Trump perde l’ennesima battaglia legale

A dargli torto, questa volta la “sua” Corte Suprema, che manipolò sostituendo la democratica Ruth Bader Ginsburg (defunta) con la repubblicana Amy Coney Barrett.

Gianvito Pugliese

Un superstizioso scriverebbe che si tratta della vendetta di Ruth Bader Ginsburg morta il 18 settembre 2020, a Washington.

La Ginsburg, giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, di orientamento democratico, espresse, come ultima volontà, che il suo successore fosse nominato dal Presidente che sarebbe uscito dalle elezioni del novembre successivo. Trump, ovviamente, da quel gentiluomo che tutti conosciamo, disattendendo quelle ultime volontà, nominò senza indugio giudice delle Corte Suprema la repubblicana Amy Coney Barrett. Squilibrò totalmente la Corte, portando a sei i giudici di orientamento repubblicano, contro tre democratici. Aveva in vista di servirsene per contestare in giudizio, con successo, l’eventuale vittoria di Joe Biden, che si ventilava nei pronostici. Non fu così, i giudici della Corte Suprema si comportarono da giudici e Trump non trovò di meglio che far assaltare il Campidoglio per tentare di fermare la nomina di Biden.

Perché oggi viene a mente la “maledizione” della Ginsburg? Perchè ancora una volta la Corte Suprema, che Trump si era ritagliato a proprio uso e consumo, gli ha dato torto ed ha respinto il suo ricorso perché fosse bloccata “la consegna dei documenti della Casa Bianca richiesta dalla commissione del Congresso a guida democratica, che indaga sull’attacco mortale al Campidoglio dello scorso anno da parte di un folla dei sostenitori del Tycoon“.

La decisione della Corte di respingere il ricorso-appello di Trump fa seguito segue all’ordinanza del 19 gennaio con cui la Corte disponeva la consegna dei documenti al comitato investigativo della Camera per mano dell’agenzia federale che archivia i documenti storici e governativi.

Anche la Corte d’Appello del Distretto di Columbia il 9 dicembre aveva confermato la sentenza del tribunale secondo cui Trump non aveva ragioni giuridiche per contestare la decisione del suo successore Joe Biden di consentire la consegna dei documenti al comitato ristretto della Camera dei rappresentanti. Da qui il ricorso alla “sua” Corte Suprema, che ancora una volta ha deluso le aspettative del fu presidente.

Trump aveva disperatamente tentato di invocare un principio legale, noto come privilegio esecutivo, che segreta alcune comunicazioni interne della Casa Bianca. I tribunali, in tutti i gradi di giudizio, hanno disatteso questa richiesta.  

Il comitato della Camera ritiene di aver bisogno di quei documenti per capire il ruolo avuto e svolto da Trump nel fomentare la violenza che si è svolta il 6 gennaio 2021 quando gruppi violenti di suoi sostenitori hanno preso d’assalto il Campidoglio nel tentativo, peraltro fallito, di impedire al Congresso di dichiarare formalmente la vittoria di Biden alle elezioni presidenziali del 2020, ottenuta battendo Trump.

Il comitato ha, quindi, chiesto agli Archivi Nazionali di produrre: registri dei visitatori, tabulati telefonici e comunicazioni scritte tra i consulenti del presidente in carica.

Biden, insediatosi alla Casa Bianca due settimane dopo il 6 gennaio, aveva stabilito che i documenti, che appartengono al ramo esecutivo, non dovevano essere soggetti al privilegio esecutivo e quindi desecretati.

Non è un bel momento per Donald Trump. Aldilà del flop iniziale del suo Truth Social, ma il successo o meno lo giudicheremo nel tempo, Trump è stato appena denunziato al Dipartimento di Giustizia dagli Archivi Nazionali per essersi impossessato di documenti definiti informazioni classificate sulla sicurezza nazionale ed esserseli portati nella sua Villa in Florida. Ma ciò che più conta è che non più di due settimane fa Yuri Shvets, ex spia Kgb: “Trump risorsa russa per 40 anni”. E per colpo delle sfortune, io non ci credo, ma vuoi vedere che la “maledizione” esiste veramente, il suo amico Vladimir Putin (Trump vantava quell’amicizia profonda e di vecchia data) sta portando il mondo ad un passo dal baratro della III guerra mondiale, esibendo un odio mortale nei confronti degli Usa. Aver fornito a lui ed alla sua Russia documenti classificati, come sostiene Yuri Shvets, non so cosa ne pensate Voi, ma -se provato, e pare le prove esistano e pure schiaccianti- porta Trump dritto dritto all‘alto tradimento. Credo alla veridicità delle affermazioni di Shvets, proprio per la reazione di Trump alla notizia. Non ha detto, né negato nulla, come se il suo silenzio fosse utile a metterle a tacere ed affossarle. Una serie di tegole in testa che scoraggerebbero chiunque dal perseverare nei suoi piani e indurrebbero qualunque normo dotato a tenere “un profilo basso”.

Ma Trump è Trump e reagisce come una bestia feroce ferita mortalmente. Tutti fatti che non resteranno sospesi per molto e che meritano ed avranno risposte celeri. V’informerò.

P.S. Morale della favola: a prescindere dall’essere superstizioso o meno, mai contraddire l’ultimo desiderio di uno che sta per passare a miglior vita.

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