Putin al Forum di San Pietroburgo

“L’Europa sta pagando per le sanzioni imposte” ad una Russia forte e sovrana.

Gianvito Pugliese

Non molto prima del discorso programmato di Putin al Forum economico internazionale di San Pietroburgo il Cremlino si è visto costretto a riconoscere che un attacco informatico “denial of service” aveva raggiunto l’obiettivo di disabilitare i sistemi di accreditamento e di ammissione del Forum. Obiettivo pienamente centrato dall’attacco hacker dal momento che ha costretto a ritardare di un’ora l’inizio del forum ed il discorso di Putin.

Il discorso di Putin ha avuto assai poco a che fare col vero tema del Forum, cioè l’economia del Paese e le relazioni economiche in un mondo globale, economia che è stata affrontata solo in chiave di classica propaganda del Cremlino. Per il resto in realtà un comizio per esaltare “l’operazione speciale militare per denazificare e disarmare l’Ucraina”, negare i crimini di guerra commessi dalle forze armate russe ed ostentare indifferenza contro le sanzioni economiche dell’occidente e superiorità militare su tutto e tutti della grande madre Russia. Ha affermato ieri con forza la resilienza della Russia contro un mondo occidentale, accusato di arroganza coloniale e di voler schiacciare il suo Paese con una “guerra lampo” economica di sanzioni.

La guerra lampo, cavallo di battaglia di Hitler, dev’essere un pallino di Putin. Aveva, infatti, programmato che in tre/cinque giorni avrebbe occupato tutta l’Ucraina, arrestato Zelienkyi ed i suoi più diretti collaboratori e rovesciato il governo eletto, imponendo a Kiev un fantoccio, tappetino di Mosca. Siamo al 115° giorno di guerra e nessuno degli obiettivi russi è stato raggiunto. Ora la guerra lampo, secondo l’orso Vladimiro, è quella delle sanzioni occidentali, che in realtà si apprestano a varare il 7° pacchetto di nuove sanzioni, che di lampo non hanno neanche la cerniera.

E, parlando al Forum economico internazionale di San Pietroburgo, un evento-vetrina che negli anni passati aveva lo scopo di ostentare ed osannare l’economia Russa, il cui pil in realtà è pari a quello della Spagna, di gran lunga inferiore a quello di tutti i Paesi Europei industrializzati, è tornato ripetutamente a parlare della sovranità della Russia in un nuovo ordine globale.

Secondo la stampa inglese (a cominciare da Reuters) e le altre principali testate europee il Forum di San Pietroburgo quest’anno si sarebbe tenuto con quasi nessuna partecipazione occidentale. Ha fatto eccezione l’italiana Confindustria Russia, presente in forze a San Pietroburgo, mentre i leader italiano, francese, romeno e tedesco erano a Kiev. Ne ha scritto ieri la nostra Giovanna Sellaroli.

Lo zar Pietro il Grande reincarnato:”Siamo persone forti e possiamo affrontare qualsiasi sfida. Come i nostri antenati, risolveremo qualsiasi problema, l’intera storia millenaria del nostro Paese ne parla”. Applausi hanno sottolineato l’affermazione di Putin di essere determinato a continuare la “operazione militare speciale” in Ucraina, indifferente alle sanzioni occidentali. Francamente co tanti morti innocenti ogni giorno è decisamente un gesto di pessimi gusto. Vero che il parterre era diviso tra dittatori del pianeta (non tutti), ed affaristi privi di qualsiasi scrupolo e moralità.

L’economia è divenuta sempre più un optional. Ha ribadito, invece, che l’obiettivo principale “dell’operazione speciale” era difendere il “nostro” popolo del Donbas, una giustificazione che Kiev e l’Occidente affermano essere un pretesto infondato per una campagna militare d’invasione finalizzata alla conquista che è costata migliaia di vite e ha occupato territori ucraini diversi dal Donbas.

Settantatre minuti di discorso, tanto è durato quello di Putin, in cui ha riaffermato che i soldati russi stanno combattendo per difendere i “diritti della Russia per garantire lo sviluppo….. in un contesto di crescenti rischi per noi e minacce, la decisione della Russia di condurre un’operazione militare speciale è stata forzata, difficile, ovviamente, ma forzata e necessaria”.

Si proietta un video registrato dal presidente cinese Xi Jinping, sulla cooperazione cinese-russa in cui, come Putin, afferma che l’era di dominazione americana è finita.

Un gioco di sponda per Putin secondo il quale gli Stati Uniti si consideravano “l’emissario di Dio sulla Terra”, mentre la Russia sta prendendo il suo posto in un nuovo ordine mondiale le cui regole saranno stabilite da “stati forti e sovrani“.

Quindi ha definito la campagna militare in Ucraina l’azione di un “paese sovrano che ha il diritto di difendere la propria sicurezza”, accusando l’Occidente di “appropriazione militare attiva del territorio ucraino”, che invece evidentemente considera cosa russa di cui disporre a piacimento e distruggere se si oppone.

Forum economico internazionale di San Pietroburgo (SPIEF)
Un maxi scherno per invitati non delle prime file

Riconosce la portata della distruzione operata, e se ne fa vanto in realtà, senza dirlo apertamente ed assolve le forze russe.

In una sessione di domande e risposte, durata due ore dopo il suo discorso, evoca Stalingrado, la città sovietica rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale, ora ribattezzata Volgograd.

Non dobbiamo trasformare quelle città e paesi che liberiamo in una parvenza di Stalingrado. Questa è una cosa naturale a cui pensano i nostri militari quando organizzano le ostilità”. Ma le città ucraine rase al suolo dicono esattamente il contrario ed i partecipanti al forum lo sanno tutti, ma Putin mente come al solito senza pudore e senza alcun rispetto dei presenti.

L’Ucraina afferma che la Russia si è resa responsabile di migliaia di civili morti, della distruzione di città come Mariupol.

La Russia, per bocca di Putin nega di aver attaccato obiettivi civili e rigetta le accuse di crimini di guerra “frutto d’invenzioni ucraine e occidentali”.

Putin nega che la Russia abbia responsabilità nell’aumento dei prezzi globali dei prodotti alimentari di base. E’ sferzante. Dichiara che la mancata esportazione di cinque o sei tonnellate di grano ucraino e sei o sette tonnellate di mais “non cambia nulla”.

Si dichiara pronto a garantire le navi che esportano grano ucraino attraverso il Mar Nero, ma aggiunge che l’Ucraina ha cinque o sei rotte alternative, attraverso la Bielorussia, la Polonia o la Romania.

Peccato che fino al giorno prima dell’invasione giurava e spergiurava che mai un militare russo avrebbe attraversato il confine con l’Ucraina. Quanto valgono, dunque, le sue garanzie?

Riassunto di Euronews
Intervento integrale sottotitolato

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