Ragioniamo di Covid

Proviamo a sgombrare la questione da prevenzioni e credenze erronee che non giovano a nessuno.

Gianvito Pugliese

Confesso, sono stato per un attimo tentato di titolare questo articolo: “Accendiamo, o puntiamo, i riflettori sul Covid”. Mi sono ravveduto subito.

Questo giornale è stato presentato ufficialmente il 3 febbraio 2020. E’ andato a regime e si è avviato con pubblicazioni quotidiane dalla metà di quel mese. Il Covid nel nostro Paese si è affacciato, anche lui ufficialmente, da marzo dello stesso 2020. Ufficialmente, certo, perché ha quasi certamente ragione chi sostiene che, già da dicembre, strisciava sotterraneo e per assenza di conoscenza del virus abbiamo tardato ad identificarlo e, conseguentemente, ad avviare le indispensabili misure di contenimento.

Da marzo, quotidianamente, abbiamo pubblicato i “Dati Nazionali” relativi al Covid 19, sempre e solo sulla base delle informazioni forniteci dal Ministero della Salute e dalla Protezione civile. Poco dopo abbiamo affiancato il nazionale con la pubblicazione giornaliera del Bollettino epidemiologico della Regione Puglia. I riflettori, dunque, li abbiamo da sempre tenuti puntati sulla pandemia che ha colpito il nostro Paese, andando anche oltre, con qualche notizia relativa alla diffusione all’estero, cortei e manifestazioni no-vax prima e no green-pass dopo. Non sono mancati commenti e decise prese di posizioni sia sull’andamento dei contagi nel Paese, sia sull’efficienza del contenimento, sia su discutibili esempi negativi di personaggi che, da incoscienti, colposamente o dolosamente minimizzavano e esortavano, con parole o esempi a non utilizzare le mascherine, ad assembrarsi appassionatamente.

Gli errori e gli equivoci in cui siamo caduti, un poco tutti, non si contano. In fondo siamo il Paese dei guelfi e ghibellini, dei Capuleti e Montecchi, dei Coppi e Bartali, dei Mazzola e Rivera, e finanche dei Muti ed Abbado, nulla di nuovo, sotto il bel sole italiano, nell’assistere a contrapposizioni anche in quella guerra ingaggiata dal Paese col Covid, che con un po’ di buonsenso avremmo dovuto combattere tutti sempre dalla stessa parte.

Passata la tempesta, si fa per dire, perché al momento siamo in piena fase di crescita dei contagi, che hanno superato i ventimila al giorno, cancellate dalla nostra memoria le immagini delle fila di camion militari che portavano, al posto di armi e merci, quantitativi impressionanti di bare di deceduti per Covid, che non potevano ricevere neppure una degna sepoltura, ci siamo subito divisi tra sostenitori della priorità di vita e salute dei cittadini e priorità della salvaguardia economica del Paese.

In questa guerra assurda tra bande, i media, tv in primis, ma anche i giornali non sono stati da meno, si sono nutriti, diciamolo un poco da saprofagi, della polemica, esaltando finanche quella tra medici, ed alimentando con la benzina della visibilità, la fiamma della competitività all’ossesso, alimentando però al contempo una confusione orrenda nei cittadini, che non sapevano più che pesci pigliare.

Non vorrei continuare a rigirare il coltello nella piaga, siamo un quotidiano anche noi de Lavocenews.it, ma gli animali saprofagi hanno il merito di fungere da spazzini della natura, ma non riesco ad intravedere alcun merito nell’alimentare confusione in quel momento drammatico.

Come dimenticare il rianimatore di grido, che annunciava la fine della pandemia alla vigilia di una nuova ondata esponenziale provocata dalle folli imprudenze vacanziere?

Ma tifosi del lockdown e del riaprire “tutto e subito” hanno continuato ad affrontarsi. Tanto difficile capire che solo con rigide misure di contenimento ci si può poi permettere di riaprire in sicurezza e salvare l’economia del Paese, senza compromettere salute e vita dei cittadini? Tanto le due tesi, che i rispettivi obiettivi si prestavano in realtà ad integrarsi vicendevolmente, solo che li si fossero guardati dalla giusta angolazione.

In piena ondata di crescita siamo riusciti a mettere in dubbio l’utilità della mascherina e ci abbiamo messo molto, troppo tempo per far capire che la mascherina chirurgica era utile solo a non contagiare il nostro prossimo e che per proteggere anche noi stessi dovevamo utilizzare almeno la FFP2.

Difficile comprendere come del distanziamento “prudenziale” per ridurre i rischi di contagio, in giro se ne vedesse poco e niente. Nei super ed ipermercati alla casse per due clienti che rispettavano la distanza prudenziale di un metro, decine in coda erano appiccicati e pensare che non è che guadagnavano nulla, i tempi della coda alla cassa rimanevano sempre identici.

Allucinante il ricordo dei pochi che provavano a riprendere chi gli si accalcava addosso o era o privo di mascherina o la teneva sotto al naso o addirittura al mento, e che si sentiva rispondere in malo modo nell’indifferenza generale, senza nessuno a dargli man forte.

Poi arriva finalmente il vaccino, la salvezza, l’unica arma davvero efficace nella guerra al Covid, perché in realtà di una guerra si tratta, combattuta su scala mondiale e che, a differenza delle storiche guerre mondiali, non ha risparmiato nessun Paese al mondo.

E con il vaccino spuntano la versione aggiornata degli eterni complottisti, quelle persone che vedono un complotto in ogni cosa. Non dico che qualche volta non la possono azzeccare, ma sono episodi più unici che rari. Saranno dapprima no-vax, contrari al vaccino. Non è che non sia lecito temere gli effetti collaterali che il vaccino, come ogni medicinale può provocare. Se provate a leggere il foglietto allegato anche al medicinale più blando ed inoffensivo, con le controindicazioni, la manifestazione di intolleranza più comune, la diarrea, vi viene non per il medicinale assunto, ma per quel malefico foglietto che vi ha terrorizzati al punto da…… farsela sotto. La questione è che, dati di oggi dell’Istituto superiore di sanità, che conferma l’utilità del booster (cioè il richiamo): ” Il rischio di morte per chi non si è vaccinato è 16,6 volte superiore rispetto a chi ha avuto la terza dose”. Una precisazione che dovrebbe far correre tutti, nessuno escluso all’ hub vaccinale più vicino.

In realtà i no vax non sono fatti con lo stampino. Accomunati dall’avversione al vaccino, poi sono individui pensanti e come tali con una idea diversa l’uno dall’altro. Se continuano a rifiutare il vaccino non è solo per timore delle complicazioni relative, ma anche e soprattutto perché molti di loro non credono neanche ad una parola scritta o detta dalla scienza, dalla medicina, dalle autorità sanitarie. Si arriva per qualcuno a pensare: “Tutte balle inventate dalle multinazionali farmaceutiche e da chi vuole imporre la dittatura sanitaria”. Come si possa credere che tutti i governi del mondo siano d’accordo per spacciare il nulla come una pandemia planetaria, è francamente difficile da capire, ma c’è chi arriva a pensarlo. Il complottismo, forse, dovrebbe essere studiato più attentamente da psichiatri e psicologi.

Poi basta che un sedicente medico, che deve essersi preso la laurea in qualche corso per corrispondenza, tipo storica scuola “Radio Elettra”, avanzi qualche dubbio sul vaccino e parte il tam tam sui social per comunicare urbi et orbi il responso di questo novello vate.

Una cosa però va chiarita, senza se e senza ma. Non per spezzare una lancia in loro favore, ma per amore di chiarezza e verità, che mi sforzo di praticare in questa testata. Il vaccino non esclude categoricamente che si possa divenire positivi al virus. Riduce sì la probabilità di contagio, ma non la esclude, e se positivizzato il vaccinato ha grandi probabilità di un decorso della malattia piuttosto lieve e nel peggiore dei casi di riuscire ad uscire dalla terapia intensiva sulle proprie gambe e non in orizzontale nell’ultima dimora.

Smettiamola dunque di disegnare e far apparire i no vax come gli “untori” del terzo millennio. Non è che siano privi di responsabilità sociali, ma untori a prescindere non lo sono. Lo diventano senza le mascherine, quando assecondano e favoriscono assembramenti come nei rav party o nelle stesse manifestazioni di protesta, dove mascherine e distanziamento sono per molti inutili orpelli. Ma anche il vaccinato, o meglio il triplice vaccinato, può diffondere il virus se ne è portatore, magari sano e inconsapevole.

I no vax, anche se non lo ammetteranno mai, sono invece responsabili del disagio sanitario del Paese, se è vero, come è vero, che sono loro i principali occupanti di posti in ospedali ed in terapie intensive. La Sanità del nostro Paese già prima del Covid non era da terza mondo, ma non era neanche messa così bene. Questa maledetta pandemia ha ridotto drasticamente la capacità della nostra Sanità di curare malati diversi da quelli Covid ed è una tragedia immane che si è abbattuta su tanti cittadini abbisognevoli di cure e sulle loro famiglie.

I no vax ovviamente si sono evoluti ed aggiornati in no green pass, quando è arrivato il certificato vaccinale, prima normale e poi super, che consente o meno di accedere ad alcuni luoghi ed a taluni servizi.

Quando usciremo dalla pandemia nessuno può dirlo con certezza, ma quello che mi sto chiedendo e come ne stiamo uscendo, e di questo invece qualche avvisaglia già si può intravedere. Guerre, rivoluzioni ed epidemie hanno sempre nella storia umana segnato ed anticipato grandi mutamenti, almeno in campo sociale, economico e culturale. Qualcuno, Papa Bergoglio, in testa ci esorta ad uscirne migliori.

La pandemia, in realtà, ha esasperato ed esacerbato gli animi, la reclusione sanitaria, che ci siamo più autoimposti per prudenza, che costretti con la forza pubblica, non ha migliorato certo il nostro umore e la psichiatria comincia a vedere patologie mentali, conseguenti a comportamenti sociali innaturali, impostici dal Coronavirus. Francamente avverto. più che vedere, una sorta di estremizzazione caratteriale. Sbaglierò, ma dove c’era il razzismo, si ergono mura e orlature di filo spinato, dove c’era sfruttamento dei poveri e dei più miseri, si affina e cresce utilizzando altri nuovi strumenti, dove c’era generosità e altruismo, l’impegno è cresciuto. I medici ed il personale sanitario hanno dato vita ed anima per farci arrivare dove siamo. Incancellabile nella mia mente il ricordo di medici ed infermieri sfiniti, gettati a terra in un angolo del reparto senza più forze.

La verità e che questo mondo nel bene e nel male non finirà mai di stupirci e, restando nel campo della sanità, mentre qualcuno importa mascherine non conformi, ed un altro vende sul web “miracolosi” farmaci placebo contro il Covid, un medico continua ininterrottamente a curare malati in ospedale e non va più a casa per timore d’infettare i suoi ed una infermiera resta in reparto oltre la giornata di lavoro faticosissima, bardata come un astronauta, per permettere a qualche paziente di mettersi in contatto con i propri cari, forse per l’ultima volta.

Mi accorgo che, scavando, siamo arrivati all’eterno immutabile fascino di questo nostro mondo: bello perché vario.

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