In Europa, ed oltre oceano, si delineano le posizioni pro Ucraina e pro Putin

Ungheria ed Austria (Orban e Nehammer in copertina), contrarie all’invio di armi. Polonia pronta a mandare anche gli F16, Francia possibilista in merito, gli Usa sugli aerei fanno dietro front

Gianvito Pugliese

Non mi avventuro certamente a fare previsione sul conflitto scoppiato in Europa dopo l’invasione dell’Ucraina per mano russa, per quello c’è il nostro straordinario esperto militare, Orio Giorgio Stirpe, permettetemi di aggiungere, colui che fin dall’inizio le ha azzeccate tutte o quasi. Ho salutato con piacere, recentemente, solo il fatto che la pagliacciata dell’ “operazione speciale militare intesa a denazificare e smilitarizzare l’Ucraina”, supportata da condanna fino a 15 anni di carcere per chi (anche giornalisti di testate occidentali) avesse usato termini diversi, come guerra, invasione o conflitto… e non si fosse attenuto nel raccontare l’operazione speciale… alle veline della propaganda del Cremlino. Che poi non partono da Mosca, ma bensì da San Pietroburgo, e più esattamente dal palazzo delle attività del famigerato “cuoco di Putin”, l’oligarca russo Yevgeny Prigozhin, proprietario tra l’altro dell’altrettanto famigerato gruppo Wagner, un assortito mix di mercenari vari, prima dell’invasione, di stanza in Africa, ed attualmente impiegati in Ucraina ed integrati (per compensare le gravi perdite subite) da criminali comuni per reati gravi, graziati dalle carceri e dalle condanne russe, previo arruolamento nella Wagner.

Finalmente, tutti parlano in Russia apertamente di conflitto, già un microscopico passo avanti. Fin dall’inizio ne potevano parlare solo Medvedev, Lavrov, Zacharova e Peskov, quest’ultimo con una qualche prudenza, nessun altro.

Putin ha fatto trapelare che il 24 febbraio, per l’anniversario di quell’invasione, che doveva “sistemare l’Ucraina ed il governo Zelenskiy in cinque, max sette giorni” (per tanto erano state approvvigionati di cibo e di munizioni i soldati russi), scatenerà un’offensiva capace di completare la “liberazione” del Donbas.

Zelenskiy ovviamente ha sollecitato l’invio di armi per farvi fronte e magari contrattaccare e respingere i russi fino ai loro confini.

L’Ungheria e l’Austria hanno reso noto, che non invieranno armi all’Ucraina. Per “prevenire l’escalation del conflitto” ha dichiarato il ministro della Difesa ungherese, Kristof Szalay-Bobrovniczky, rinvigorito da un colloquio “positivo” con la sua omologa austriaca Klaudia Tanner.

Piaccia o no, i due Paesi si stanno dichiaratamente chiamando fuori dalla Nato e forse dalla stessa Unione europea. Szalay-Bobrovniczky ha poi completato l’opera dichiarando alla Tass (l’agenzia di stampa ufficiale russa), che “la posizione dell’Ungheria è chiara: non spediamo armi nell’area del conflitto, perché vogliamo evitarne l’escalation, e la nostra posizione coincide con quella dell’Austria“.

Di avviso opposto la Polonia. Secondo Kiev, Varsavia si è spinta a dichiarare che fornirà in tempi ragionevoli i caccia da combattimento F16, indispensabili a Kiev per resistere all’offensiva russo annunciata. Mateusz Morawiecki, Presidente del Consiglio dei ministri della Polonia, ha fatto sapere che “Coordiniamo tutte le azioni volte a rafforzare le forze di difesa dell’Ucraina con i nostri partner della Nato“, e di aver elevato la spesa per la difesa della Polonia al 4% del Pil.

E se Biden, in un incontro con i giornalisti alla White House, oggi ha risposto “no” a chi gli ha chiesto se gli Stati Uniti avrebbero fornito jet da combattimento F-16 all’Ucraina, di tutt’altro avviso è stato Macron, più che possibilista sull’invio di aerei da combattimento a Kiev, ma che ha precisato “ad alcune condizioni”. Prima che l’Ucraina li chieda formalmente, secondo che “non sia tale da produrre una escalation“, e non vengano usati per “colpire il territorio russo, ma piuttosto a sostenere lo sforzo di resistenza“. Ultima: “che non vada a indebolire la capacità delle forze armate francesi“.

Sembra che Scholz e Biden si siano dati il cambio. Scholz, molto tergiversante fino a qualche giorno fa, ha ceduto alle pressioni di quella parte del Paese che vuole la Germania schierata accanto all’Ucraina invasa e distrutta dalla furia criminale dei soldatini di Putin. Scusate il “soldatini”, ma dei veri soldati, gente che sa cos’è l’onore, non colpirebbero e non massacrerebbero, mai e poi mai, le popolazioni inermi. A costo di affrontare il plotone d’esecuzione o di doversi rifiutare e ribellare con le armi.

Biden che fino a l’altro ieri sembrava deciso a inviare anche gli aerei, oltre ai famosi carri armati abrams, ha fatto l’ennesimo dietro front. Brutta bestia la vecchiaia, deve essergli completamente passato dalla mente il disastro commesso a Kabul, l’abbandono a se stessi e nelle trucide mani dei talebani della popolazione afghana, per tener fede alla parola data da Trump, la cui presidenza era stata impostata al servizio di Vladimir Putin, che l’aveva aiutato a sedersi alla Casa bianca. Magari ci ripensa, non sarebbe la prima volta.

Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Contatti: direttore@lavocenews.it o info@lavocenews.it. Grazie.