La montagna ha partorito un topolino

Riunione plenaria da oggi pomeriggio dei pentastellati per definire la linea politica.

La redazione

Dopo un pomeriggio ed una serata che avrebbero dovuto partorire la linea politica del Movimento e auspibanilmente una consultazione della base sulla piattaforme, sulla decisione se rimanere nel governo o meno, l’annuncio di pochi minuti fa: “La riunione è aggiornata a domani mattina”.

In tutta questa squallida storia, l’aspetto decisamente particolare è che in una formazione politica, che consulta la base sulla piattaforma anche per cambiare il colore delle tendine parasole alla propria sede, si entra e si esce nella maggioranza e nel governo con la medesima disinvoltura di chi entra ed esce dalla toilette, mentre la base non è stata chiamata a votare e, se lo farà, accadrà in zona Cesarini a decisioni già prese, tanto per salvare la faccia dinanzi ad una base trattata come le tre famose scimmie, Conte, infatti, cacchio cacchio, tomo tomo, avrebbe detto Antonio de Curtis, in arte Totò, se n’è uscito arringando i Colleghi presenti sui famosi nove punti.

Poco fa il prof Pasquino a Rainews24 spiegava, l’abc della politica, e cioè che stare al governo significa fare proposte e (in sede di consiglio dei ministri) e convincere le altre forze politiche a convergere sulle stesse. Andare dal Presidente del Consiglio con la lista della spesa, i 9 punti (ancora un piccolo sforzo e Conte ci offriva aggiornate le tavole dei comandamenti), minacciando l’uscita dalla maggioranza e dal governo se non accolti ad horas si chiama in politica “ricatto”. Termine che ha bruciato per Conte al punto che l’avvocato del popolo (per molti: l’avvocatuccio del populismo) ha cercato meschinamente di raggirare la frittata dicendosi lui ricattato con un’argomentazione esplicativa che ha capito, forse, solo lui.

Domani vedremo, magari l’ennesimo rinvio. Più probabile l’ennesimo esodo di pentastellati alla volta di Insieme per il futuro di Luigi Di Maio. Non si è ben capito quanti ma indiscrezioni parlano di oltre cinquanta parlamentari, compresi ministri, che voteranno la fiducia a Draghi, così ponendosi fuori del Movimento.

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