Palamara: non ero solo io!

Il tentativo di Palamara di difendersi consiste nell’ammettere i propri errori (reati), sottolineando di non essere però l’unico responsabile.

Gianvito Pugliese

Luca Palamara, ex presidente dell’Anm -Associazione Nazionale Magistrati, dal momento che ne è stato espulso, si difende ammettendo errori -che poi sarebbero reati-, leggerezze, comportamenti impropri ed il mercato in Csm -Consiglio Superiore della Magistratura-, delle nomine dei colleghi per appartenenza e non per meriti, ma aggiunge, non ero il solo, era un sistema. Freccia avvelenata: tutti quelli che oggi gli voltano le spalle, sarebbero stati in coda a chiedergli favori. “Farò i nomi e racconterò fatti”, promette -meglio ci starebbe minaccia-.

Chissà perché, ma mi rammenta il discorso alla Camera dei Deputati di Bettino Craxi del 3 luglio del 1992, quello che, unitamente ai fatti collegati che seguirono, segnò nel bene e nel male la fine della prima Repubblica. Ve ne posto il minuto e venti secondi salienti.

Per i non addetti ai lavori, ma forse anche per quelli, l’Anm, fondata nel 1909, vede iscritti 8358 magistrati su di un totale di 9162 Giudici e Pm italiani in servizio. Praticamente circa il 90% dei magistrati italiani. Tra i suoi compiti istituzionali: la Tutela dei valori costituzionali, l’Indipendenza e l’Autonomia della magistratura.

Siamo garantisti sempre e lo siamo anche in questo caso, ma il garantismo verso chi ricopre pubbliche cariche o funzioni, politiche o amminitrative che siano, di qualsivoglia livello, va contemperato con l’esigenza prioritaria del cittadino ad essere ben amministrato e soprattutto da persone specchiate nelle quali può e deve riporre tutta la sua fiducia, magistrati in primis.

Teoria? No! Illustrazione della società come dovrebbe e potrebbe essere, solo che, anche noi cittadini, questi requisiti li sapessimo e volessimo pretendere.

Torniamo a Palamara: due gli episodi più significativi di questa storia. Una serata in cui si discuteva di nomine di procuratori della repubblica (Roma) che avrebbero potuto influire sulle indagini a carico della politica e dei politici che contano, in cui come “suo ospite” e accompagnatore, risultò esserci l’onnipotente, ai tempi del Governo Renzi, Luca Lotti -, sì proprio l’ex Ministro dello Sport-, e le intercettazioni di telefonate e chat su quello che potremmo definire tranquillamente “il mercato delle vacche” nel Csm sulle nomine, trasferimenti, incarichi, non ultimo sul procuratore di Perugia, cui spetta indagare sui Colleghi romani e conseguentemente sui politici contigui ai medesimi. Alla nomina di Cantone in quell’incarico, avvenuta post dimissioni di Palamara, abbiamo dedicato un articolo, che può essere utile ad approfondire. Ripeto e, scanso equivoci, chiarisco; non so se sia l’uomo migliore, qualche dubbio me lo fanno sorgere gli scarsi risultati effettivi dell’anticorruzione -più proclami che concretezze- e qualche amicizia, esibita peraltro apertis verbis. Confermo, tuttavia, ragionamenti e conclusioni.

L’associazione nazionale magistrati nega che al Palamara non sia stata data possibilità di difendersi e discolparsi dinanzi ai probiviri, che hanno sancito l’espulsione, e lo accusa di aver mentito in proposito. Qualche ex-collega, fra i pochi chiamati direttamente in causa da Palamara -spero che il collega non risulti offensivo, non vuol esserlo- ha dato mandato per querelarlo. Palamara, peraltro, è stato sospeso da incarichi, funzioni e stipendio dal Ministero competente. Giorgia Meloni: “Non basta!”. Che facciamo, onorevole? Lo impicchiamo al primo albero robusto? Un Collega giurista, parafrasando, scriveva: “Palamara, nomi, cognomi, soprannomi ed amanti!!!” Non può un magistrato comportarsi come un qualsiasi imputato che minaccia a mezzo stampa: complici o meno che siate, se non mi sostenete ed aiutate, vi tiro dentro tutti! Un minimo di dignità, e che diamine, per rispetto alla toga indossata per tanto tempo.

Spero che presto si chiariscano le cose perchè Palamara -a torto ritengo, ma potrebbe anche risultare a ragione- getta fango sull’intera magistratura o, quantomeno, su gran parte dei magistrati ed è in discussione ed in pericolo la credibilità della magistratura, preziosa per la tenuta della democrazia, e la sua indipendenza ed autonomia, costituzionalmente tutelate.

Sarò malevolo, ma, in contemporanea, da un lato si accelera la riforma indispensabile del Csm e delle regole per le nomine, che ci auguriamo “finalmente” siano ispirate alla meritocrazia, dall’altro, l’indebolimento dell’immagine della magistratura sembra legittimare i suoi nemici a richiedere a gran voce la separazione delle carriere. I giudici da un lato ed i pm dall’altro. Primo passo per rendere i Pm totalmente dipendenti dai politici e dai governanti, che decideranno su chi e cosa indagare e, soprattutto, su chi e cosa “non indagare”. Il modello americano, insomma.

Può tornar utile la lettura di questo articolo per comprendere. almeno superficialmente le aberrazioni di quel sistema.

Magari dedicheremo, se i lettori lo vorranno, qualche pagina all’approfondimento di un tema come questo che affonda le radici nella civiltà del Corpus Iuris Iustinianei e che si vorrebbe riportare alla barbarie -leggi della Telenovella Trump il I tempo-, per concedere ulteriori immunità al potente di turno, con prescrizioni brevi aggiuntive che completano il quadro.

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