De Filippo: il film
Amici, lettori, sento il dovere di aggiungere due parole al mio articolo precedente, dopo aver visto il film……
Maria Catalano Fiore
Ottimo indice di visualizzazioni tv, circa quattro milioni di spettatori, in prima serata, su Rai 1 sono ultimamente un vero record, ma non per questo si può evitare di commentare.

Scusatemi, ma mi aspettavo molto di più, o almeno qualcosa di più accettabile.
Conoscevo la storia, raccontata proprio in Tv da Luca De Filippo, figlio di Eduardo, anni fa, presentando un ciclo di serate dedicate al personaggio di Felice Sciosciammocca inventato e interpretato prima da Edoardo Scarpetta, suo nonno, poi da Vincenzo, suo zio, e poi, per una sola stagione televisiva da lui per spiegare i rapporti parentali tra gli Scarpetta e i De Filippo.
Nello scrivere il mio articolo, qualche giorno fa, ho rispolverato foto e documenti cercando di sintetizzarli. Sinceramente dal Film mi aspettavo qualcosa in più considerato anche il cast di attori impegnati, ma così non è stato.
Scusatemi, prime scene, quasi incomprensibili, colori sparati come se il regista o l’addetto alla fotografia indossassero occhiali da sole in un giorno d’agosto. Assolutamente improponibili nel Teatro di Edoardo.

Luci, colori, costumi, alquanto “raffazzonati” da guitti, non da rappresentazioni di uno scrittore considerato tra i più grandi del 900 addirittura candidato al Premio Nobel per la Letteratura.
Man mano che la storia si svolge diventa alquanto nebulosa per chi non la conosce. La sceneggiatura e i dialoghi sono pietosi. I vari personaggi perdono man mano spessore Edoardo Scarpetta, l’IDOLO del secolo a cavallo tra metà 800 e 900, pur interpretato da un bravo Giancarlo Giannini, il teatrante che ha fatto causa a Gabriele d’Annunzio per tre anni, vincendola, assume la figura di una specie di “Pappone” con il suo corteo di donne, ovviamente sminuite e quasi marginali: Donna Rosa De Filippo, amante del re Vittorio Emanuele II, da cui ha avuto un figlio e vitalizio per entrambi, interpretata da Marisa Laurito assume i tratti di un’avida megera; Luisa de Filippo, sua nipote e “seconda moglie” di Scarpetta, poco più di una….. il resto appaiono come meteore, ma non lo sono.

Luisa de Filippo, madre dei tre, è un reale personaggio che in alcuni tratti si salva, ma perché l’attrice che la interpreta Susy del Giudice proviene dalla scuola teatrale della compagnia De Filippo, portata avanti da Luca.
I tre grandiosi De Filippo, litigiosi si, ma un campo di idee ed interpretazioni, si perdono del tutto: Eduardo era si duro, ma anche temprato da molte disgrazie e problemi e comunque scrittore, sceneggiatore e attore di commedie di grandissimo spessore, sin dal debutto della loro compagnia il 25 dicembre 1931 con “Natale in Casa Cuppiello” in cartellone permanente anno dopo anno.

Peppino di diversa comicità e vedute, cresciuto lontano dai fratelli per volontà del “Grande padre padrone” (Lo zio….) trova da subito la vena giusta nel cinema, affiancando il grande Totò in alcuni film incredibilmente belli a tutt’oggi.

Titina, la grande interprete ineguagliata di Commedie come “Filumena Marturano” appare qui come una subrettina inappropriata per fisico e bravura, anche suo marito, che sul palco e nella vita era la sua valida spalla, sembra qui una inutile figura “a rimorchio”.

Bravi i tre attori giovani che interpretano i De Filippo: Mario Autore – Eduardo De Filippo; Domenico Pinelli – Peppino De Filippo; Anna Ferraioli Ravel nel ruolo di Titina. Ma a tutti e tre manca lo spessore di un vero copione.
Bravo Biagio Izzo a reggere la parte di Vincenzo Scarpetta, un ruolo non facile, diplomato al conservatorio, ottimo musicista, schiacciato sia dalla figura paterna, da quella materna sia dal fratello “reale” Mario, che per precise disposizioni reali non può calcare il palcoscenico, ma gli fa da contabile, non riuscendo percepire i cambiamenti sociali e neppure quelli teatrali, dalle commediole francesizzanti e ridanciane del padre. al nuovo vero Teatro verista non specificatamente napoletano molto più vicino a quello si Pirandello con il quale i De Filippo sono legati da profonda amicizia.

Tutta la storia non ha una vera chiusa…. e francamente alcuni passaggi si reggono su interventi o cammei di attori di spessore teatrale, che sembrano buttati li quasi per caso: Maurizio Michetti, Vincenzo Salemme, Maurizio Casagrande, Umberto del Prete, Giovanni Esposito ed altri.
Insomma il film non è esaustivo né della vera storia del rapporto Scarpetta-De Filippo, né dei personaggi che. non dimentichiamolo. sono stati dei grandi del Teatro e Scrittura italiana e vernacolare napoletana. Non solo, hanno trasmesso ai loro figli, ed ora nipoti, la passione per il Teatro e per la Musica. Anche Roberto Murolo era nipote di Scarpetta, e così via, ma la vera Storia non si può costringere nello spazio temporale di un film. soprattutto se girato male, senza piani lunghi, primi piani intensi, messa in chiaro di battute e personaggi passati realmente alla leggenda.
Ad esempio tutti gli Scarpetta-De Filippo hanno esordito sulle scene a 5/6 anni interpretando il famoso ruolo di Peppiniello in “Miseria e Nobiltà” con la battuta universalmente conosciuta ” Peppino me pate a me!”. Particolare completamente sorvolato in questo film.
A voi le conclusioni……
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