Sì del Senato al decreto infrastrutture

Che è diventato legge tra le polemiche

La redazione

Sul decreto infrastrutture era stata messa la fiducia ed è passato al Senato con 190 voti favorevoli e 34 contrari. Rinnovata la fiducia al governo ed adottati alcuni importanti provvedimenti come la stretta sui monopattini, che hanno dimostrato una notevole pericolosità che va contenuta.

Ma il divieto di affissioni discriminatorie suscita accese polemiche. Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia, ha così commentato: “Da oggi associazioni pro vita e pro famiglia come la nostra avranno sulla loro testa la scure della censura e del bavaglio sui temi quali il gender, l’ideologia Lgbt e l’identità di genere. La discriminazione voluta dal Ddl Zan alla fine è diventata realtà, semplicemente sotto falso nome“.

Gli fa sponda Jacopo Coghe, vicepresidente della onlus: ” La dittatura gender non è entrata con il cavallo di Troia del ddl Zan e ora surrettiziamente il Governo Draghi l’ha inserita ugualmente nel Dl trasporti con un emendamento liberticida, a causa del quale non sarà più possibile fare affissioni o camion vela contro il gender, l’utero in affitto e le adozioni per coppie omosessuali. In più, come se non bastasse è stata legittimata la fluidità di genere, come al solito sotto le mentite spoglie delle discriminazioni”.

Alle parole di Presidente e Vice si aggiunge una nota di Pro Vita & Famiglia: “Abbiamo già sperimentato in passato censure sui nostri manifesti, quando alcuni Comuni hanno bloccato o stracciato le nostre affissioni per norme simili. Non ci siamo arresi allora e non ci arrenderemo ora. Faremo sempre sentire la nostra voce perché la libertà di espressione è sacra ed è sancita dalla Costituzione che, proprio oggi, 4 novembre, è stata ignorata e violata da governo e Senato”. 

L’appoggio politico a Pro Vita & Famiglia arriva dal Senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan: “Il 23 luglio scorso il presidente della Repubblica aveva scritto una lettera in merito alla decretazione d’urgenza richiamando al principio della omogeneità del contenuto delle norme di un decreto-legge. Oggi, in questo dl sulla sicurezza e gli investimenti nelle infrastrutture, viene introdotta una misura ideologica che limita in modo ambiguo e per questo particolarmente pericoloso la libertà di espressione. In particolare introduce nuovamente il concetto di “identità di genere” tipica espressione della nefasta ideologia gender, appena respinta nel Ddl Zan. Questo provvedimento arriva ora al Senato blindato col voto di fiducia, come già alla Camera. Se qualcuno vuol fare passare lo faccia a viso aperto e non tappando la bocca ai parlamentari. Siamo di fonte ad un ennesimo sfregio del Parlamento e al popolo che esso rappresenta”.

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