Un viaggio immaginario tra un buona ed una cattiva notizia

Il percorso dall’Ucraina all’Afghanistan

Gianvito Pugliese

Mentre a Bari si celebra, insieme alla Festa della Mamma, il secondo dei tre giorni (7-8 e 9 maggio) di Festeggiamenti per il Santo Patrono big, già perché Bari ne ha almeno quattro di Patroni, con San Nicola, San Sabino, la Madonna Odegitria e San Spiridione, il mondo non si ferma e va per i fatti suoi e conseguentemente anche le notizie.

Le due scelte non sono le news più importanti o rilevanti, non saranno neanche le più gettonate, vecchio linguaggio, ora devi dire linkate, per essere alla moda. Sono però quelle che, in un certo senso mi hanno colpito maggiormente, e mentre le leggevo la mia mente faceva scorrere come in un video le due scene. Frutto di quella fantasia sviluppata quando la televisione non c’era, al cinema si andava di rado e la radio ti faceva da compagna. Le telenovelle già esistevano, ma solo nella nostra fantasia di ragazzi assetati di letture e di ascolto della radio.

Andiamo al dunque. Anzitutto la bella notizia. Iryna Vereshchuk, la vice presidente ucraina ha reso noto: “Tutte le donne, i bambini e gli anziani sono stati evacuati dall’Azovstal. Questa parte dell’operazione umanitaria a Mariupol è stata completata”. Sembra un miracolo. Non ho il bene della fede, o forse ne ho una tutta mia, e se è stato un miracolo, non può che averlo compiuto altri che la madre di tutte le donne e di tutti gli uomini. La Madre Celeste, la Madonna, che prima dell’elevazione al Cielo, ha sofferto la pena di un figlio crocifisso. Quante volte avrà pregato Dio di poter prendere il posto di suo figlio sulla croce. Ma tutto si doveva compiere così, com’è stato, ed oggi è la consolatrice dei dolori umani proprio perché li ha provati nella vita terrena sulla sua pelle nella loro feroce atrocità.

Non altrettanto bella, anzi per niente bella la seconda. Dall’Ucraina ci trasferiamo in Afghanistan, un altro tormentato scenario mondiale. Se ne son viste dì tutto di più, il tentativo d’invasione russa, sanguinosamente respinto, poi la staffetta tra russi ed americani, poi i Paesi della Nato che tra un attentato e l’altro, una mina talebana e l’altra, aiutano il popolo afghano a riscattarsi da tanti, troppi anni, di oscurantismo. Meglio non l’avessero fatto. Hanno favorito e supportato l’emancipazione della donna. Abbiamo imparato a conoscere eccellenti e coraggiosissime magistrate. Le hanno ingannate vilmente.

Oggi è stato reintrodotto l’obbligo per le donne dell’Afghanistan di portare il burqa in pubblico. Un decreto firmato da Hibatullah Akhundzada, guida suprema dei talebani, introduce l’obbligo del velo che copre integralmente il corpo delle donne “perché è tradizionale e rispettoso”.
Le donne che non sono né troppo giovani né troppo vecchie dovrebbero velare il viso di fronte a un uomo che non è il marito”, aggiunge il decreto reso noto dalla France presse. Se non hanno incombenze importanti, più in generale, è “meglio che rimangano a casa”.

I talebani avevano introdotto l’obbligo del burqa, in ossequio alla lettura più rigida della legge islamica, già la prima volta in cui furono al potere in Afghanistan, dal 1996 al 2001. Dopo il ritiro degli Stati Uniti ad agosto, avevano promesso una politica più morbida nei confronti delle donne, smentita più volte ed oggi definitivamente con l’annuncio dell’obbligo del burqa.

Qualcuno obietterà che non le hanno né torturate, né incarcerate. Se l’Afghanistan del 2022 non è una prigione globale per tutte le donne non so cos’altro sia, per non parlare delle tortura morale, a volte peggiore di quella fisica. Questi sono i momenti in cui mi vergogno di far parte di quell’occidente che le ha abbandonate al loro destino, che si sapeva tristissimo, facendo finta che si potesse credere alla parola dei talebani.

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