Riprende la scuola, ma le Università ?

Le università in crisi, ma con loro studenti e famiglie. cosa si sta facendo per loro?

Maria Catalano Fiore

In questi giorni sento amici e conoscenti parlare di figli o nipoti che dovrebbero riprendere la scuola. Al di là delle contestazioni più o meno giuste alla Signora Ministra per l’Istruzione, sul costo dei banchi, sulle scuole fatiscenti e sporche, per le quali si poteva far qualcosa nel periodo di stallo, o adesso che non sono frequentate, ma non voglio polemizzare.

Ci sarebbe poi da scrivere un papiro sui poveri precari da oltre 20 anni sono, comunque ancora in bilico e sulle nuove assunzioni…top secret.

La scuola comincerà il 14 settembre, dal 20 in poi già la prima interruzione per le elezioni regionali, poi altro, già diffuso il calendario delle interruzioni.

Ma progredendo, a chi dopo la scuola dell’obbligo si avvierà verso un nuovo percorso, ed una incognita per il suo futuro, spesso costretto a fare il pendolare in treni o autobus super affolati….non ci pensiamo…?

Saliamo di livello e la situazione peggiora notevolmente. L’Università, un salasso notevole per le famiglie, in alcuni casi veramente in crisi, non sono in grado di affrontare le tasse Universitarie! Sono diventate talmente esose che se una famiglia media ha una casa di proprietà, una macchina, anche vecchia, e due stipendi, magari appena nei limiti della media, risulta “ricca”e quindi non degna di nessuna agevolazione. Quindi è costretta a fare salti mortali per permettere ad un figlio di frequentare l’Università. E se i figli sono due o tre, si fa il sorteggio? Nei secoli scorsi, nelle famiglie dell’alta borghesia il figlio più grande poteva studiare, magari presso un seminario, quello medio, prendeva le redini della famiglia, un terzo o terza, senza dote, poteva solo entrare in convento.

Lo storico Palazzo dell’Ateneo a Bari, sede delle Facoltà Umanistiche

Non sto sclerando, solo pensando a cose riferitemi da conoscenti vari, e se poi lo studente e’ fuori sede? Ormai le famiglie sono impossibilitate a pagare un fitto, le tasse, il sostentamento, libri, e tutto il resto, tutte le entrate dovrebbero servire solo a questo. Inutile la didattica a distanza. Molti poi sono costretti a far rientrare i figli a metà percorso.

Analizzando, la laurea Triennale non serve a niente, ci vogliono altri tre anni di specialistica e masters vari, ma non è detto che si approdi ad un posto di lavoro. Quanti giovani promettenti si sentono quasi fortunati ad aver trovato una assunzione, precaria, o rinnovabile in un Cool Center? E quanti giovani e bravi laureandi in medicina lavorano per 800 Euro nei Pronto soccorso o sulle Autoambulanze del 118, rischiando spesso la vita?

Ma quello che fa più male è sentire un genitore chiedere al proprio figlio di ritirarsi dagli studi almeno per un anno, con la speranza…chissà di trovarsi un lavoro per il suo sostentamento. Più del vitto e alloggio, una famiglia non riesce a far di più. Le bollette, mutui e scadenze incalzano ed già difficile conciliare il pranzo con la cena. Sembra assurdo, ma non lo è.

Per cosa abbiamo lavorato una vita, ci siamo sacrificati con mutui e prestiti, cosa possiamo garantire ai nostri figli che da un giorno all’altro si sono ritrovati senza un futuro e senza un benché minimo spiraglio di ripresa. Lo Stato cosa sta facendo per le nuove generazioni, per quelli che prenderanno il nostro posto?

E’ oramai chiaro che il Covid ha impoverito questo paese anche culturalmente non solo economicamente. Ci sono poi città universitarie, tipo Urbino, Bologna, Milano e/o famiglie che vivevano grazie alle entrate degli universitari fuori sede. Quante persone sole, affittavano uno o due posti letto a studenti, per un aiuto economico ed anche compagnia notturna. Quando si risolleveranno?

Lo stesso Presidente della Conferenza dei Rettori: “Va scongiurato un crollo delle iscrizioni come nel 2008. Ci vollero 10 anni per recuperare”. E adesso?

Secondo i dati trasmessi dallo Svimez spariranno circa 10.000 studenti. Due terzi del calo riguarderanno gli Atenei del Mezzogiorno. I dati sono sin troppo chiari 35.000 matricole in meno, giù dell’11% rispetto al 2019, che era già stato considerato un disastro. In termini economici la perdita per gli Atenei sarebbe pari a 46 milioni di Euro di mancato gettito di tasse universitarie, ma molto maggiore se si considera l’indotto, tutto ciò che ruota attorno all’istruzione universitaria.

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