L’Italia degli slogan

Una politica, senza altra identità che mancette elettorali, si rifugia negli slogan per sopperire alla propria inconsistenza.

Gianvito Pugliese

Il fatto.

Il Presidente del Consiglio, come ama farsi chiamare, cosa che le è anche riuscito d’impore ai media, Giorgia Meloni, intervenendo con un video-messaggio alla kermesse di Fratelli d’Italia per la campagna elettorale in Lombardia: “Si fa l’Italia o si muore” e aggiunge subito “in senso politico, ovviamente“.

Il discorso, con qualche appunto o chiosa

Dopo aver recitato la celebre frase attribuita a Giuseppe Garibaldi, invita i suoi fedeli iscritti a “pensare in grande” mentre c’è uno “scenario difficile per l’Italia e per l’Europa“. Poi lascia i toni drammatici per infiammare i fratellini italioti: “Cinque anni con un forte mandato popolare” ed alla fine “l’Italia sarà migliore“.

Continua: “Faremo quello che va fatto, con coraggio e determinazione, quello che è giusto in coscienza. Mi interessano i dati economici, della natalità, della produttività tra 5 anni“, mentre cerca di tirare la volata al Presidente uscente della regione Lombardia, Attilio Fontana, per un secondo mandato, operazione non facile per la scarsa credibilità del personaggio. dopo le vicende oscure sui fondi all’estero, gli appalti-regali di presidi sanitari e la distruzione sistematica della sanità pubblica a beneficio esclusivo di quella privata “degli affari”. E se la vicenda balorda della Lombardia film commission vede implicata in prima linea la Lega non è che il Presidente della Regione possa tirarsi fuori col consueto: “Ed io come potevo saperlo?

Meloni continua l’affondo: “La coalizione di centrodestra tanto in Lombardia quanto al governo della nazione ha scommesso sulla propria comunità di intenti per dare ai cittadini risposte concrete in un tempo sicuramente non facile. La nostra avventura a livello nazionale però è appena cominciata. Corriamo una maratona, non i cento metri. Abbiamo una maggioranza ampia, un forte mandato popolare e dureremo 5 anni”. Forte mandato? Il 29,5% scarso degli aventi diritto al voto? Che significa non essere condivisa da almeno 70,5% per cento del corpo elettorale e avversata -visto che il voto ha dato alle politiche 2022 al centrodestra il 43,8%- da un opposizione col 56,2 del consenso. Solo la frammentazione di quest’ultima ha regalato al centrodestra il premio di maggioranza del “Rosatellum”. Non altro.

Meloni ha proseguito: “Servono 5 anni di lavoro e io spero – e sono certa – che avremo quei 5 anni, nonostante i tentativi diciamo di gran buona parte dell’opposizione e non solamente dell’opposizione, di fare qualsiasi cosa per mettere il bastone tra le ruote. È normale, l’opposizione fa il suo lavoro ed è giusto che sia così, ma l’importante è che anche noi si faccia il nostro. Noi siamo al governo della Nazione e il compito del governo è decidere e portare a casa gli impegni assunti”

Entrando nel merito dell’endossement elettorale: “Il prossimo 12 e 13 febbraio i cittadini si esprimeranno sui risultati che abbiamo raggiunto in questi anni, e per noi ovviamente il responso della Lombardia è particolarmente importante per quello che la Regione storicamente rappresenta: non tanto la regione più popolosa d’Italia, ma soprattutto quella che produce il sesto Pil piu’ alto d’Europa, un territorio fondato sul lavoro, sull’intraprendenza, sull’innovazione. Faccio un grande in bocca al lupo e non vedo l’ora di ricominciare a lavorare con Attilio Fontana e una giunta di centrodestra alla guida della Regione Lombardia nella quale sono certa FdI avrà sicuramente un ruolo più centrale”

Ed eccola passare ai grandi progetti del centrodestra o del destra centro, che dir si voglia: “La riforma in senso presidenziale dello Stato, rimane uno dei nostri grandi impegni, consegnare all’Italia istituzioni più veloci, più stabili è un impegno preso con i cittadini e come tutti gli impegni presi intendiamo mantenerlo.

Parleremo con tutti, cercheremo riforme il più possibile condivise ma sia chiaro: gli italiani ci hanno dato un mandato, e noi quel mandato intendiamo portarlo a termine, dialogando, ma senza lasciare che atteggiamenti dilatori di altri ci impediscano di andare dove gli italiani ci hanno chiesto di arrivare. Noi vogliamo portare a casa i risultati, tutto il resto non ci interessa”. Qui i toni si fanno seri e pesanti. In altre parole, se l’opposizione ci asseconda bene, se no noi andiamo avanti benissimo senza il loro contributo. No comment. Chi vuole ci arriva facilmente.

Poi una sferzata di orgoglio, tornando al suo stile consueto nei comizi e non solo: “Non voglio utilizzare esempi più grandi di me però confesso che in questi giorni mi viene spesso in mente la frase che fu attribuita a Giuseppe Garibaldi ‘qui o si fa l’Italia o si muore’. Chiaramente nel nostro caso intendo politicamente, ma io la vedo esattamente così. “I risultati di questi due mesi e mezzo confermano quello che stiamo dicendo: dicevano che saremmo stati isolati, che i mercati erano terrorizzati. Guardatevi intorno: lo spread il 21 ottobre era a 236 e oggi è a 182, nonostante il rialzo dei tassi della Bce. La capitalizzazione della Borsa sale di 110 miliardi. La serietà e la determinazione del governo fanno la differenza. Non abbiamo padroni. Rispondiamo solo al popolo italiano e lo faremo facendo tutto quello che è necessario, senza compromessi che non siano necessari, senza tentennamenti, ma con velocità e una visione“. 

Qui francamente una parola va spesa. Gentile Presidente, sarà una mia pessima abitudine ma non dico mai che il nostro giornale non ha padroni. Uno perché i padroni ci sono e sono i lettori, due perché ogni volta che un giornale sentiva il bisogno di pronunciare la frase “senza padroni e senza padrini” stia assolutamente certa che era da tempo venuto meno al suo obbligo morale di fare “il cane da guardia della democrazia, trasformandosi in un bel cagnolino da salotto in attesa -o nella speranza- dei bocconcini del potere. Mutatis mutandis, il fatto che Lei sente il bisogno di precisarlo mi rende più sospettoso che mai in ordine ai padroni alle spalle, ed in parte li abbiamo visti con le mancette elettorali che hanno impegnato 15,5 miliardi della finanziaria. Dalle squadre di calcio, agli evasori, ai no-vax, alla grande distribuzione energetica, assolta accusando i benzinai di essere artefici della speculazione e destinatari dei superprofitti, e chi più ne ha più ne metta.

Un ultimo suggerimento. Prima di citare personaggi storici, Presidente. chieda ad uno storico vero (Dante di destra docet), su Garibaldi le avrebbe spiegato che la storiografia contemporanea, se non pure quella moderna, ha accertato: uno che Garibaldi era un soldato di ventura, ovvero un mercenario, che vendeva la sua spada e quella dei garibaldini al miglior offerente; che lo stesso Garibaldi portava un ciuffo consistente di capelli su una delle guance, ma solo per nascondere una brutta cicatrice procuratasi in America latina per mano di una donna, che stava violentando. L’eroe dei due Mondi, tanto eroe non era. Citarlo ad esempio, non mi pare sia utile. Ed a proposito il sacco che si portò a Caprera, non conteneva grano. Le mazzette funzionavano anche allora.

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