Il caffè con il lettore

Una carrellate di situazioni al mondo che richiederebbero la nostra attenzione. Servirebbero giganti e vanno avanti i nani.

Gianvito Pugliese

Buona Domenica anzitutto; stamane il nostro #daisocial ha elegantemente glissato la politica. Ci perseguiterà fino al 24 settembre (solo il 23 vige il silenzio elettorale, ma non non lo rispetta nessuno) e ne avremo fino alla nausea. Ricordando Charlie Chaplin “un giorno senza sorriso è un giorno perso”, la redazione di #daisocioal ha provato a strapparvelo, spero che ci sia riuscita.

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Mentre la guerra d’invasione russa in Ucraina continua: Vladimir Putin non ha nessun interesse ad interromperla e farla finire -in realtà gli serve per mettere al sicuro il suo regime da temute pericolose sommosse popolari (approfondiremo)- tant’è che, appena il giorno dopo aver firmato con Erdogan -in realtà col ministro degli esteri turco- il patto di protezione dei porti, per consentire il trasporto via mare del grano ed altre derrate alimentari, come pure ha fatto Kiev, ha attaccato, in violazione del patto, con diversi missili il porto di Odessa. Prima, per un giorno intero, la Russia ha negato di averlo fatto, ed Ankara ha ribaltato la notizia, poi ha ammesso di aver violato il patto per colpire una nave militare ucraina e un presunto deposito di armi, tutto peraltro in totale violazione di quanto appena pattuito. Uno sberleffo all’Onu ed alla Turchia, che avevano salutato la firma del patto come un primo passo per ottenere un “cessate il fuoco” e forse un’armistizio. Menzogne di Putin a parte -alle quali abbiamo fatto il callo- un comportamento da banane teppista: l’emulo russo dei fratelli Bianchi, condannati recentemente all’ergastolo per aver massacrato di botte, uccidendolo, Willy Duarte.

Purtroppo non è la sola guerra del mondo.

Mentre la tensione tra Israele e Palestina cresce e spesso esplode violenta, Israele sembra non voler capire che non ci sarà pace in Palestina finché i palestinesi non avranno un loro stato in cui vivere liberi e sovrani del loro destino. Lo ha detto loro finanche Biden, recentemente, ma la potente ala oltranzista fa finta di non capire. Possono esserci anche ebrei talebani. Difficile da credere, ma, purtroppo, tristemente vero.

E sono esplosi violenti scontri tra gruppi armati nelle prime ore di avantieri a Tripoli, in Libia. Si sono registrate diverse vittime. Ieri il Ministero della Salute libico parlava di 16 morti e 52 feriti negli scontri tra due fazioni armate: la Forza speciale di deterrenza (Sdf/Rada), guidata da Abdelrauf Kara, che ha dichiarato di aderire alla tregua perseguita dal Governo libico, e le Brigate Rivoluzionarie di Tripoli, guidate da Ayoub Aburas. Le Brigate non hanno rilasciato dichiarazioni “e ci sono notizie secondo cui si starebbero mobilitando per un contrattacco volto a riconquistare il loro territorio e vari punti di sicurezza finiti in mano a Rada”, afferma un quotidiano di Tripoli, che aggiunge “il cessate il fuoco potrebbe essere di breve durata”. Riaperti da ieri i voli che erano stati chiusi.

Ma in molte altre zone dell’Africa il battaglione di mercenari Wagner, ora in Ucraina, proprierà di un oligarca russo vicinissimo a Putin e responsabile della propaganda del Cremlino, fomenta ed alimenta guerre civili che permettono alle nuove potenze colonialiste di fare e disfare a piacimento in quel disgraziatissimo continente, il più ricco di risorse naturali, in cui per gli abitanti, la povertà, le malattie e la fame sembrano una maledizione irrisolvibile.

Il mondo, che dovrebbe preoccuparsi della desertificazione del pianeta, primo passo verso l’apocalisse e la distruzione, fa come le tre famose scimmie: “Non vede, non sente, non parla” ed ha aggiunto una quarta “Non fa nulla”. Le guerre in Africa non esistono, se gli ucraini si arrendono i tolgono il disturbo, un optional che l’Orso Vladimiro tenda dichiaratamente al genocidio.

Viviamo nel mondo globale, ma populismi, nazionalismi e anzitutto meschini interessi ed egoismi di tanti individui, moralmente nani, ci condannano all’estinzione della terra.

Se non cambia il modo di essere e di pensare quello è l’epilogo.

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