Sui migranti, l’Italia sta con Grecia, Malta e Cipro

Secondo i quattro Paesi del Mediterraneo le “Navi Ong violano le regole”

Gianvito Pugliese

Migranti, Italia con Grecia, Malta e Cipro “Navi Ong violano le regole”
L’immagine utilizzata da ITALPRESS

(ITALPRESS) – “L’Italia, la Grecia, Malta e Cipro, in quanto Paesi di primo ingresso in Europa, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale ed orientale, si trovano a sostenere l’onere più gravoso della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell’UE“. Questo il contenuto della nota congiunta sottoscritta da Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno italiano e dagli omologhi di Malta e Cipro. Per la Grecia esiste invece un ministro della Migrazione e dell’asilo, che in quanto tale si è associato.

Abbiamo sempre sostenuto con forza la necessità di sviluppare una nuova politica europea in materia di migrazione e di asilo, realmente ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità, e che sia equamente condivisa tra tutti gli Stati membri. Il 10 giugno 2022, abbiamo approvato una Dichiarazione Politica che istituisce un meccanismo di relocation temporaneo e volontario, nonostante i Paesi MED 5 sostenessero uno schema di relocation obbligatoria Purtroppo, il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari che abbiamo ricevuto finora nel corso di questo anno”.

E prosegue “Inoltre, a tutt’oggi il meccanismo si è dimostrato lento nel raggiungere il suo obiettivo dichiarato di alleviare quell’onere a cui tutti noi, come Stati membri di prima linea, siamo costantemente esposti, in quanto finora solo un esiguo numero di relocation è stato effettuato. Tutto ciò è increscioso e deludente, soprattutto in questo momento in cui i nostri Paesi devono affrontare sempre più frequentemente una pressione migratoria che sta mettendo a dura prova il nostro sistema di asilo e di accoglienza. In attesa di un accordo su un meccanismo di condivisione degli oneri che sia efficace, equo e permanente, non possiamo sottoscrivere l’idea che i Paesi di primo ingresso siano gli unici punti di sbarco europei possibili per gli immigrati illegali, soprattutto quando ciò avviene in modo non coordinato sulla base di una scelta fatta da navi private, che agiscono in totale autonomia rispetto alle autorità statali competenti”.

Avviandosi a concludere: “Ribadiamo la nostra posizione sul fatto che il modus operandi di queste navi private non è in linea con lo spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue, che dovrebbe essere rispettata. Ogni Stato deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera. Nel pieno rispetto delle competenze degli Stati costieri in conformità con il diritto internazionale, riteniamo urgente e necessaria una discussione seria su come coordinare meglio queste operazioni nel Mediterraneo, anche garantendo che tutte queste navi private rispettino le pertinenti convenzioni internazionali e le altre norme applicabili, e che tutti gli Stati di bandiera si assumano le loro responsabilità in conformità con i loro obblighi internazionali. Chiediamo alla Commissione Europea e alla Presidenza di adottare le misure necessarie per avviare tale discussione”.

Non voglio entrare nel merito di affermazioni di correità con gli “scafisti” attribuite ad esempio anche all’imbarcazione di Medici senza frontiere, l’organizzazione non governativa francese diretta da Christos Christou, che conta oltre 65.000 impiegati (dato 2021) e che persegue l’obiettivo di dare un minimo di assistenza medica, in qualunque parte del mondo, e si distingue da Emergency, l’Ong fondata e diretta, fino all’ultimo giorno della sua vita da Gino Strada, che a me ed al 99,99% delle persone che conosco ed apprezzo può dare e da lezioni di vita e di moralità. Un’organizzazione che persegue l’obiettivo di “garantire, anche se a un numero inevitabilmente limitato di pazienti, un trattamento paragonabile a quello che otterrebbero in occidente (vedi la cardiochirurgia in Sudan)“, oggi controllata dalla figlia di Gino e dai suoi fedelissimi che non permetterebbero mai che l’insegnamento ed i principi morali del fondatore venissero traditi, e sarebbero i primi a denunciare colleghi sospetti di attività poco pulite. E’ appena il caso di aggiungere che anche Emergency fa parte del gruppo, visto che “Life Support è il nome della nave da ricerca appena riconvertita e consegnata a Emergency dal cantiere genovese san Giorgio del Porto per entrare in servizio come unità di soccorso per i migranti che rischiano la vita durante le traversate nel Mediterraneo verso l’Europa“. Poi se il prefetto Matteo Piantedosi ritiene di non far parte di quel 99,99% sono fatti suoi, che non mi interessano e non devono interessarmi minimamente. Lo stesso vale, comunque, per le altre organizzazioni, accusate senza prova alcuna, da procuratori in cerca di visibilità e di meriti a futura (oggi attuale, anzi attualissima) memoria.

Ciò che, invece, m’interessa è la vanificazione degli sforzi del Capo dello Stato per ricucire lo strappo con la Francia, appena messo in campo da Sergio Mattarella. A questo punto, mi chiedevo, pensando di averla sparato grossa, quando ho detto che politicanti di bassa lega probabilmente non potevano sopportare che Mario Draghi ci avesse fatti divenire in poco tempo un Paese al vertice dell’Ue, se questo potrebbe averli indotti ad avviare (unitamente alle manovre e pressioni non trasparenti dell’ambasciatore russo a Roma) l’operazione di gambizzazione, a cui ha fatto seguito quella di killeraggio, ovviamente genere congiura di palazzo politica e non fisicamente.

E’ interesse nazionale essere soci della Grecia, Malta e Cipro, piuttosto che guidare la troika con Francia e Germania? Tocca al Presidente del Consiglio stabilirlo. Ma, gentile Presidente del Consiglio, per cortesia lo dica a nome suo e di chi rappresenta. Mi sono stancato di ripetere urbi et orbi (ndr. al mondo) che ha tutto il diritto-dovere di governare, avendo vinto “col Rosatellum” queste elezioni, ma che a conti fatti oggi governa con il consenso di meno del 29% degli aventi diritto al voto. Quindi, cortesemente, smettiamola tutti di usare la locuzione di essere l’interprete “autentico” (aggettivo usato in senso prettamente giuridico) di tutti gli italiani, semplicemente perché non è così.

Ma al Presidente del Consiglio, tocca sciogliere un nodo più complesso. Può un governo, qual che sia, dei migliori, di alto profilo, di sfigati patentati, scegliere di contraddire apertamente e platealmente le iniziative del Presidente della Repubblica, assunte in piena coerenza con le sue prerogative istituzionali dettate dalla Carta costituzionale?

Mi rendo conto che la domanda, coinvolgendo principi delicati di diritto pubblico, alla luce del flop della normativa sui Rav e dell'”indietro tutta” per gli sbarchi al porto di Catania (in mare è un comando non certo raro, e ne so qualcosa) diventa cattivella. Non se la prenda con me. Se vi siete liberati
“tout à la fois” (ndr. tutto d’un colpo) dei “potenti”, ma anche “preparatissimi” Consiglieri di Stato, le conseguenze sono quelle appena vissute. Chi è colpa del sul mal, pianga se stesso, recita l’antico e saggio proverbio popolare. Peccato che a piangere rischia di essere anche il Paese.

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