La Procura di Roma indaga contro ignoti per rivelazione di atti di ufficio sulla relazione Dap su Cospito

Fascicolo contro ignoti sulla diffusione della relazione del Dap su Cospito. Meloni: “Non c’è bisogno che Donzelli e Delmastro si dimettano”. Bonelli: “A me il ministero non ha dato quei documenti”

Gianvito Pugliese

La Procura di Roma, che ha incartato un esposto del portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per rivelazione di segreto di ufficio in relazione alle dichiarazioni rese in aula alla Camera dei deputati da Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir)”.

A piazzale Clodio, sede della Procura romana, sono stati ascoltati, come persone informate sui fatti, Giovanni Russa, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) del ministero della Giustizia,  Augusto Zaccariello, direttore del Gruppo operativo mobile della Polizia penitenziaria e il suo predecessore. 

Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, insiste nel non ritenere che “ci sia bisogno delle dimissioni” di Donzelli e di Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia con delega al Dipartimanto Amministrazione Penitenziaria (Dap), entrambi membri di primo piano di FdI, tra i più vicini alla Meloni stessa. Delmastro ha ammesso “di aver comunicato al collega di partito i contenuti delle intercettazioni ambientali effettuate nel carcere di Sassari nei confronti dell’anarchico Alfredo Cospito“, ma di non immaginare “che le avrebbe riferite nel corso del dibattito parlamentare“.

Meloni: “La procura fa il suo lavoro e il ministero della Giustizia ha più volte detto che non erano documenti coperti da segreto. E mi pare che queste informazioni sensibili fossero già presenti suoi quotidianiNon ho ragione di dire che ciò che sta sulla stampa non possa andare in Parlamento“.  Ed ha continuato, mischiando i due fatti, non sappiamo quanto volutamente: “Lo Stato non può scendere a patti con chi lo minaccia, questo vale per la mafia ieri e per gli anarchici oggi”

Angelo Bonelli, su Facebook ha spiegato di essersi “rivolto al ministero della Giustizia per ottenere copia o prendere visione delle relazioni del Dap sui colloqui tra i mafiosi Rampulla, Presta, Di Maio e l’anarchico Alfredo Cospito – ma il ministero – ha ritenuto di non fornirmi questa documentazione ai sensi dell’art. 24 della legge n.241/1990 e del D.M. 25 gennaio 1996 n.115, secondo cui i documenti richiesti non possono essere consegnati perché non accessibili e non divulgabili in quanto riservarti“.

Bonelli prosegue: “Perché, allora il ministro Carlo Nordio ha giustificato Donzelli sostenendo che quanto ha affermato in Aula fosse divulgabile? La natura degli atti da me richiesti è identica a quella che Donzelli ha reso pubblici. Per una strana casualità Delmastro e Donzelli hanno avuto l’unica relazione del Dap sui colloqui di detenuti che non è riservata? Difficile da crederenon è di segreto di Stato che stiamo parlando in questo caso, bensì di violazione del segreto di ufficio, che è il reato contestato dalla Procura della Repubblica di Roma che ha aperto un’inchiesta sulla base di un mio esposto”.

Capisco le ragioni del verde Bonelli, ma ad onor del vero Carlo Nordio, che potrà avere tutti i difetti del mondo, ma non è uno sprovveduto, ha parlato di atti non secretati; avrà pure fatto lo slalom, per evitare di precisare che quelli erano atti che il Dap dichiarava espressamente “non divulgabili”, ma ha anche precisato, peraltro, di stare attendendo le determinazioni della magistratura in merito.

Un bel guazzabuglio per la Meloni, che ostenta sicurezza, e le riesce benissimo, ma che non sappiamo, se consenziente o meno, è stata ficcata dai due suoi più vicini e fedeli collaboratori in un magnifico cul de sac.

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