Il Sottano.

Un punto d’incontro tra la storia e l’arte, tra la fine del primo conflitto mondiale e l’inizio della seconda ricostruzione, sono in tutta Europa i caffè: ritrovi signorili, letterari ed artistici. il Caffè in Galleria a Milano, il Greco a Roma…..Bari non è da meno: dal mitico Caffè Stoppani a Il Sottano, nato nel 1937.

Maria Catalano Fiore

E’stato già detto e scritto, parecchio, su questo mitico locale,ma quanti lo ricordano realmente sia come momento storico che come punto artistico importante per la cultura cittadina? Scrivere sul Sottano, significa ricostruire un periodo storico. Siamo in una fascia temporale che abbraccia la risalita dopo il primo conflitto mondiale e la ricostruzione, poi boom economico dopo il secondo. Gli artisti del Nord, oltrepassando vari limiti, vengono al Sud ed incontrano pittori, scultori, poeti di varie provenienze, nonchè vernacolisti locali in un insolito caffè, in via Putignani 90 a Bari. Un caffè con due salette retrostanti, cui si accede scendendo alcuni scalini, che diventano il ritrovo di artisti, giornalisti, intellettuali di ogni genere confluiti a Bari. Proprietario e nume tutelare del caffè, instancabile promotore di iniziative culturali è Armando Scaturchio, un pasticciere napoletano e sua moglie Rosa Di Napoli, amanti e cultori di teatro. Sono loro ad accogliere nei loro locali presenze autorevoli, a partire dai meridionalisti baresi, padre e figlio: Tommaso e Vittore Fiore che con il loro eloquio brillante, ne rappresentarono il cuore intellettuale attento all’identità meridionale anche se aperto a tutto.

Il Sottano prende quindi la forma di un locale dove, nel suo retrobottega, si svolgono discussioni, si inaugurano mostre, ed anche se il sito è un po limitato, diventerà una sorta di galleria d’arte ante litteram . Suo severo critico Gustavo D’Arpe. I suoi tavoli diventano un punto di osservazione privilegiato sui mutamenti del paesaggio (sarà tipica la tendenza vedutista di molti suoi pittori, Franco Colella, Roberto De Robertis, Vito Stifano ….). Non è un caso che vi circolino intellettuali e scrittori attenti alla diffusione culturale ed alla circolazione delle idee, come lo stesso Oronzo Valentini, (poi direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno), Ernesto De Martino, Carlo Bernari e Rocco Scotellaro. Scrittori e pittori sono, quindi, la presenza più sicura e costante che troverà spesso validi interlocutori cosmopoliti e dalla raffinata cultura come Alfonso Gatto e Vittorio Bodini. S’intavolano discussioni sulle nuove tendenze artistiche e sul rapporto con la tradizione locale e meridionale. Saranno frequenti, quindi, gli scontri sulle ardite esperienze astrattiste (è il caso di Baldassarre o Dodaro), contro il vedutismo napoleggiante di un anziano De Giosa.

Ma saranno in realtà queste discussioni ad animare il dibattito pittorico della Bari degli anni 50. Gli artisti devono confrontarsi con il dramma del secondo conflitto mondiale, che di certo non ha giovato all’antica questione meridionale che lo stesso Carlo Levi, frequentatore del sottano, aveva riaperto ferocemente con i suoi scritti. I Pittori del Sottano più sensibili, in generale, scandagliano questo rapporto con la tradizione prendendo tagli differenti dall’espressionismo da Scuola romana di un De Robertis, a quello di respiro europeo di un Raffaele Spizzico, interrogandosi costantemente sul senso dell’identità per una pittura pugliese. Sarà lo stesso Vittore Fiore ad accorgersi di ciò e a parlare di destino sociale degli artisti meridionali, presentando una mostra a cui parteciperanno fra gli altri, Francesco Spizzico e Onofrio Martinelli.

Il binocolo cittadino del Sottano assume quindi un ruolo importante per la Puglia nel dibattito nazionale di più vasta portata sul compito dell’artista, che porterà sino all’esplosione del Neorealismo.

Importantissime, a livello nazionale le personali dello scultore magiaro Amerigo Tot, di Afro, Fazzini, Cagli, Purificato, Guerricchio, Bibbò. ed innumerevoli altri.

Ma il Sottano nato ufficialmente nel 1937 chiude la sua parabola alla fine degli anni 50. Di questo Caffè non rimarrà che l’esperienza, il ruolo di cui oggi, forse, come più d’uno ha scritto, si avverte la mancanza e non rimangono che alcune parole di Vittore Fiore: la nostra cultura è ancora troppo poco cosciente dell’importanza della frattura esistente tra letteratura e vita nazionale, di che cosa è stato e di cosa è il provincialismo e di che cosa sono invece la provincia, la regione, per tutto ciò che rappresentano, non solo come valore di scoperta, di documento, ma anche come carica di umori e stimoli, per tutto ciò che possono rivelare a sè e agli altri, di profondamente nuovo ed umano.