Il mercato degli schiavi o quello del voto?

Voto di scambio, clientele, ma l’interesse del Paese, dove?

Rocco Michele Renna

In questi giorni di campagna elettorale vedo in giro tanta gente sfiduciata e soprattutto ingorda, addirittura qualcuno ha avuto la faccia tosta di venire ad offrire il suo voto in cambio di soldi o di promesse future, si sente in giro di scambio di favori, di alcuni candidati che obbligherebbero i loro clienti ed amici a votarli ricattandoli ecc.,
Naturalmente nessuno è disposto a testimoniare. altrimenti lo avrei accompagnato personalmente in questura o procura per la denuncia, siamo di fronte ad un paese avido e ricco di venduti? Gli oligarchi del posto sanno come convincere chi ha bisogno?…

La democrazia non si trova nel mondo dei fatti. Non è una questione dell’oggi. Da quando la parola è stata coniata, e da quando sono stati inventati strumenti per la sua applicazione, non c’è stato un solo caso nel quale essa si sia liberata della sua naturale non-esistenza. Il voto, giudicato espressione massima della democrazia, è stato il primo strumento ad essere comprato e venduto. Le cronache dell’antica Atene, nota come la patria della democrazia, raccontano di votazioni mercanteggiate e di corruzioni politiche. «Il denaro fa l’uomo»: scriveva Alceo duemilasettecento anni fa circa. Nessuno rispetta il povero, lamentava questo poeta greco denunciando il “materialismo” dei suoi tempi (nel VII secolo a.C.! e che dovremmo dire oggi?).

Alcuni direbbero che la truffa è insita nella politica, se esiste il politico truffaldino è solo perché, probabilmente, c’è chi accetta di farsi truffare, per non parlare di famiglie spaccate in nome di una nuova lista civica che appare aggressiva e intollerante al dialogo, insomma ce n’è per tutti i gusti…
E la democrazia? Su questo tema c’è poco da dire, Il voto di scambio, non deve essere la prassi abituale; è l’eccezione! E infatti viene punita. I cittadini devono votare seguendo personali convincimenti…

Ne siamo sicuri? Potrei dire che di persone con convincimenti individuali ne ho incontrate pochissime. In realtà, uno è convinto di ragionare con la propria testa senza rendersi conto che è stato persuaso da qualcun altro.
È come per la pubblicità: è difficile che qualcuno riconosca di aver fatto quell’acquisto spinto dalla pubblicità vista in tv. Tutt’al più ti dice che l’ha provato e che è veramente come dice la pubblicità.

 Aldilà dei discorsi sulla democrazia e il voto senza coercizioni, non si deve dare soldi a nessuno, non si devono promettere favori da dispensare, non si deve obbligare nessuno. Bisogna invece promettere che, se avrete la possibilità di essere eletti, dobbiamo fare il possibile per creare un futuro migliore, fare il possibile per arginare il politico truffaldino da qualunque parte si trovi, non bisogna illudere con utopistiche ricette di salvezza per il paese.

Bisogna dare il meglio per il paese e per i nostri figli, perché il vero politico non perde tempo a vedere la pagliuzza nell’occhio dell’avversario ma propone progetti e programmi per il futuro e soprattutto è al servizio del paese e non il contrario. Ricordiamoci che il lavoro è un nostro diritto! La dignità di un essere umano, del padre di famiglia, non è una merce di scambio per il voto rendendo gli elettori degli schiavi con la presunzione di libertà, il lavoro è un diritto e in queste condizioni di crisi è addirittura un obbligo!

“Alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie” diceva l’indimenticabile Sandro Pertini. Ma anche la più imperfetta delle democrazie bisogna guadagnarsela e preservarla. Cosi chiudeva il nostro editoriale di ieri a firma di Giovanna Sellaroli.

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