Sciopero generale contro la manovra il 16 dicembre

Lo proclamano Cgil e Uil, Contrario il segretario della Cisl. Stupore di palazzo Chigi

Gianvito Pugliese

Per prima si è attivata la Cgli che, dopo un esame della manovra economica da parte del Governo, venerdì scorso ha proclamato lo sciopero generale. Ieri sera la Uil ha seguito l’esempio e, giunta alle medesime considerazioni negative, si è associata allo sciopero generale.

Sarà Roma e la sua Piazza del Popolo ad ospitare la manifestazione nazionale, presenti i segretari generali di Cgil e Uil, Maurizio Landini e PierPaolo Bombardieri, in occasione del fermo generale di otto ore proclamato contro la manovra di governo, ritenuta assolutamente insufficiente rispetto alle aspettative del mondo del lavoro. per l’occupazione di giovani, donne e categorie deboli, del tutto ignorate dal Governo,

Cgil e Uil hanno dichiarato: “Pur apprezzando lo sforzo e l’impegno del premier Draghi e del suo esecutivo la manovra è stata considerata insoddisfacente da entrambe le organizzazioni sindacali, in particolare sul fronte del fisco, delle pensioni, della scuola, delle politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni, del contrasto alla precarietà del lavoro soprattutto dei giovani e delle donne, della non autosufficienza, tanto più alla luce delle risorse, disponibili in questa fase, che avrebbero consentito una più efficace redistribuzione della ricchezza, per ridurre le diseguaglianze e per generare uno sviluppo equilibrato e strutturale e un’occupazione stabile”.

In altri termini, se i primi provvedimenti connessi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che dispone di fondi per la prima volta nel Paese davvero cospicui, grazie all’iniziativa dell’Unione Ruropea, tengono in così scarsa considerazione le sacrosante aspirazione del mondo del lavoro, Cgil e Uil si mettono di traverso.

Le avvisaglie, emerse al termine dell’incontro con Daniele Franco, c’erano già tutte e la conferma dell’insoddisfazione sindacale l’aveva offerta la sfida, più o meno velata, lanciata in seguito al faccia a faccia con Mario Draghi la scorsa settimana.

Il Governo ha inteso far orecchie da mercante e lo sciopero è arrivato. Oggi alle ore 17,30, presso l’Hotel Londra in Piazza Sallustio a Roma, i segretari generali di Cgil e Uil terranno una conferenza stampa per illustrare le ragioni e le modalità dello sciopero.

Tutto bene per la confederazione sindacale? Non proprio. L’iniziativa rischia d’incrinare l’unità sindacale. La Cisl, riteniamo volutamente, abbia ritardato ad oggi la sua segreteria per una valutazione sulla decisione delle altre sigle sindacali di proclamare lo sciopero generale per il 16 dicembre prossimo.

Ma il segretario Luigi Sbarra già si sbilanciava ieri anticipando la sua stessa segreteria: “La Cisl considera sbagliato ricorrere allo sciopero generale e radicalizzare il conflitto in un momento tanto delicato per il Paese, ancora impegnato ad affrontare una pandemia che non molla la presa e teso a consolidare i segnali positivi di una ripresa economica e produttiva che necessita di uno sforzo comune per essere resa strutturale. Tanto più considerati i rilevanti passi avanti fatti nell’ultimo mese sui contenuti della legge di bilancio”.

Sbarra è logorroico come non mai e prosegue: “Risultati che valutiamo in modo positivo e che garantiscono avanzamenti su riduzione delle tasse ai lavoratori e pensionati, risorse per gli ammortizzatori sociali e contratti di espansione, maggiori stanziamenti per la sanità, importanti risorse per non autosufficienza, pubblico impiego, assegno unico per i figli, uniti all’impegno forte assunto dal Governo di aprire al più presto un confronto con il sindacato sulle rigidità della Legge Fornero e di accelerare la riforma fiscale. La manovra di oggi è molto diversa e migliore di quella di un mese fa: merito di una mobilitazione sindacale intransigente, responsabile e costruttiva, che ha puntato a riallacciare i fili dell’interlocuzione senza conflitti sterili“.

In altre parole invita al dialogo e non allo scontro: “I risultati sono arrivati sulla via del dialogo e del confronto e su questa via la Cisl intende proseguire, in una fase decisiva per il futuro del nostro Paese, rinsaldando il dialogo sociale per ottenere nuovi avanzamenti e continuando ad esercitare pressione sul Parlamento  per migliorare ulteriormente la Manovra e la politica di sviluppo  su lavoro e pensioni, politiche industriali e scuola, sostegno al reddito e caro-bollette, per assicurare nuove e maggiori opportunità ai nostri giovani”.

E conclude (finalmente…… ha detto qualcuno): “Per arrivare a traguardi concreti e duraturi non serve incendiare lo scontro in modo generalizzato: rischiamo di spezzare i rapporti sociali e industriali trasformando i luoghi di lavoro in campi di battaglia. Quello che serve oggi è l’esatto opposto: coesione, responsabilità e partecipazione sociale”.

Dal governo, stupore: “ La manovra è fortemente espansiva, lo sciopero non è comprensibile. È una manovra che traghetta il Paese verso la ripresa e sostiene famiglie, lavoratori e pensionati”.

Francamente, come abbiamo anticipato, dal momento che sia nell’incontro preliminare col Ministro Franco, che il quello successivo col Presidente Draghi le avvisaglie c’erano tutte lo stupore è davvero fuori luogo: o è un’ipocrisia superflua o dobbiamo concludere che questo governo, troppo impegnato a cercare di contenere la guerra quotidiana tra bande nella sua maggioranza eterogenea, ha perso totalmente il contatto con le parti sociali e, quindi con una fetta maggioritaria del Paese.

Ormai anche il Presidente di Confindustria un giorno si e l’altro pure è critico verso i provvedimenti governativi, a suo giudizio troppo tiepidi per guidare, o almeno assecondare, il rilancio economico e sociale del Paese. Ora Ggil e Cils proclamano lo sciopero nazionale, pur limitandolo ad otto ore.

Bisogna essere onesti, rivolgendosi ai propri lettori, e chiamare le cose col proprio nome. In Italia, visto che gran parte dei media sono collegati a partiti, e in maggioranza ci sono tutti o quasi, esprimere critiche nei confronti di Draghi corrisponde a blasfemia pronunciata da una novella santa inquisizioni. Questa testata ritiene, invece, che pur nel totale rispetto doveroso per le qualità ed i meriti storici di un personaggio della caratura di Draghi, a cominciare dalla sua autorevolezza in Unione Europea, non si possano tacere limiti e difficoltà che lo affliggono. Per la semplicissima ragione che ricadono sul Paese.

L’assenza di un orientamento politico di questo Governo comincia, infatti, a pesare seriamente. Ora, che incombono provvedimenti urgenti con forte valenza politica, che incidono sulle scelte di bandiera dei partiti della stessa maggioranza, quest’ultima da segni evidenti di sgretolamento, o quanto meno di scarsissima coesione. Ne consegue la necessità di equilibrio per accontentare tutti i partiti di una maggioranza eterogenea e, dunque, di varare provvedimenti “cerchibottisti” che, però, contrastano con l’esigenza del Paese di linee di percorso decise e tempestive finalizzate al rilancio concreto e reale.

Da un po’ la distanza tra Governo e parti sociali appare sempre più marcata.

In conclusione lo sciopero generale del 16 dicembre ha una doppia valenza: da un lato segna una piccola crepa nell’unità sindacale, e dall’altro una preoccupante distanza tra mondo del lavoro e Governo. Entrambe cose non positive per il Paese, ma non è che nascondendo la polvere sotto il tappeto si risolva qualcosa.

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