mille avventure sono state recuperate. Addirittura una parte era in deposito presso un antiquario di Palermo, già notate dall’allora soprintendente palermitano, sono, dopo anni di trafila burocratica, rientrate al loro posto con un mirabile restauro.

Una delle stele in oggetto

Tutto questo in una sottile opera di anni e con l’occhio “finissimo” di Vittorio Sgarbi, che riconosce le opere “orfane” in Sicilia e, considerando che il periodo d’arte neoclassica in questa regione non ha mai prevalso sul suo ridondante barocco / rococò, decide di risalirne alla provenienza. Tutto si può contestare a Sgarbi, ma certamente non la sua furbizia, per cui riesce quasi a ricomporre l’aspetto originario della cappella.

E’ proprio davanti a questa cappella che Berlusconi pronuncia il suo nuovo “si”, ma non con Francesca Pascale, con lui da anni, ma con Marta Fascina, pare che siano nozze non valide, ma questo ci riguarda poco.

Il furbo Sgarbi decide anche, con fondi di Berlusconi, di arricchire di copie in gesso dei capolavori del Canova il museo/tempio della Gipsoteca di Possagno di cui diviene presidente. Compie diverse operazioni e mostre. Poi, cavalcando gli eventi, pensa alle opere d’arte italiane prestate ai russi e a quelle di proprietà russa o ucraina, attualmente in Italia.

Di queste opere abbiamo già accennato in alcuni articoli precedenti: Pablo Picasso prestato alla mostra di Vasilij Kandinskij (Mosca 1866-Francia 1944) a Rovigo, dove impera proprio Sgarbi.

In questo periodo però Sgarbi si propone in una operazione notevolmente furba presentando a Firenze (gemellata con Kiev), presso il “Museo del Novecento”, nel cuore del Palazzo Vecchio, la riproduzione in gesso di un’opera di Antonio Canova: “La Pace di Kiev”, proveniente dal Museo/ Gipsoteca di Possagno, commentando “E’ qui, temporaneamente, attende tempi di Pace”.

La Pace di Kiev

A prescindere che l’originale è sempre a Kiev, ben custodito all’interno del Museo Nazionale Khanenko, la grande ed imponente scultura è sempre stata di proprietà russa, commissionata dal politico e diplomatico russo Nicolaj Petrovic Rumjancev, ideata dal Canova nel 1812 e realizzata nel 1815.

La scultura viene pensata come omaggio alla famiglia Rumjancev, autrice di alcuni trattati di pace tra Russia e altri Paesi. Canova viene incaricato di realizzare l’opera all’alba dell’invasione napoleonica della Russia,

Lo scultore stesso scrive a Quatremère de Quincy, l’11 febbraio 1812: “La Statua della pace si farà: vengano le guerre: essa non potrà impedirla. Ma io temo che alla pace generale non si farà statua per ora. Così si potesse farla, come io l’alzerei a mie spese!”

L’opera appare un po’ rigida, non delle più attraenti di Canova, l’idea delle ali è tipico del tema della pace e della vittoria, in una visione molto composita. Non dimentichiamo che proprio nel 1812 Napoleone ha tentato di occupare la Russia, in un vero massacro da ambo le parti sino alla ingloriosa sconfitta a Waterloo e la sua conclusione della sua carriera di condottiero.

Alla morte di Nicolaj Petrovic Rumjancev, la sua collezione venne donata allo Stato e va a costituire nel 1831 il primo museo pubblico russo, inizialmente a San Pietroburgo, poi nel 1861 trasferito a Mosca, poi a Kiev.

Il museo viene fatto ampliare e ristrutturare proprio dal Segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica Nikita Krusciov (1894-1971) alla nascita dell’Ucraina.

Considerando ora i fatti ed il rapporto stretto tra Canova e Napoleone (e la sua cerchia), si può affermare che “La Pace di Kiev” è una grande idea di diplomazia artistica. La statua prende forma, il committente muore, tutto si calma, Napoleone non c’è più e l’opera trionfa a San Pietroburgo, ma poi Krusciov, da bravo ucraino, la fa trasportare a Kiev. Da allora sarà sempre “La Pace di Kiev”.

Tutte straordinarie le storie e le vicissitudini legate ad Antonio Canova e ai suoi lavori presso le varie corti, opere che generalmente partivano da Roma per poi disperdersi per le corti o palazzi signorili e poi passando dalla Russia, finire anche a Kiev, ma tutto in modo pienamente legittimo, acquistate e pagate a caro prezzo dai vari committenti.

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