Barbara Lezzi va all’attacco.

Impugna la formulazione del referendum per mancanza del super ministero indicato.

GP

Che il risultato referendario non sarebbe andato giù a coloro che avevano, per l’ennesima volta messo in seria difficoltà d’immagine la dirigenza del Movimento, era chiaro pure ad un bambino.

Intendiamoci, le consultazioni della base sulla piattaforma Rousseau sono tutto sommato una bella forma di democrazia diretta. In alcuni cantoni svizzeri la popolazione vota i provvedimenti in piazza per alzata di mano, e non c’è dubbio che sia la migliore forma di partecipazione cittadina, ma anche utilizzare il web per votare non è che non risponda ugualmente a sani criteri democratici. C’è però un ma ed un serio limite. Il ricorso al parere della base va benissimo per le decisioni interne al movimento. Alla libertà dei cittadini di associarsi in partiti, prevista dall’articolo 49 della nostra Carta Costituzionale, è correlato il principio di organizzarsi anche liberamente, dandosi regole insindacabili. Tra queste rientra, certamente, l’utilizzo della piattaforma Rousseau, come qualsiasi altro mezzo di consultazione. E fino a qui siamo, certamente, tutti d’accordo. Poi ci sono decisioni che il partito, in questo caso il Movimento, deve prendere per relazionarsi con altri e contribuire alla vita democratica del Paese.

Ve lo immaginate un Paese in cui per votare ogni provvedimento uno dei soggetti debba consultarsi sistematicamente con la base? Che senso ha avuto mandare una delegazione alle consultazioni se questa, pur formata da big come Grillo, Conte, Di Maio, Crimi ed altri non aveva il potere di decidere e la libertà di esprimersi? Che affidabilità da un partito o movimento che, se muta una virgola, deve tornare a riconsultarsi e può decidere di volta in volta tutto ed il contrario di tutto?

Allo scoperto viene oggi Barbara Lezzi, dopo che Alessandro Di Battista all’esito del referendum ha dato addio al Movimento. Secondo la senatrice il referendum va rifatto, visto che il superministero della transizione ecologica, che a suo parere doveva unire Mise e Ministero dell’Ambiente, di fatto non c’è. Se il referendum non sarà rifatto l’esito sarà No. Francamente la conclusione non è solo forzata, è assai peggio. La Lezzi non sembra capace di accettare decisioni della maggioranza e che comunque non collimano coi suoi desiderata. Non si può trarre conclusioni diverse.

Se il Movimento, impazzito l’assecondasse in questa richiesta (i quattro ministri del movimento avrebbero, cioè, giurato su Topolino e non sulla Costituzione questa mattina) creerebbe il principio che ad ogni bizza segue una consultazione e la piattaforma sarebbe attiva h 24.

Barbara Lezzi prova ad agitare le acque ed a motivare il tradimento che si prepara a consumare a danno del movimento, continuando ad opporsi ad una decisione presa in conformità alla volontà espressa dalla base. Mi sa tanto della stizza di chi si aspettava che la diaspora di Di Battista avrebbe provocato il contestuale abbandono del Movimento da parte di diversi parlamentari, previsione ad oggi non avveratasi e che più tempo passa più si allontana nella realtà degli eventi.

Prova, dunque, ad agitare le acque ma lo fa così male che avrebbe fatto miglior figura tacendo.

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