Sul fronte del Covid

Novità, proposte, qualche fuori campo. Il Covid non è solo bollettini locali o nazionali e racconto di vip positivi

Gianvito Pugliese

Questa pandemia non sempre, anzi, quasi mai ha provocato quello che Papa Francesco sperava e Mattarella intravedeva. “Dalla pandemia usciremo più buoni, migliori, più solidali” l’uno. “vedo un popolo che si sostiene a vicenda” e “capace di grandi sacrifici” l’altro.

E così? Ciascuno misura dal suo metro, è noto. Se il Papa perdesse la speranza, e la fede che è, anche e soprattutto, speranza, che Papa sarebbe? E se Sergio Mattarella non fosse il nostro buon padre di famiglia (meglio nonno, magari) che vede i figli o i nipotini sempre migliori di quello che sono e perdona loro le marachelle, che Mattarella sarebbe? Già mi viene il magone a pensare che il prossimo tre febbraio farà fagotto e lascerà il Quirinale. Proprio il tre febbraio prossimo, la data del mio 73° compleanno e del 2° di questo giornale -causa Colle-, ci sarà ben poco da festeggiare. Peccato!.

Metro dopo metro, chi deve informarsi e scrivere i fatti quotidiani, come noi giornalisti, tanto ottimisti non lo si è, l’umanità così rosea non appare. Sarà deformazione professionale -anche perché io di natura sono fiducioso ed ottimista, tanto che qualcuno, che di certo non mi amava. mi ha finanche definito “ingenuo credulone”- ma quando vado indietro nella memoria e percorro quest’ultimo paio d’anni scarsi, che abbiamo vissuti sotto il sigillo di una pandemia, ricordo anche il flash-mob dai balconi, con chi cantava a squarciagola, suonava strumenti a simboleggiare, pur distanziati, il nostro essere uniti, mentre il tricolore sventolava più che alle partite della nazionale. Né ho dimenticato la tenerezza di quei sanitari crollati a dormire sulle scrivanie degli ospedali, svuotati di ogni forza. dopo turni massacranti per accudirci e curarci. Ma ricordo anche, ve l’ho raccontato, cari lettori, insieme alle belle pagine. altre, assai meno edificanti. La Pivetti, non l’attrice, la sorella Irene, ex Presidente della Camera, con la sua società calabrese che lucrava sulle forniture farlocche e gli appalti sanitari alla regione Lombardia, o lo stesso Attilio Fontana, Presidente della stessa Regione, con quella brutta storia di camici ed altro appaltati dal cognato-socio, alla sua regione e poi spacciati per donazione. Ho preso ad esempio la Lombardia, la locomotiva, dove girano i danè, o ghéi più rapidamente delle ruote di Italo, il treno ad alta velocità dell’impresa ferroviaria italiana privata fondata da Luca Cordero di Montezemolo, ma potremmo fare insieme il tour d’Italia degli approfittatori che bella circostanza si sono arricchiti o ci hanno provato.

Confesso, mi piacerebbe più girare il Paese per musei, panorami e ristoranti: lo confesso, a parte le prelibatezze della cucina italiana, io che sono di buon appetito, anche troppo e si vede, non dico che preferisco un buon piatto ad un bel quadro, ma non vedo l’incompatibilità tra i due. Credetemi sulla parola, si sposano alla perfezione.

Uscendo subito dal faceto, ma se quando scrivi da quasi 22 mesi, certo non solo, ma comunque quotidianamente, di Covid, o la prendi con ironia o ti spari in bocca. Sta di fatto che, con buona Pace di Papa Francesco e di Sergio Mattarella, col Covid è accaduto quello che accade in tutte le guerre e le disgrazie umane, più o meno naturali: i buoni e generosi lo sono stati di più, i cattivi ed avidi idem. Giambattista Vico nei suoi “Corsi e ricorsi storici”” teorizzò che la storia si ripete, è una sorta di trenino elettrico che marcia in cerchio. Tanto per cambiare i ricchi lo sono diventati molto di più, i poveri, diversamente, sono cresciuti esponenzialmente nella miseria che li ha attanagliati, ma anche di numero in misura impressionante. Stendo un velo pietoso sullo squallore inumano di chi nel giorno di Natale, della nascita del Santo Bambinello, a fronte di ventisette morti affogati in Egeo. bambini compresi, le cui foto mi hanno straziato, e un tot indefinito, ma certamente corposo, di naufraghi abbandonati nel Mare nostrum, il Mediterraneo, non un pensiero se non per i 170 sbarcati, che lo fanno tremare e fremere per l’invasione del Paese. Centosettanta? Invasione? “Ma mi faccia il piacere….” avrebbe detto il principe Antonio de Curtis, in arte Totò.

Andiamo ai fatti imminenti, al dietro le quinte, ma non poi troppo, basta saper cercare e spuntano facilmente fra le quinte del palcoscenico della vita di ogni giorno.

Il generale Francesco Paolo Figliuolo, annuncia “urbi ed orbi” che dal 10 gennaio la terza dose non più dopo 5, ma passa a 4 mesi dalla seconda inoculazione. Generale, con tutto il bene, ma l’annuncio proprio ora che stanno tutti pensando ad altro? Natale-Capodanno, mai sentiti questi nomi? Solo qualche giorno, non cambiava nulla, se non raggiungere un buon risultato comunicativo. Le do atto, ottima gestione della campagna vaccinale, ma la comunicazione fa acqua da tutte le parti.

Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, il pentastellato più garbato al mondo, secondo solo ad un mio amico pure pentastellato, Presidente di Commissione parlamentare, cinguetta delicato, ma non su Twitter, che il governo sta pensando ad una modifica, in senso riduttivo, della quarantena per i vaccinati con tre dosi entrati in contatto con uno o più positivi. Per una volta non una stretta ma un allargamento, Tira su il morale.

Ma per equilibrare mi rammento subito di un duo, che vedrei bene forse al posto di Jack Lemmon e Walter Matthau, i nostri Cochi e Renato, Stanlio ed Onlio, Ale e Franz, devo continuare? Non so nemmeno se, in qualche salotto televisivo o altrove, si siano mai incontrati, ma il duo Alberto Zangrillo e Diego Fusaro, quando sparano a raffica, invero, quantitativamente, più il secondo che il primo, sarebbero davvero comici se non fossero tragicamente e sistematicamente fuori pista, come un’auto di Formula 1 che ha sbattuto in corsa contro un muro.

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