Maggioranza frammentata

Non sono d’accordo su nulla.

GP

Oggi il Presidente del Consiglio incontra Conte da poco al comando del Movimento Cinque Stelle, anche se ancora gli manca l’investitura ufficiale, che arriverà poco dopo l’approvazione del nuovo statuto.

Il Presidente Draghi ha particolarmente a cuore l’approvazione della riforma della Giustizia. Si è speso per convincere Grillo a far votare anche dai ministri pentastellati il ddl Cartabia in materia.

Conte, Presidente in pectore dei pentastellati, ha già promesso ai suoi e minacciato i soci al governo, che ad onor del vero sono più avversari che compagni, o se preferite colleghi, le barricate per reintrodurre alcuni di quei principi della riforma Bonafede che fu uno dei punti di forza, ed alla fine di debolezza, del Conte II. Conte è stato chiaro: d’accordo e favorevole a processi più veloci, che poi è quanto ci chiede l’Unione Europea, ma nessuna sacca d’impunità sarà consentita dal movimento, costi quel che costi. Draghi oggi cercherà una mediazione per portare in porto la riforma della giustizia senza indispettire oltre i limiti l’azionista di maggioranza del suo governo. I pentastellati sono i parlamentari più numerosi sia alla Camera che al Senato.

Intanto una frattura deflagrante per il governo è il Ddl Zan, con l’alleanza di centrosinistra (Pd-M5S e Leu) che va avanti ad oltranza, rifiutando le proposte di mediazione (e rinvio) sia di Salvini, che di Renzi. I due Mattei sono ancora una volta sulla stessa lunghezza d’onda, anche se con qualche distinguo. Salvini non vuole il provvedimento, altrimenti Ostellari, il suo presidente della Commissione Giustizia al Senato, non lo avrebbe boicottato per oltre otto mesi. Renzi vuole qualche modifica e soprattutto dimostrare che senza Italia Viva il Centrosinistra non ha i numeri per prevalere. Draghi se ne tiene lontano, dopo aver ribadito la laicità del nostro stato e l’autonomia del Parlamento, in risposta alla famosa o famigerata, a seconda delle opinioni, lettera del Vaticano. E’ vero che il governo formalmente non c’entra ma la tenuta della maggioranza non è tema che può lasciarlo indifferente.

Sempre a proposito di maggioranza, non appena è circolata l’idea di adottare anche nel Paese un green pass all’italiana, costruito cioè sulle esigenze sanitarie dell’Italia, immediata la bagarre. Meloni parla di dittatura sanitaria mascherata, ma Fratelli d’Italia sono all’opposizione e fanno il loro mestiere. Salvini bolla l’utilizzo del green pass come una nuova follia. E qui il governo non può defilarsi e lasciar fare: è un provvedimento che, se viene adottato, porta la sua firma, mica quella di un oscuro parlamentare.

Il grosso problema e che su quello che conviene sono tutti d’amore e d’accordo, vedi il Recovery che porta al Paese 191,5 miliardi da spendere, guai a rimanerne fuori, ma appena si tocca un nodo politico (giustizia, omofobia, misure di prevenzione della pandemia ad es.) la maggioranza si squaglia come neve al sole.

Il che non è certo un buon presagio. Questi signori dovrebbero impostare il Paese per i prossimi decenni. Non oso immaginare cosa ne verrà fuori.

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