Riapertura scuole superiori. Italia contraddittoria.

Le schizofrenie di un Paese eternamente in bilico tra rigorismo e permessivismo.

GP

Giuseppe Conte si è “concesso”a Porta a Porta dove ha parlato di vaccini, di Recovery fund, di Mes, di rimpasto “inventato”, alla verifica nessun partito di maggioranza lo voleva. Un Premier estremamente ottimista con certezze sulla tenuta del governo, che francamente in molti, non solo dai cosiddetti giornali di opposizione, abbiamo giudicato privo di fondati riscontri reali. Certo, lui, ha più informazioni, non dico di tutti i Colleghi, ma almeno di me. Non voglio fare la Cassandra, anche perché una crisi in questo delicatissimo momento sarebbe una tragedia nella tragedia di un anno che non ha eguali a memoria d’uomo, ma a proposito di “ben informati”, vorrei ricordare a tutti, a cominciare da Giuseppe Conte, che il “cornuto” della favola è sempre l’ultimo a sapere delle corna. Sarò irriverente, ma lo sono per mestiere.

Ma non abbiamo riferito quanto detto da Conte, che è la fonte di questa riflessione che vorrei fare con Voi, cari lettori e che mi fa pensare al un Paese sull’orlo dell’impazzimento.

Arriva Natale è l’Italia si tinge di rosso. No! Non perché sia il colore tipico del Santo Natale, il colore della palle più comuni e sgargianti sull’albero, il colore del costume del caro Babbo Natale, il costume della festa, si tinge di rosso perchè per dieci dei quattordici giorni del periodo Natalizio l’intero Paese sarà zona rossa. Ne abbiamo scritto e discusso più volte.

Prudenza condivisibilissima, timore più che fondato visto che la seconda ondata è partita come una lieve apparente increspatura del mare dalle vacanze estive. Dunque, ci si è detto nella cabina di regia della lotta alla diffusione del virus: “Non facciamo che le Sante feste si trasformino in una tragedia”. Ragionamento che non fa una grinza. Abbiamo tirato furori dal cappello a cilindro l’ennesimo Dpcm e pure le faq relative.

Poi il giorno dopo il periodo 24 dicembre – 6 gennaio, il giorno 7 riapertura della didattica in presenza anche per gli alunni delle superiori.

Conte deve essersi reso conto che qualcosa non quadrava e che ci si trovava di fronte a comportamenti e dichiarazioni schizofreniche. Ma come, si sarà chiesto un ascoltatore pensante, per tutte le vacanze divieti di spostamenti ed il giorno dopo, nonostante il servizio di trasporto pubblico faccia acqua da tutte le parti, si riapre la scuola in presenza? Ed allora ha attenuato: in presenza al 50% (come fossero pochi) e riapertura caso per caso, comune per comune.

Non può comprendersi la situazione senza paragonare a situazioni analoghe in cui i comportamenti schizofrenici non sono mancati. C’è da parte del Premier la necessità che non si tocchino alcuni Moloch che rischiano di indispettire chi sulle proprie convinzioni per quanto assurde non deflette. Così è per il Mes che quando viene nominato somiglia a parlar di corda a casa dell’impiccato, così è per la Scuola, diventata la madre di tutte le battaglie politiche, che diciamolo con franchezza, poco ha a che vedere con la socializzazione e l’acculturamento dei giovani e molto più con il consenso elettorale di quei genitori che hanno scambiato gli insegnanti e l’insegnamento per baby-sitter.

Francamente credo che ai tanti italiani di buon senso e che seguono con attenzione l’evoluzione del Paese queste stonature hanno destato non poche preoccupazioni. A me, sì.

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