Ultima offerta di Conte. Per Renzi, prendere o lasciare.

Si tratta ancora,, ma ormai sono tutti un poco più consci che il teatrino della crisi è insopportabile per i cittadini.

GP

La crisi si avvicina e si allontana ad ogni dichiarazione di uno dei tanti politici che, non avendo da lavorare, non glielo mai isto fare, non fa che cercare visibilità dichiarando tutto ed il contrario di tutto.

Ho paragonato i nostri politici giorni addietro ad un famoso personaggio de lfantastico “Topolino”, mi riferisco al personaggio di gomma Tira e molla che aveva la capacità di estendersi e ritrarsi all’infinito a seconda del bisogno. Sono sempre più convinto di aver azzeccato il paragone.

Martedì il Recovery plan, poi velocemente si apre il tavolo per il patto di legislatura e si da luogo ad un corposo rimpasto. Ecco l’offerta finale di Giuseppe Conte a Matteo Renzi.

Che Renzi sia uno specialista nell’arte di cavalcare i momenti di debolezza altrui e ricavarne il maggior profitto per se ed i suoi fadelissimi è noto anche alle pietre. Basta ricordare il famosissimo “Enrico stai tranquillo” rivolto all’amico di sempre, Enrico Letta, che si trovò poco dopo defenestrato da Presidente del Consiglio ad opera di un Renzi, all’epoca in crescita nei sondaggi del gradimento popolare. Sembra, a rifletterci un’attimo, il destino dei Matteo più noti del nostro Parlamento. Renzi s’invaghì della propria immagine al punto da indire un referendum e assicurare che il caso di sconfitta “si sarebbe ritirato dalla vita politica” Ma quando? Lo perse vistosamente e sta ancora lì.. L’altro Matteo lesse l’esito favorevole per la sua Lega delle elezioni europee come il segnale che era arrivato per lui lo scanno del Presidente del Consiglio “con i pieni poteri” e fu l’inizio di un periodo catastrofico per lui inedito e dal quale stenta a venir fori e forse non è nelle sue corde affrontare i marosi di un consenso in caduta liberà.

Prima di proseguire nella narrazione dei fatti, concedetemi, gentili lettrici e lettori, una chiosa. Sarà un mio limite, ma in tutti i paesi democratici europei chi perde le elezioni si dimette e si ritira a vita privata, In Italia i responsabili restano al vertice di un partito che cambia nome e simbolo. In brevissima sintesi cambiano i partiti e restano gli uomini, aforse perchè al vertice della politica non arrivano mai o quasi elementi di spicco della società civile, con un mestiere ed una dignità alle spalle, ma solo individui cresciuti a pane, latte e politica, che nella vita comune non hanno mai fatto altro e concluso molto..

Giuseppe Conte ritiene di aver fatto quanto possibile per accontentare Renzi, che riunisce i suoi per dichiararsi insoddisfatto e sfidato brutalmente in Perlamento dal Presidente del Consuglio. Le posizione dei renziani (31 deputati e 17 senatori) sembrano compatte ed al momento non si registrano defezioni, ma se i colonnelli più vicini a Renzi in assemblea danzano i riti di guerra delle tribù pellerosse della Frontiera Americana, mentre emerge un gruppo corposo di parlamentari di Italia Viva più orientati verso la mediazione che verso lo scontro.

Entrano in campo i “pontieri”, in partilolare i Pd Del Rio e Fanceschini e dalla maggioranza il coro è unanime nel richiamare Renzi al senso di responsabilità.

Renzi è sempre imperscrutabile, almeno per me. Per cui se il suo obiettivo era incartare alcuni benefici per i suoi tanti, troppi colonnelli da tempo privi di reale potere, qualcosa l’ha ottenuta, ma soprattutto ha centrato l’obiettivo di dimostrare che Italia Viva, nonostante la spregiativa definizione di Marco Travaglio “un partitino del 2%”, conta grazie ai suoi 48 parlamentari, tra Camera e Senato ed è stato al centro dell’attenzione della cronaca politica italiana per un bel po’, grazie ad un continuo tira e molla, abilmente orchestrato.

Ma è certo d’altro canto che se si andasse alle elezioni su Renzi ed Italia Viva calerebbe l’ombra dell’oblio. I numeri impietosamente li condannano alla cancellazione. Renzi è abile nel costruirsi alleanze alternative, ma la situazione, nonostante la sicurezza che ostenta bleffando, non gli lascia molti margini di manovra.

Le carte dovranno essere presto mostrate sul tavolo dai giocatori ed allora capiremo come andrà a finire la partita. Solo che non è un gioco, la posta un Paese che una crisi al buio non può proprio permettersela.

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