Ritorna l’ammuina dei Paesi “frugali” e associa Orban.

Ai Paesi “frugali”, si aggiunge l’Ungheria di Orban per rallentare ed osteggiare il percorso del Recovery Fund. L’Europa va rifondata facendo tesoro degli errori fatti. Ora o mai più.

Mentre l’Italia si sta richiudendo su di sè e sui problemi interni alla maggioranza -gli Stati Generali ne sono la prova provata- ed a guardare all’Europa sembrano essere rimasti solo il Ministro Roberto Gualtieri, da un lato, e la “strana coppia” dei due leader dell’opposizione che conta, in Europa riprende la vergognosa ed indecorosa ammuina sul Recovery Fund.

Ritornano alla carica i Paesi “frugali”, cioè Austria, Olanda, Danimarca e Svezia, e chiedono, anzitutto, il ridimensionamento dei fondi europei per la pandemia, proposti dalla Commissione europea e dalla sua Presidente Ursula von der Leyen. Non basta, occorre che siano prestiti e non sovvenzioni a fondo perduto; non basta ancora, e quindi urge che i prestiti siano oggetto di maggiori condizionalità, cioè impiegati essenzialmente per riforme strutturali e non per i fabbisogni essenziali di ciascuno stato membro beneficiario, che ha situazioni e necessità intuibilmente differenti. A dirla tutta, i più attivi sono Austria ed Olanda, rimanendo gli altri due, in questa fase, alquanto defilati.

Ai due Paesi si è aggiunta l’Ungheria di Orban, incurante delle della procedura aperta a suo carico, tanto c’è sempre la Polonia pronta a sostenerlo col suo veto. La motivazione di Orban è emblematica del personaggio: “Ingiusta, perché aiuta i Paesi del sud”, ovvero i più colpiti. La sua logica è elementare: stanno bene i contributi e gli aiuti, ma solo quando a beneficiarne sono io. Non fa una piega.

Purtroppo, trattandosi di variazioni di bilancio, occorrerà l’unanimità ed i “frugali” più Orban provano a guadagnar tempo e risparmiare un’elemosina, sapendo che, alla fine, dovranno cedere alla pressione dei Paesi più forti, stante la necessità di ciascuno di mantenere buoni rapporti, pena il loro fallimento economico.

Intanto, si consuma la tragedia dei disperati europei che il tempo non l’hanno, al quale si aggiunge l’incalzare imminente dei profughi della Libia, dove l’Europa, non parlando con un’unica voce, non riesce neanche ad ottenere una tregua. Aspettiamoci almeno sedicimila emigranti, gente che la guerra in Libia ha privato di tutto, casa, lavoro, cibo per i figli, prima che per sé stesso. Porti chiusi o aperti non li ferma nessuno, salvo comportarsi da assassini come i “guardiacoste” libici o greci, gli uni armati di mitragliere, gli altri di punteruoli allungati. Non so se sia peggio morire per un proiettile o per annegamento. Bhé anche da noi non è mancato chi ha fatto di tutto e di più pur di liberare il Mediterraneo di testimoni scomodi.

E’ arrivato il tempo per gli europeisti di chiedere ai Paesi fondatori ed a quanti ci credono se gli è rimasto nel dna una briciola di buonsenso, dignità e concretezza. Se è così occorre dare assoluta priorità, accanto alla soluzione dei problemi provocati dalla pandemia, ad un nuovo patto per l’Europa. La follia dell’unanimità va eliminata immediatamente. E’ la negazione della democrazia, che funziona a maggioranza, e l’incubatrice del ricatto elevato a progetto politico. Germania, Francia, Italia siano promotrici di una nuova Europa, per i popoli e non solo per il libero scambio delle merci, un Europa politica, con poteri veri, che ci faccia sentire orgogliosi di farne parte ed esserne cittadini. Federazione o Unione di Stati che sia, abbiamo necessità di far parte di un soggetto capace di parlare alle potenze mondiali -che ovviamente avversano il progetto- a pari dignità e con una sola voce, di difendere i confini efficacemente con istituzioni europee preposte. Si oppone qualche sovranista, che oggi sa solo prendere ed incartare vantaggi e che non conosce il significato della parola solidarietà? Scusate….. ma chi se importa. Vediamo se vorranno rimanere fuori dai vantaggi del mercato comune e della Bce, senza la quale ultima, noi italiani per primi saremmo falliti; ed è certo, con buona pace di chi, dicendo il contrario, mente sapendo di mentire. Ma ormai è talmente infognato nella menzogna che non può tirarsi indietro. Non lo invidio.