Sondaggi politici, intensioni di voto

Nella settimana lievi variazioni di decimali. Il Pd è ormai saldamente il primo partito del Paese, Art. 1 e + Europa appaiate in fondo alla classifica di questa settimana

La redazione

Esaminiamo in dettaglio le prime 11 posizioni della classifica.

Rimane primo il Partito Democratico col 20,7% ed un +0,1 rispetto sia alla scorsa settimana. In due settimane guadagna 4 decimali e la sua crescita è stata costante da quando è asceso alla testa della classifica.

Al secondo posto Fratelli d’Italia col 20%, ed un +0,3 in sette giorni, riduce il suo distacco dal Pd a 0.7 migliorandolo di uno 0,2-

Terza la Lega col 18,7% che totalizza un -0,1 a sette giorni. Il suo distacco dal partito della Meloni aumenta ed da 0,9 vola ad 1,3 e dal Pd raggiunge i due punti netti.

Nella terna sul podio Fratelli d’Italia raggiunge il migliore risultato in percentuale, seguita da Pd che, comunque, rafforza la sua crescita e dalla Lega unica del podio che decresce sia put lievemente.

Quarto il Movimento cinque stelle con 15,4% che perde tre decimi di punto in sette giorni. Un preoccupante -0,3. La crescita iniziata con Giuseppe Conte alla guida non solo si è arrestata, ma tende gradatamente a sgonfiarsi.

Sempre quinta, parecchio distaccata, Forza Italia col 7,7% ed un +0.1. Anche il partito di Berlusconi alterna crescite a decrescite ed è raramente stabile.

Sesta posizione per Azione di Carlo Calenda col 3,3 ed un -0,1 che sommato allo un -0,4 della scorsa settimana lo porta ad una perdita di mezzo punto, decisamente un record negativo, Sembra che l’elettorato non abbia gradito il suo candidarsi a raffica: prima a sindaco di Roma, ora nelle suppletive per il posto lasciato libero in Parlamento da Gualtieri.

Settima Italia Viva di Matteo Renzi col 2,6 immutata rispetto sia a sette giorni che a quindici giorni or sono. Praticamente inchiodata.

Ottava Sinistra Italiana pure ferma al 2,1%, stessa percentuale di sette giorni.

Noni I Verdi col 2% che invariati a sette giorni difendono la posizione faticosamente conquistata.

A pari percentuale, decimi ed undicesimi con l’1.7% Art.1-MDP e + Europa. A sette giorni Art,1 è rimasto fermo, mentre +Europa segna uno -0,1.

Limitandosi ai primi quattro. il centrodestra rispetto all’alleanza Pd-M5S migliora, come la settimana scorsa, nuovamente di uno 0,4 a sette giorni, Fratelli d’Italia e Lega superano Pd e M5S di punti 2,6. E sono le percentuali dei primi quattro a segnare la differenza tra la due coalizioni dal momento che Forza Italia migliorando di uno 0,1 e col suo 7,7% compensa quasi perfettamente il confronto con le preferenze per Sinistra Italiana, Art.1, Verdi e + Europa che sommano il 7,5. In sostanza alla fine di questa settimana il distacco tra le due coalizioni è di 2,8 in favore del centrodestra, in due settimane cresciuto oltre il mezzo punto.

Lo ripetiamo ormai fino alla noia: ago della bilancia restano Azione ed Italia Viva. Se il partito di Carlo Calenda pare più vicino al centrosinistra, quello guidato da Matteo Renzi che da tempo oscillava sistematicamente, quanto imprevedibilmente, tra destra e sinistra, ora, a cominciare dalle manovre per il Quirinale, che lo vede tentare l’alleanza con Coraggio Italia, si sta sempre più spostando verso il centrodestra. Basterà il suo asse di ferro con Berlusconi, a cui appose il sigillo notarile il Patto del Nazareno, a far da garante nel suo approdo “definitivo”, per quanto definitivo possa esserci in generale in politica ed in particolare in quella renziana? Francamente pensiamo di no! Renzi ha impellente necessità di qualcosa che possa trascinarlo fuori dal mortale 2,6% in cui versa da tempo, decimale più decimale meno. Se rimane così sarà la fine politica per lui e la sua Italia “poco” Viva, e l’elettorato gli farà mantenere quell’impegno a ritirarsi dalla politica, che giurò solennemente alla vigilia del referendum che perse, promessa agli elettori che non si è mai sognato di onorare.

Il quadro definitivo delle previsioni è di sostanziale equilibrio tra destra e sinistra, con un minimo di vantaggio per la prima. Troppo poco per spingere la triplice alleanza, Meloni-Salvini-Berlusconi, al voto, che è come la Titina, della vecchissima e nota canzone. Tutti la volevano, ma alla fine nessuno la sposava. In realtà, dopo tutte le nostre elucubrazioni, bisognerà attendere i primi di febbraio quando si voterà il successore di Mattarella, per conoscere le “vere” alleanze e intravedere il futuro ad un anno, quando arriveranno le elezioni politiche. Anche, va detto, in un paese dalla politica instabile come quella italiana, più adatta ad essere studiata dai sismologhi che dai politologhi, in un anno può succedere di tutto di più.

Appuntamento a sette giorni.

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