Sondaggi politici, intenzioni di voto

Risultati dalla Supermedia di YouTrend

Gianvito Pugliese

I numeri tra parentesi indicano le differenze percentuali in aumento o diminuzione a distanza di una settimana.

Dati dell’1 giugno 2023.

Supermedia liste

  • FdI 29,0 (-0,3)
  • PD 20,6 (-0,1)
  • M5S 15,7 (-0,2)
  • Lega 9,0 (=)
  • Forza Italia 7,1 (+0,3)
  • Azione 4,1 (-0,2)
  • Verdi/Sinistra 3,1 (+0,2)
  • Italia Viva 3,0 (=)
  • Italexit 2,2 (+0,1)
  • +Europa 2,1 (=)
  • Unione Popolare 1,2 (-0,3)
  • Noi Moderati 1,0 (=)

Supermedia coalizioni 2022

  • Centrodestra 46,1 (=)
  • Centrosinistra 25,8 (+0,1)
  • M5S 15,7 (-0,2)
  • Terzo Polo 7,1 (-0,2)
  • Italexit 2,2 (+0,1)
  • Altri 3,1 (+0,2)

Sintesi dei dati.

I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti: Euromedia (data di pubblicazione: 24 maggio), Ipsos (27 maggio), Noto (25 maggio), Piepoli (24 maggio), SWG (22 e 29 maggio) e Tecnè (21 e 28 maggio).

Significativa tra i risultati positivi, ad una settimana, la crescita di Forza Italia dello 0,3 di Verdi/Sinistra 0,2 e di Italexit 0,1%. Calano: FdI e Unione Popolare entrambi dello 0,3 M5S e Azione entrambi dello 0,2 ed il Pd dello 0,1. Stabili: Lega, Italia Viva, +Europa e Noi Moderati. I partiti minori (inferiori all’unità), esclusa Italexit, crescono complessivamente dello 0,2%.

Quanto alle coalizioni il Centrodestra sale al 46,1 e Centrosinistra sale al 25,8. Decresce di un decimale la distanza (20,3) tra i due principali poli. Tuttavia, il dato del Cs sommato ai pentastellati ed ai centristi del Terzo Polo (il nuovo campo largo auspicato dalla Schlein), significherebbe oggi il 48,6. Il destra-centro, quindi, nei sondaggi sarebbe, sotto alla somma delle tre maggiori opposizioni del 2,5%, mentre il totale delle opposizioni attualmente al 53,9 li conferma sotto del 7,8%. Resta il fatto che l’alleanza tra Pd e gli altri due soggetti -M5S e Terzo polo- appare sempre una “mission impossible”, anche se gli esiti delle recentissime amministrative, negativi per le opposizioni, spingono all’alleanza. Difficile, se non impossibile, trovare punti stabili d’accordo tra Pd e M5S, a cui si è aggiunta l’implosione del duo Calenda-Renzi, che hanno scritto di fatto The end sul Terzo Polo. Continua il caos in una opposizione che non riesce a compattarsi dando il governo, su un piatto d’argento alla destra.

Considerazioni sull’astensione del corpo elettorale.

Con simili premesse nessuna meraviglia dell’ astensione alle politiche al 36,1%. La coalizione di Cd ha ottenuto, infatti, il 43,8 e, dunque, governa (data l’astensione al 36,1%) con meno del 29,5% di consenso reale. Le tre maggiori opposizioni, pur con maggior consenso elettorale, non essendosi unite in coalizione, per effetti della legge elettorale (il Rosatellum) si sono ritrovate perdenti. Il centrodestra governa, dunque, legittimamente, pur rappresentando una minoranza del corpo elettorale.

Altro dato estremamente significativo. L’assenteismo alle regionali (Lazio e Lombardia) del 12 e 13 febbraio ha raggiunto record impensabili. In Lazio 62,8%, in Lombardia 58,22, media in Italia 59,99. Ha votato quindi solo il 40,01% degli aventi diritto. In Friuli dati leggermente meno drammatici: astensione al 55%, unica vera vincitrice delle elezioni.

Il primo turno delle comunali ha segnato dati appena meno drammatici con un’affluenza intorno al 59,3%. Ma ai ballottaggi dove l’effetto candidato-amico solitamente incide meno il dato è peggiorato attestandosi intorno al 50%.

La Politica dovrebbe tremare a fronte di questi dati, ma la politica se ne infischia e pensa al potere. D’altronde, più cresce l’astensione, più cresce la forza delle truppe cammellate e dei grandi elettori (tra cui i rappresentanti di categorie). E tanto sembra star bene a tutti, almeno finché dura la pacchia. Altro che finita… Le liti in piazza e gli accordi sottomano prolificano. E tanto credo che, legittimamente, disgusti l’elettorato oltre ogni misura.

Mi spiace se le conclusioni sono sempre quasi fotocopia, ma l’elettorato del nostro Paese risponde agli scandali quotidiani passivamente, quasi con rassegnazione, e le intenzioni di voto non sembrano essere influenzate seriamente dal buono o cattivo governo delle maggioranze a tutti i livelli, dal nazionale a quello dei comuni minori Contano zero i fatti e, al momento, ancora tutto la propaganda, ormai di regime. Il voto alle regionali a Bergamo, parla per tutti.

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