Diario della crisi

Crisi in piena evoluzione. Sarebbe farsesco se non fosse drammatico.

GP

Nulla dev’essere andato come previsto, né da una parte, né dall’altra. E quando parlo di una parte e l’altra mi riferisco chiaramente a Matteo Renzi ed Italia Viva e a Giuseppe Conte con tutto il resto dell’ex maggioranza.

Entrambe le parti sembrano per un attimo aver accantonato i toni oltranzisti e perentori usati fino a ieri. Martedì si avvicina e i giocatori dovranno scoprire le carte. Che poi è una ed una sola: la maggioranza formata da PD, M5S, Sinistra Italiana-Leu più responsabili e costruttori (se ci sono) riuscirà a superare quota 161, cioè la maggiorata risicatissima in Senato?.

Matteo Renzi giura di no, ma nonostante non risparmi critiche e precisazioni logorroiche nel suo stile, lascia aperta una porta: sei governo entra nell’orine di idee di utilizzare il Mes Italia Viva potrebbe tornare sui suoi passi. La conclusione e la sostanza è questa, tutto il resto è puro stile renziano che non perde occasioni per monopolizzare la scena politica.

Domani Conte viene in Aula. Noi gli avevamo chiesto: ritieni di cambiare qualcosa su quanto è stato fatto o nel governo? Il presidente del Consiglio ha risposto: ho il governo migliore del mondo”. Inutile dire che il leader di Italia Viva mette insieme spezzoni assortiti di discorsi vari per creare un puzzle che gli torni utile. Prosegue: ” A quel punto abbiamo chiesto possiamo metterci sulle cose da fare? Il presidente del Consiglio ha risposto di no, ha detto vado in Aula. E io non credo avranno la maggioranza“.

Ed ancora:

Io farò sempre gli interessi degli italiani, se c’è da votare lo scostamento per dare soldi ai ristoratori, non me ne frega chi sia il premier, voto a favore. Se mi si chiede: siete parte della maggioranza? Non piùNoi non abbiamo mai pensato che l’obiettivo fosse ‘cacciare Conte’. Leggo di ricostruzioni secondo cui io avrei un problema personale con Conte. C’era un modo per farlo, non dare la fiducia a un Conte-bis. Non ho niente contro Conte ma se per sei mesi provi a dire “guardate qua rischiamo l’osso del collo” e non ti danno ascolto ci sono due alternative: la prima è far finta di niente ma io non sarò mai corresponsabile del più grande spreco di risorse della storia. Io mi guardo allo specchio e mi chiedo “ma chi te lo fa fare? Io non faccio né la vittima né parlo di complotto. Questa è una battaglia sui contenuti, se non li lasciano realizzare lasciamo le poltrone“.

In questo fiume di parole tra sfogo e lettura di parte della crisi, legittima intendiamoci, ma anche poco credibile, essendo infarcita di forzature galleggia la proposta: “Io ho posto dei problemi politici e loro fanno telefonate per prendere senatori, lo facciano. Non voterò mai in governo che si ritiene migliore del mondo con 80 mila morti e che non prende il Mes”.

Fiume di parole, con un’apertura che sembra ispirata a scaricare sull’altra parte la responsabilità se non di aver aperto la crisi, di non aver voluto ricompattare la maggioranza fino a ieri al governo. Renzi sa fin troppo bene che l’elettorato da sempre presenta un conto salatissimo a chi apre le crisi. Ma per il Senatore di Scandicci non è certo l’unica e maggiore preoccupazione. Sa bene che si si vota su lui ed Italia Viva calerà definitivamente il velo dell’oblio, sa anche che i suoi parlamentari, anzitutto i preziosi senatori potrebbero non approvare il suo gioco d’azzardo e tornare alla casa paterna, quel Pd da cui si sono allontanati per seguirlo.

Ma anche dall’altra parte non sembra ci sia più quella sicurezza di superare lo scoglio di martedì, come i primi atteggiamenti e dichiarazioni facevano pensare. Sta cambiando lo scenario e mutano le parole. Conte si è ricordato che la parola detta è tua padrona, quella non proferita, tua schiava, e sembra essersi dato la consegna del silenzio per non tendere una corda già spezzata e che, in mancanza di soluzioni diverse, dichiarazioni bellicose a parte, riannodare potrebbe appalesarsi come unica soluzione.

Per il Pd parla il suo Segretario Nazionale, Nicola Zingaretti, che di solito sembra preferire far intervenire i colonnelli, le cui esternazioni possono essere sempre corrette o smentite: “Il Pd è stata la forza che di più ha lavorato per superare i problemi politici, gli steccati di questa maggioranza, per costruire alleanze nuove e competitive, ne siamo orgogliosi , abbiamo ricominciato a vincere in Comuni incredibili anche nel profondo nord. Chi rompe e chi isola invece fa vincere la destra. La crisi ha indebolito la credibilità dell’Italia, ha allontanato politica dai cittadini. Il Pd è impegnato a fare di tutto per difendere gli interessi dell’Italia che in questa situazione sono più vulnerabili. “Questo governo è un governo parlamentare, non figlio di un diretto mandato elettorale ed è il parlamento che deve sancire o meno la fiducia”. Quando il gioco si fa duro, scendono in campo i duri. Ma salvo, lo scontato “fa vincere la destra”, nulla di poco diplomatico emerge dalle sue parole, almeno secondo me.

Per i pentastellati parla, anzi scrive su Facebook, il più autorevole Luigi Di Maio: “Non lasceremo mai gli italiani nelle mani di persone irresponsabili. Dobbiamo difendere il diritto alla salute dei cittadini. Bisogna sostenere autonomi, commercianti, partite IVA, chi porta avanti il Paese creando occupazione e posti di lavoro. Il MoVimento 5 Stelle è compatto. Mentre c’è chi prova a distruggere, noi ci impegniamo a ricostruire. Mi fa rabbia perder tempo con inutili crisi politiche che danneggiano l’Italia e i cittadini. Lunedì e martedì” in Parlamento “verrà presentato un progetto concreto e lungimirante, con una visione ambiziosa del nostro futuro. E proprio su questo progetto chiederemo il sostegno di chi crede di poter offrire il suo contributo alla ricostruzione dell’Italia. Ora è il momento di scegliere da che parte stare. Da un lato i costruttori, dall’altro i distruttori”. Tranne la parola “distruttori” anche quì predomina la diplomazia. Comunque, sono stati messi da parte i messaggi tipo mai più con Renzi etc.

Sui pentastellati in realtà grava il peso, forse davvero improbo ed eccessivo, di ricompattare la maggioranza, che raccogliticcia e non coesa era e tale resta, mandando giù l’indigesto Mes. Il grosso problema è che la base pentastellata è convinto che il Mes sia dannatamente negativo, non è disposta ad accettare cambiamenti di rotta e, essendo per sua natura movimento di lotta e cambiamento più che di governo è poco propensa ad accettare mediazioni che mettano in dubbio la loro identità. Accogliere la richiesta renziana comporterebbe per il M5S un pedaggio salatissimo che non credo siano disposti a pagare. Conte tra giocarsi il filing con il M5S ed Italia Viva non può fare altro che appoggiare le scelte dei primi. Mentre manca poco più di una giornata alla resa dei conti, la crisi si sta sempre più ingarbugliando intorno a se stessa o meglio a bracci di ferro messi in atto in maniera incosciente. Qui non vedo vincitori e vinti nel Conte due, ma tutti perdenti. Quello che non è riuscito alle opposizioni, sta riuscendo alla maggioranza. Comunque è ancora da vedere l’epilogo.

Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare il “Lascia un commento” a piè dell’articolo, o scrivere alle e-mail info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, per seguirci su facebook potete mettere cortesemente il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivervi al gruppo lavocenews.it grazie.