Una Pd vince a Roma le suppletive, ma la politica esce massacrata

Ha votato solo 11,33% degli aventi diritto al voto, cioè 11,33% del corpo elettorale, ovvero 21.010 su 185.394 cittadini.

Gianvito Pugliese

Cecilia D’Elia del Pd, che ha vinto le elezioni suppletive di Roma centro con il 59,43% dei consensi, conquistando il seggio alla Camera dei deputati lasciato libero da Roberto Gualtieri, ha tutto il diritto che questo articolo si apra con la notizia appena pubblicata e di ricevere, per quanto contino, gli auguri per l’avvenuto e l’imbocca al lupo per l’avvenire del nostro direttore e di tutta la redazione.

Proseguiamo ancora con i dati del confronto: Simonetta Matone, la capogruppo della Lega in Campidoglio, candidata del centrodestra, ha avuto il 22,42% dei voti; Valerio Casini (Iv) il 12,93; Beatrice Gamberini (Potere al Popolo) il 3,24%; Lorenzo Vanni (Lista civica pro ristoratori) l’1,97%.

Il Pd ha puntato forte su queste suppletive ed è riuscito a mantenere il seggio, tanto che a mezzo social in mattinata avevano fatto sapere di aver votato tre big del Pd: Paolo Gentiloni, Enrico Letta e Nicola Zingaretti. Un implicito invito, rivolto ai loro sostenitori, di andare a votare imitandoli.

Operazione solo parzialmente riuscita. Il Pd con quasi il 60% dei consensi contro il 22,42 della candidata del centrodestra ha ottenuto un ottimo risultato, bello vedere due donne competere ed ottenere i maggiori suffragi, ma nel contempo perdono tutti perché la politica ne esce letteralmente massacrata.

Come racconta l’occhiello dell’articolo (per i non addetti ai lavori: il sottotitolo riassuntivo del succo dell’articolo): “Ha votato solo 11,33% degli aventi diritto al voto, cioè 11,33% del corpo elettorale, ovvero 21.010 su 185.394 cittadini”.

Potremmo chiuderla qui. Vero che nelle precedenti suppletive, del marzo 2020, votò il 17,66%. A proposito si è votato per la precisione per il deputato del collegio Roma Trionfale dalle 7 alle 23 di ieri. Vero anche che la bella giornata ha spinto molti a preferire la gita fuori porta, che il Covid è un deterrente (ma i super ed ipermercati sono pieni con un uovo). allora se andare a fare la spesa o la gita per godersi il sole sulle spiagge di Ostia conta e andare a votare no per quasi il 90% dell’elettorato romano, ma in altre parti del Pese non è diverso, può significare solo una cosa o meglio due. Prima, che tra cittadini (non più elettori) e politica c’è un divario ormai assolutamente incolmabile. Seconda, che ormai i “nostri” rappresentanti, non rappresentato più nessuno (o una sempre più sparuta pattuglia del popolo sovrano; non dimentichiamo che in quel 11,33% che ha votato c’era di certo una corposa presenza di truppe cammellate (il voto pilotato ed organizzato dai partiti, comprandolo presso veri e propri caporali).

E ciò che davvero sconvolge e che stamani si parlerà solo e sempre di elezioni per il Colle. Su questa Waterloo della politica nessuno spenderà una parola. Va bene così, continuate ad uccidere la democrazia. Ma come potete pensare che i tarantini, da voi abbandonati al cancro da emissioni dell’ex Ilva, costretti e scegliere se morire di fame o di cancro, oscenamente ignorati dal potere romano, possano avere il benché minimo interesse a votarvi, Tanto, ormai lo sanno bene, cambia il campanaro, ma non la campane: il suono è sempre quello ed è di campana a morto.

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