Si dei 5 Stelle a Draghi. Qualche riflessione.

I numeri del si del Movimento a Draghi richiedono qualche ragionamento. Il parere dell’On.le Brescia.

GP

Ieri sera ho pubblicato i risultati della votazione della base pentastellata sull’adesione al governo Draghi. Mi sono ripromesso di tornarci su questa mattina per qualche riflessione in merito”. Tra l’altro vedo che è l’argomento in primo piano dei media questa mattina,

Ricordo i dati forniti dal blog delle Stelle: hanno votato 74.537 iscritti su una base di 119.544 aventi diritto di voto (ndr. ergo 40.007 iscritti non hanno espresso la loro opinione). Risultato SÌ: 44.177  (59.3%) – NO: 30.360 (40.7%) .

Ricordo anche che non occorreva un profeta o un indovino per comprendere del malessere che aleggiava in parte di quella base che si identifica nel duo Di Battista-Lezzi. Tredici parlamentari avevano protestato contro la formulazione del quesito, “Sei d’accordo che il Movimento sostenga un governo tecnico-politico che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal Movimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi? giudicata fuorviante e tendenziosa.

Ho avuto modo ieri sera di commentare il risultato col parlamentare barese pentastellato Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera. Il suo commento: “Bene che abbia prevalso buon senso e responsabilità nei confronti del Paese. Ora torniamo a lavorare. Sbloccato un incomprensibile stallo politico causato dall’ennesima folle crisi, possiamo occuparci delle priorità degli italiani per fronteggiare la pandemia.”

Giuseppe Brescia

Condivido integralmente il giudizio espresso da Brescia, ma mi sembra utile svolgere due considerazioni in più su quei numeri.

Le percentuali lette così, puramente e semplicisticamente, a mio parere danno un’idea falsata e riduttiva della sintonia tra Draghi e la base pentastellata. Ai 44.177 sì registrati, vanno aggiunti la stragrande maggioranza dei 40mila che non hanno votato. Non è che voglia forzare la mano ed interpretare il non voto come meglio mi aggrada, Ma va oggettivamente considerato che i propugnatori del no si sono mobilitati ed affannati alla ricerca di ogni voto utile a sostenerlo. Sono stato piuttosto attento in proposito. I sostenitori del sì si sono limitati a pubbliche dichiarazioni, da Grillo a Di Maio, da Fico all’Appendino, solo per citarne alcuni. Non mi risulta che nessuno di loro abbia fatto campagna porta a porta.

Se la premessa è vera e l’analisi fin quì svolta condivisibile, ne consegue che quel 40,7% di no, rapportato ai numeri della base complessiva degli iscritti di riduce a poco meno del 25%. Dato che corrisponde più o meno alle previsioni di  YouTrend Cattaneo Zanetto & Co sugli equilibri politici all’interno del futuro Governo. Secondo gli autorevoli sondaggisti l’ipotesi più probabile, nel calcolare i pesi delle coalizioni all’interno del Governo Draghi, dava una diminuzione intorno al 20% dei voti (e quindi dei parlamentari) pentastellati.

Alessandro Di Battista, piaccia o no, sentendosi rafforzato da questo risultato e seguito da una base consistente, oltre 30 mila militanti non sono certo noccioline, annuncia la sua decisione di voler lasciare il Movimento. Temo per lui abbia fatto male i conti. Una cosa è votare no e non condividere una decisione, altra lasciare un Movimento che, con tutti i suoi limiti e contraddizioni, per la base, che credo di conoscere abbastanza bene, è più una fede che una passione politica.

Di Battista da tempo ha dovuto prendere atto che la sua aspirazione di essere il leader del Movimento è pura utopia. Ci ha provato diverse volte in momenti delicati a dare la spallata all’ingombrante “fratello” Di Maio. Non gli è mai andata bene ed alla fine coglie il momento ed un presunto successo per provare a formare il suo partitello o movimentino, l’ennesimo in un panorama desolante di sfigati politici, che hanno sistematicamente voltato la schiena al partito che li ha creati. Il successo o il fallimento personale, altro non è, lo misurerò alla luce di quanti lo seguiranno. Non ho pretese da Divino Otelma, e non azzardo previsioni. Mi attengo ai dati e sono curioso dei numeri che presto avremo chiari e definiti.

Mario Draghi, dunque, incartata la fiducia anche dei Cinque Stelle prepara la lista dei Ministri da portare al Colle. Sarà stasera o entro domenica, come prevedono i Colleghi? Non mi meraviglierebbe neanche un fine settimana umbro per limare quella lista ed andare dal capo dello Stato lunedì. Draghi sta facendo presto, ma finora mai in fretta. Magari anche l’ultimo miglio quello che lo porta a palazzo Chigi vorrà percorrerlo dando tempo al tempo e riservandosi una pausa di riflessione per non commettere errori poi difficilmente, o troppo faticosamente, rimediabili.

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