Mario Draghi, il governo scricchiola: riappaiono i picconatori

I segnali ci sono tutti. In Italia riscuotere troppo successo è davvero pericoloso

Gianvito Pugliese

Sono cosciente di sbilanciarmi ed affrontare un tema delicato, dove il rischio di prendere cantonate è dietro l’angolo. Ma sono abituato da sempre a dire, come si fa in tribunale alla sbarra dei testimoni, “la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità” ai lettori. Il rispetto dei lettori mi è stato inculcato dal mio maestro di giornalismo, il grandissimo Michele Campione. Un giorno di questi vi posto qualche suo articolo scritto una ventina d’anni or sono. Sembra scritto ieri, perfettamente attuale: l’arte dei grandi, perché per Michele il giornalismo non era un mestiere, ma un’autentica arte, non tramonta mai e da lui s’imparava come nella bottega di un sommo artista.

Torniamo al tema. Cosa sia stato a scatenare i picconatori, che nella politica di questo Paese sono sempre svegli come un felino quando caccia e striscianti come serpenti velenosi in agguato, non è facile indovinare. Esagero nel descrivere così la politica italiana? In Germania Angela Merkel è stata cancelliere per 16 anni consecutivi. Solo in tre anni di questa legislatura, giorno più giorno meno, tre governi, Conte Uno, Due e Draghi. E non è certo una delle legislature con governi meno longevi. Ci siamo scordati i governi balneari che nascevano programmati con massimo tre mesi di vita?

Se proprio devo avanzare una ipotesi, potrebbe non aver giovato a Mario Draghi la popolarità raggiunta in questo periodo e certificata, meglio di un sigillo notarile, dai sondaggi sul gradimento di una sua nomina a Capo dello Stato. Ed il fatto che ci avviciniamo a gran passi ai primi di febbraio, quando dovrà essere eletto il successore di Sergio Mattarella non è certo estraneo alle fibrillazioni nel governo e nella maggioranza.

Da un lato c’è la quasi naturale crescita di tensione tra le forze politiche, sia nelle coalizioni, che nei singoli partiti. Mai, come oggi, la nomina del Capo dello Stato, i cui poteri sono abbastanza ridotti e definiti, è stata così contesa. Il centrodestra spera nelle prossime politiche di conseguire un buon risultato, che possa permettergli di andare al governo. Non vorrebbero attendere la scadenza naturale della legislatura -poco più di un anno-, meglio subito, facendo cadere il governo attuale. E siccome al momento si profila un sostanziale pareggio tra le due coalizioni, vedi gli ultimi sondaggi pubblicati, tanto da rendere determinanti, Calenda e Renzi, rispettivamente col 3,3 ed il 2,6%, un Capo dello Stato, non di tutti ma di parte, potrebbe essere determinante nella scalata al potere,

Ma non è solo questione di popolarità di Draghi. Si avvicinano i primi di febbraio, abbiamo detto, quando scade il mandato di Sergio Mattarella e con esso la fine politica di chi ha voluto Mario Draghi a Palazzo Chigi. Non saremo mai sufficientemente grati a Mattarella per aver convinto Draghi ad accettare la Presidenza del Consiglio. Senza Draghi ce lo sognavamo di far la parte del leone a Bruxelles ed essere i primi beneficiari del Ricovery fund. con una assegnazione record di € 191,5 miliardi su complessivi 750. E non è certo l’unico merito di Draghi, che ha raccolto un Paese che, dopo la caduta del Conte II ad opera di Matteo Renzi, rischiava davvero di brutto, in piena crisi pandemica e economica collegata, di dichiarare bancarotta. Dimenticare l’entità spaventosa del nostro debito pubblico sarebbe in qualsiasi momento fatale per l’economia del Paese.

Ma tessere le lodi di Mario Draghi sarebbe qui superfluo ed inutile. La politica non conosce né gratitudini, né tantomeno meritocrazia. Basta vedere gli attacchi quotidiani al duo Lamorgese-Speranza per rendersi conto di quanto scadente sia il comportamento dei politici, a cominciare da alcuni leader di partito. Luciana Lamorgese, se non avesse altri meriti, e li ha nella lotta alla mafia in particolare, ha ridato dignità al Viminale, ridotto prima di lei ad una succursale di propaganda di un partito. Roberto Speranza è un Ministro delle Salute che i Paesi Europei, e non solo, ci invidiano: la politica sanitaria italiana nella lotta alla pandemia è stata indicata a modello, e scusatemi se è poco.

Premessa indispensabile per chiarire che, ora che i € 191,5 miliardi sono in arrivo, in parte già arrivati -da metà agosto 24,9 miliardi-, chi li ha procurati è bene che si metta da parte. Potrebbe essere di ostacolo alla spartizione lottizzata, perché finiscano prevalentemente nelle tasche dei finanziatori dei partiti e dei loro protetti particolari. per ragioni spesso assai poco edificanti.

Esagero? Avete provato a tenere il conto dei politici di primo livello condannati per mafia -concorso interno od esterno che sia-? Io l’ho perso. Sono tanti, troppi e non è che a loro sia mancata l’assistenza legale dei principi e principesse del foro. Ogni stratagemma è stato usato in quei giudizi per salvarli, talvolta con pieno successo. Prescrizioni e rinvii a raffica, per legittimi impedimenti, hanno fatto il resto. Nonostante tutto i condannati sono tanti e tutti erano vertici, quantomeno locali, di partiti.

Ma quando si avanza un’ipotesi, anche se qui non abbiamo fatto un nome o accusato nessuno in particolare, perché prove nei confronti di singoli non le abbiamo, bisogna provarla o quantomeno motivarla?

Esistono queste prove o per lo meno indizi? La risposta è certo. Non solo esistono ma sono indizi gravi, precisi e concordanti, che in diritto processuale valgono come prove.

Uno: il sabotaggio delle proposta Draghi del contributo di solidarietà per il caro bollette, che è andato anche oltre. Ora quegli stessi leader che hanno manifestamente sabotato il provvedimento, riscoprono quella necessità impellente e propongono stanziamenti che sono meri numeri al lotto, visto che uno straccio di copertura finanziaria non esiste minimamente. Solita presa per i fondelli, scusate il termine, dell’elettorato. Ma quando Draghi indicava una soluzione priva di incidenza sul bilancio statale doveva essere messa a tacere. Perchè?

Due: a stretto giro di posta arriva la conferma. Questa testata è stata aperta stamani da un’articolo che riguarda la proroga dello stato d’emergenza, Oggi il Cdm per l’esame, ma già i distinguo emergono ed incombono minacciosi. Esattamente il bis del contributo di solidarietà. Anche se non finisse ritirato come per il caro bollette e passasse l’esame del Cdm, per la proroga mala tempora currunt.

Non ci vuole né la maga Circe, né la preveggente Cassandra, e neanche il divino Otelma per prevedere altri comportamenti simili a breve,

La storia si ripete, sosteneva Giambattista Vico nei suoi studi sulla teoria dei corsi e ricorsi storici. Infatti, tutto deja-vu, sono gli stessi preliminari di ogni complotto di palazzo. Sono le prime picconate alla cieca: quelle che non vogliono altro che indebolire il palazzo per prepararlo al crollo. Poi, una volta ultimata la preparazione, più o meno lunga in base alla solidità della costruzione, irrompono i picconatori professionisti, molto simili a quei predatori che nel branco hanno il compito di finire la preda designata.

Nell’interesse del Paese vorrei tanto sbagliare ed aver preso lucciole per lanterne. Non sarebbe né la prima e, spero, neanche l’ultima volta che sbaglio, spero proprio di avere il tempo di commettere tanti altri errori di valutazione e non solo, ma temo proprio di non sbagliare questa volta. Le fumate e gli spruzzi di cenere e lapilli da un vulcano che credevamo spento non sono un buon segno. L’eruzione, con annessa colata di lava è dietro l’angolo. I vulcanologi lo sanno benissimo che potrebbe avvenire la tragedia, come esaurirsi tutto lì.

Speriamo che sia solo un falso allarme, ma che la situazione sia allarmante, almeno su questo non c’è alcun dubbio.

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