Il caffè con il lettore

Oggi parliamo dei nostri due eroi: Ella e Miki

Gianvito Pugliese

Oggi, carissime/i ospiti del nostro caffè quotidiano, avrei voluto ragionare con Voi tutte/i del conferimento del Premio Nobel della Pace a Narges Mohammadi, attivista per i diritti civili, in prigione nel carcere di Evin a Teheran, per le sue idee. Lo faremo nei prossimi giorni. E’ un argomento che, come tanti altri meno significativi, non è soggetto a scadenza, come i prodotti alimentari surgelati. Idem per la chiusura di Atreiu che sto ascoltando, grazie alla decisione di Telemeloni-Kabul di trasmettere e far arrivare nelle nostre case in diretta la chiusura di una mera manifestazione di partito. Vorrei vedere se lo stesso trattamento sarà riservato agli altri partiti, soprattutto di opposizione. Scommetto di no e mi gioco qualunque coca vogliate. Stravinco.

Mi chiederete giustamente: allora di che vuoi parlare? Vi sembrerà strano, ma vi assicuro che capirete la morale del racconto ed il collegamento con il barcone da poco affondato dinanzi alle coste libanesi, che la guardia costiera non ha minimamente assistito, mentre l’Autorità italiana ordinava all’Ocean Vicking, presente in zona, di recarsi a Livorno per far sbarcare una doppia dozzina di migranti raccolti in mare. In realtà per impedirle di salvare i naufraghi. Bilancio: 71 dispersi!. Assassini maledetti! Scusate ma il sangue, per chi ancora lo ha, ribolle nelle vene.

Vi racconterò quella che sembra una favoletta, ma è realtà vera e vissuta in prima persona. Siamo nell’estate del 2017. In casa vivevamo in tre: mia moglie Lidia, il nostro pastore tedesco, Ella, una femmina di quasi dieci anni, ed io. Era il 19 luglio, quando Lidia risale dal cortile di casa con annesso piccolo giardino con qualcosa di scuro tra le mani. Guardo meglio è un gattino nero di sei/sette giorni, abbandonato dalla madre che Lidia aveva appena recuperato dal cofano di un fuoristrada tra gli ingranaggi del motore.

Ella aveva ingiusta fama di essere molto dura e, francamente mi preoccupava la sua reazione. Mia moglie mi disse di non preoccuparmi, avrebbe vigilato lei. La reazione di Ella fu di curiosità per questo fagottino, più piccolo di un pugno, che si muoveva a stento nella vasca da bagna dove lo avevamo sistemato. Man mano che i giorni passavano e Miki, questo il nome dato al felino, si riprendeva da una costipazione pericolosa, Ella era sempre più incuriosita ma non dava alcun segno di volergli fare del male. Si avvicinava alla vasca si affacciava e lo leccava. Miki mostrava di gradire, come può fare un micetto di due/trecento grammi. I due, che la natura vorrebbe nemici giurati, cane e gatto appunto, vivevano in armonia assoluta. Miki dormiva accucciato sotto Ella, che Lidia ed io ormai chiamavamo scherzosamente zia Ella. Trascorsero in simbiosi assoluta quasi due anni, un abbaio di Ella e Miki coglieva il segnale di pericolo e si dileguava. Mangiavano insieme, cibi diversi, ma con le scodelle l’una accanto all’altra, bevevano dalla stessa scodella. Dormivano e giocavano insieme.

Poi, il maledetto 8 marzo del 2019 ad Ella, mentre stava per andare giù con Lidia a fare i bisogni, dinanzi all’uscio di casa il cuore provato cedette. Ella da quando aveva un anno era stata colpita da una grave forma d’insufficienza pancreatica. Non so come abbia fatto a superare il cinque/sei anni che era l’aspettativa di vita che ci era stata data da veterinari specialisti ed arrivare a sfiorare la dozzina di anni. Mancano un mese scarso. Mai visto Miki comportarsi così: era terrorizzato dava in escandescenze, mentre Lidia ed io le provavamo tutte, purtroppo vanamente per rianimarla. Noi deponemmo Ella sul tavolo del salone e Miki per circa 24 ore non si è mosso da vicino al tavolo e, credetemi, vegliava la sua zia Ella.

Un canide-lupoide ed un felino, nemici giurati in natura, si sono amati e rispettati alla follia. E noi, esseri umani, umani si pere dire, siamo capaci di odiare e respingere il nostro simile, un essere della nostra stessa razza, solo per il diverso colore della pelle? Alle volte, pur identico a noi, anche solo perché proveniente da luoghi lontani e sconosciuti?

Ho provato a riflettere, gentilissime/i ospiti, anche perché per tutta la vita quell’8 marzo resterà scolpito nella memoria, e sono arrivato ad un’amara conclusione. Purtroppo, l’odio nell’uomo è più forte dell’amore. C’è troppa gente che pur di raccattare quattro voti sgangherati ed assicurarsi uno strapuntino nelle stanze dei bottoni o, se preferite, del potere, è pronta a qualsiasi nefandezza. Ovvio, in un Paese con una politica che ha rinnegato i valori, che abbiano giocato e giochino sull’odio nei confronti del migrante. per turlupinare ignoranti ed ingenui e diventare qualcuno grazie a loro. Cosa c’è di più facile che attaccare gli ultimi, i più miserabili ed indifesi, quelli senza voce e senza difensori, e sull’odio scatenato contro di loro, indicati come colpevoli di tutto ciò che non va ed avviene, lesinare quel tanto per accostarsi al potere.

Non mi pare necessario tirare le somme ed indicare la morale della favola triste e meravigliosa ad un tempo. Gli animali, soprattutto se vissuti in ambienti favorevoli ed adatti, possono essere per noi dei Maestri strepitosi. Loro insegnano e tanto, siamo noi a non essere mai buoni studenti.

Buona domenica e a domani.

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