Liz Truss ricevuta dalla Regina a Balmoral è già al lavoro per la crisi energetica

L’investitura di Liz Truss a primo ministro britannico è occasione per una riflessione sulla crisi energetica ed i costi per famiglie e imprese.

Gianvito Pugliese

Sotto i riflettori della stampa internazionale che conta, oggi sono tanti gli argomenti, ma primo fra di tutti “Liz Truss”, che ha ricevuto dalle mani della Regina Elisabetta II l’incarico di primo ministro. E’ il quindicesimo capo del governo che riceve l’investitura dalla sovrana, ma è anche la prima a ottenerlo nel castello di Balmoral, anziché -come è avvenuto nei 14 casi precedenti- a Buckingham Palace a Londra.

La Regina, affetta da problemi di mobilità, ha ricevuto prima l’uscente Boris Johnson e poi l’entrante Liz Truss. Presente solo la fotografa personale di Elisabetta II, che sembra abbia scattato una sola foto (qui sotto).

Nulla è trapelato, secondo consuetudine, sulle parole ed eventuali indicazioni della Sovrana alla neo primo ministro. Sta di fatto che la Truss, appena terminata la cerimonia di rito, si è messa al lavoro partendo dai sostegni a famiglie ed attività economiche dissanguate dalla crisi energetica e dai costi spropositati di gas e petrolio. Materie prime russe estrattive che Putin sta usando come arma di guerra ibrida contro l’Europa, agli occhi del Cremlino, rea di sostenere il popolo ucraino ed il loro stato sovrano invaso dall’armata russa, con un pretesto tra il ridicolo, il puerile ed il patetico, nonché di aver messo mano a sempre crescenti pacchetti di sanzioni, che stanno davvero facendo molto male alla Russia, a dispetto delle menzogne dei filorussi e della propaganda orchestrata dal duo Dmitrij Sergeevič Peskov-Viktorovič Prigožin, quest’ultimo noto come “il cuoco di Putin”, con un mare di bot (robot informatici, che simulano di essere utenti virtuali di social, in realtà inesistenti).

E’ opportuno ricordare che la Russia di Putin ha definito l’invasione della confinante Ucraina, come una “operazione speciale militare intesa a denazificare e disarmare l’Ucraina” e la prima legge successiva al 24 febbraio 2022, proposta da Putin alla Duma (il parlamento russo) e poi promulgata ad horas (ndr. nell’immediato) dallo stesso dittatore russo, prevede la reclusione fino a 15 anni per chi scrivesse o usasse le parole guerra, invasione e simili al posto della definizione imposta dal regime. Normativa che ha indotto le maggiori testate occidentali a far cessare l’attività dei propri corrispondenti dalla Russia.

Ma torno subito a Londra, dove Boris Johnson, nel suo ultimo discorso alla nazione da primo ministro, si è auto-paragonato a Cincinnato, un senatore o un dittatore dell’antica Roma, a seconda delle fantasiose ricostruzioni del personaggio, che dopo aver salvato ripetutamente l’Urbe, si era ritirato in campagna con solo un sacco di grano per seminare. Ma il furbo Johnson ha probabilmente tenuto conto anche che Cincinnato fu poi richiamato al vertice di Roma, per difenderla nuovamente. Molti commentatori si sono domandati se ciò non significhi che già medita un ritorno in politica.

E la novella prima ministro, della cui elezione a leader dei conservatori britannici ho scritto ieri, come ho accennato si è posta subito al lavoro. La BBC (British Broadcasting Corporation) ha reso noto che la Truss coltiva il progetto di “congelare le bollette energetiche delle famiglie per questo inverno e il prossimo, che saranno sostenute da prestiti garantiti dal governo ai fornitori“. La concessionaria britannica in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo nel Regno Unito ha stimato tra i 100 ed 130 miliardi di sterline (116-151 miliardi di dollari) il costo dell’operazione. E occorre tenere conto che oggi $ 1 al cambio è pari ad 1.0085 euro. Scusate il campanilismo, ma è un cambio che favorisce l’esportazione verso gli Usa dei Paesi che hanno adottato l’euro, tra cui la nostra Italia.

Il governo Truss, sempre secondo la più importante emittente del Regno Unito, ha allo studio come aiutare le imprese, operazione certamente più complessa ed articolata che richiederebbe riesami e aggiornamenti frequenti.

Anche diversi altri governi europei hanno allo studio analoghe misure. I prezzi del gas in Europa sono aumentati di circa il 340% in un anno e sono cresciuti del 35% solo nella giornata di ieri, dopo che Gazprom, la società energetica controllata dallo stato russo, ha dichiarato “che estenderà a tempo indeterminato la chiusura del principale gasdotto Nord Stream 1“. La versione russa ufficiale è quella della mancanza di pezzi di ricambio (prodotti dall’Occidente su cui vige l’embargo) che paralizzerebbe manutenzioni e riparazioni. L’Unione europea ritiene che sia solo una ritorsione di Putin contro le sanzioni dell’Occidente, che cerca disperatamente di far venire meno, prima che il popolo russo, ne capisca la portata e gli si rivolti definitivamente contro.

In Germania, ad esempio, il cancelliere Olaf Scholz  ha annunciato avantieri (Domenica) che “spenderà almeno 65 miliardi di euro per proteggere clienti e aziende dall’aumento dell’inflazione, innescato principalmente dai maggiori costi energetici“.

L’utility finlandese Fortum oggi ha firmato un accordo di finanziamento ponte con la società di investimento governativa Solidium del valore di 2,35 miliardi di euro per coprire le sue esigenze di garanzia, L’amministratore delegato di Fortum, Markus Rauramo: “La crisi energetica in corso in Europa è causata dalla decisione della Russia di utilizzare l’energia come arma e ora sta colpendo gravemente anche Fortum e altri produttori di energia nordici”.

L’utility svizzera Axpo ha reso noto di aver chiesto ed ottenuto “una linea di credito fino a 4 miliardi di franchi svizzeri (4,1 miliardi di dollari) dal governo per aiutare le sue finanze”.  

Ed il Financial Times ha scritto che “il più grande fornitore di energia della Gran Bretagna, Centrica, era in trattative con le banche per assicurarsi miliardi di sterline di credito extra“. Centrica avrebbe rifiutato di commentare.

Piaccia o no, siamo in guerra e la guerra, non tradizionale, ma ibrida, l’ha dichiarata la Russia che persegue una politica di imperialismo espansivo di marca ottocentesca. E’ inutile far finta che una guerra, tradizionale o ibrida non comporti sacrifici per tutti. Ma sentire piagnucolare su immensi danni economici, fingendo di non vedere quanto sta accadendo ai poveri ucraini, è di uno squallore indegno di un popolo che si auto-definisce civile.

Ed ancor più squallidi e degni di solo biasimo sono coloro che soffiano sul malcontento e le paure di chi non vede oltre il proprio orticello, a cominciare da diversi politici di casa nostra che stanno dimostrandosi assolutamente inidonei a governare e pericolosissimi per il Paese, ove arrivassero ai palazzi del potere.

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